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[Testo di Mons. Maurilio silvani; vi sono aggiunte di D. Orione (S. 9. VII d)]
Roma, Chiesa d’Ognissanti, 1910
Via Appia Nuova 136
Le Dame della Divina Provvidenza.
A voi, che amate Gesù ed i poveri!
Buone e Gentili Signore,
Mandato dai miei Superiori ad esercitare il ministero sacerdotale in questa contrada di Via Appia Nuova molte cose notai, altre consolanti, altre dolorose.
Prima
fra le consolazioni certo fu quella di trovare molte anime pie,
che
le quali benché
distanti dalla chiesa, pare avevano saputo conservare tutta la
gagliardia della loro
fede,
feconda di opere buone. E tra queste
ottime persone
notai, con singolare piacere, come primeggiassero per zelo e pietà
molte e distinte Signore. Con sempre crescente consolazione, notai
come Esse alle pratiche di fede unissero le opere della carità; e fu
non lieve meraviglia quando seppi che queste
buone Signore
appartenevano già ad Istituzioni, che sorte nel centro di Roma, tra
la cerchia della mura, esplicavano la loro azione benefica. E non è
cosa rara, encomiabile che una Signora, pur di esercitarsi nella
carità cristiana, si iscriva ad Associazioni che per la distanza del
sito, devono arrecarle inevitabili disturbi? Ma ciò che più mi
meravigliava, e, lo confesso, quasi mi rattristava, era il vedere che
queste ottime Signore così sollecite nell’intervenire a
riunioni lontane
e
disagevoli, così premurose nel soccorrere a bisogni di persone, da
loro forse non mai conosciute, non avevano ancora avuta occasione di
unirsi per pensare ai poveri che Le circondavano; e forse mentre
sconosciuti godevano della loro carità,
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e pregavano il Signore per la benefattrice ignota,... i vicini, trascurati incominciavano a sentire l’odio e l’imprecazione per la Signora che involontariamente non aveva trovato il modo di beneficarli. Cosa strana e deplorevole! Molto più deplorevole in quanto che dentro Roma sono molti i benefattori, fuori in questi quartieri, dove la miseria è agglomerata, veri ricoveri di indigenza, nessuna opera esiste?
Ed è per questo che mi sono lasciato indurre a fare appello a tutte le buone e gentili Signore, perché - Dame elette dalla Divina Provvidenza - vogliano unirsi in una Santa Associazione di Carità.
O mie buone Signore, non è che io vi inviti a fare carità, poiché la carità vostra se è sfuggita al popolo che vi circonda è nota a me; io Vi invito semplicemente ad ordinare la carità che voi già fate; ad unire le vostre offerte perché siano più efficaci e più sentite; io vi scongiuro di non trascurare i poveri che vi circondano.
Buona, santa cosa è l’aiutare i bisognosi, ovunque siano, e asciugare le lagrime ovunque si presentino; ma più santo e più doveroso è lenire i dolori e le ambasce dei fratelli vicini. Perché ad altri da molti già aiutati, portare l’offerta vostra, mentre questi da tutti trascurati, sull’uscio delle vostre ville, poveri tapini, languiscono in una miseria tanto più dolorosa, quanto conosciuta? Perché i poveri di Via Appia Nuova, quando sentono il bisogno di un tozzo di pane, dovranno fare una supplica al S. Padre?... non hanno vicina un’anima pia che li possa aiutare? Oh! ci siete Voi, buone e gentili Signore, che, unite, questo farete.
Vi è ancora di più, o Signore: vi sono delle intere famiglie strappate al buon Dio, che si preparano per l’inferno;
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Voi
sole coll’elemosina potete curarle. Io vorrei che saliste le scale
degli ultimi piani degli alti palazzi, dove intere famiglie sono
agglomerate in una stanzuccia o discendeste nei tuguri sparsi
nell’agro, per poter conoscere quanto vasto campo è aperto alla
vostra misericordia, quante opere e belle iniziative sono affidate
alla Vostra sollecitudine. Ed a
queste
miserie, cristiane e Signore dovete pure soccorrere:
come
la graziosa nostra Regina, dovete oggi sentire il bisogno di essere
personalmente presenti ad ogni sventura.
Di più ancora, o Signore, la nostra è una Parrocchia nascente; e Voi dovete essermi le Benefattrici, le Protettrici, le Madri.
Le culle delle Chiese da Dio benedetto sono sempre state affidate a sante Matrone: - a Voi oggi il Papa affida questa: - e forse a questo fine, nell’agro deserto quando ancora non era innalzato l’altare, Voi già stavate, vigili e fidenti sentinelle di Dio!
Un santo, un santo tutto pieno di amore verso gli infelici era solito mettere in testa ad ogni suo scritto queste due parole: Anima e denaro! - O buone Signore, non vi spaventate se anch’io metto qui: Anima e denaro! Non vi angusti il pensiero di dovere assoggettarvi ad un lavoro troppo intruso ed a sacrifizi troppo pesanti; ciascuna di Voi darà quanto le Sue condizioni Le permettono e quanto il cuore Le suggerisce.
Con le gocce si forma il ruscello, ed i ruscelli ci danno i grandi fiumi; - le Vostre offerte formeranno una onda di carità, capaci di dare vita e conforto a tutto il quartiere.
Ho pregato tanto prima di gettare a Voi questo grido, poi ho detto al Signore: O Signore, parlerò nel Tuo nome, benché indegno tuo servo; la tua grazia discenda su di me, e su di tutti: - la compassione e la carità mi solleveranno certo d’attorno una legione di anime, pronte a darmi aiuto.
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Che il mio caro Signore Gesù Vi benedica, e benedica a Voi e alle vostre famiglie, o buone Signore, pie e gentili.
Dott. Maurilio Silvani
N. B.
Se la S. V. intende aderire all’Associazione delle dame della Divina Provvidenza, La prego d’inviarmi con un biglietto l’ambito annunzio; e quanto abbia raccolto un discreto numero d’adesioni, io notifico alla S. V. il giorno preciso per concretare i primi accordi, e gettare le basi di questa santa Associazione.