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[Da copia stampata, bozze di stampa, vi sono correzioni ed aggiunte di Don Orione]



L’Ospizio S. Antonio di in Ameno per poveri vecchi



Situato sulla riva orientale del Lago d’Orta, in ridente posizione, a 517 metri sul mare e nel centro di Ameno, l’ospizio fu aperto ufficialmente nel giugno 1915, per assecondare la volontà della Contessa Teresa Bedone ved. Agazzini, già proprietaria del fabbricato, che ne costituì il nucleo primitivo.

Il Santuario di S. Antonio venne innalzato quasi contemporaneamente: cosicché, già nell’ottobre 1916, Mons. Gamba, allora Vescovo di Novara, poteva procedere alla sua benedizione.

Scopo dell’Ospizio è dare pane e ricovero a poveri vecchi e vecchie e cronici; far loro gustare, con l’assistenza delle Suore Missionarie della Carità, la bellezza della vita cristianamente vissuta e così prepararli, dopo anni e anni per i più tribolati e burrascosi, a un sereno trapasso.

Grazie al Cielo i frutti che si raccolgono sono consolanti: miglioramenti di carattere e di vita; ritorno alle pratiche cristiane e ai Sacramenti; conversioni vere e morti edificanti.

La Direzione, conscia del grave e delicato incarico affidatole dalla bontà della Provvidenza, non trascura nulla perché i ricoverati abbiano cure e trattamento famigliare e perché la disciplina, che è pur necessaria, non riesca pesante alla loro età e condizione.

La giornata dei ricoverati trascorre serena e tranquilla. L’orario è saviamente ordinato e le azioni particolari a pro della Casa, di chi meno invalido ha qualche incarico, sono opportunamente frammiste alle comuni e sollievi amichevoli.

Le pratiche di pietà non sono imposte a nessuno, né uomo, né donna.





















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Nonostante, anche chi solo per poco si trattiene all’Ospizio, subito nota come in questa benedetta Casa si vive di preghiera.

Difatti, non solo le orazioni vocali, che a determinate ore si recitano, per impetrare provvidenza ai ricoverati e ricompensa ai Benefattori, sono preghiera di riconoscenza ma anche la rassegnazione di chi,senza lamentarsi, sopporta gli acciacchi della vecchiaia; la sofferenza di chi è costretto a tenere il letto o passare il lungo giorno sopra una poltrona, immobilizzato dalla paralisi, il lavoro volonterosamente compiuto; l’assistenza quotidiana, infiorata di sempre nuovi sacrifici, delle pazienti e umili Suore...

Vincolo di unione, tra Benefattori e beneficati, l’Ospizio aveva già un proprio foglio dal titolo “Il Pane di S. Antonio per i poveri vecchi”.

Attualmente le notizie della Casa trovano ospitalità in alcune pagine, messe a disposizione dal pericolo mensile “Il Bollettino della Piccola Opera della Divina Provvidenza”, sotto la rubrica “Dall’Ospizio Sant’Antonio da Padova in Ameno”.

Tale Bollettino si invia gratitudine ai Benefattori e a tutte quelle buone persone che si spera lo diverranno.

Come il grano di senapa del Vangelo, la semente gettata nella terra della carità cristiana dalla pia Fondatrice; curata dalla Congregazione di Don Orione; fecondata dal sole della Provvidenza Divina; con la progettata sistemazione del fabbricato ancora rustico si avvia al completo e definitivo suo sviluppo; che darà modo all’Ospizio di raddoppiare, quasi, i 50 ricoverati attualmente beneficati.

L’incisione riproduce appunto, con la parte da demolire, il disegno dei nuovi lavori e precisamente: la pianta del primo piano (B - 1); e del piano terra (B-2-); la sezione a - b (B - 3) e il prospetto (B - 4). Come si può osservare, anche la nuova parte dell’Ospizio, avrà le caratteristiche dell’antica; cioè praticità e semplicità.























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Accanto al progetto è pronto già il preventivo, ma Cassa è ancora, si può ben dire, vuota. Nonostante, fidando nella potenza taumaturgica di S. Antonio, si spera di poter presto cominciare i lavori. Occorre solo che i Benefattori ci vengano incontro con la consueta generosità e coll’incoraggiamento morale.