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[Da copia dattiloscritta Indirizzo ai novelli Sacerdoti letto al Seminario della Guardia a San Bernardino per novelli Sacerdoti; correzioni di D. Orione su testo del Ch. Venturelli]
Deo gratias!
Tortona, 18 - 12 - 38. XVII
Tortona,
canta a Dio un cantico nuovo! la inaugurazione del tuo Santuario è
un’aurora! Quanti leveranno lo sguardo a te! Quanti, e da quante
diverse, volgeranno al Santuario i loro passi, anelanti ad una vita
alta di fede e di onesto vivere cristiano e civile, avidi di amare
Dio e i fratelli e di servire a Cristo nell’orfanità e nei poveri,
in umiltà, lavoro santità
di
vita
E
in carità grande! Tortona, canta a Dio un cantico nuovo! Vedi quei
piccoli, quegli umili lavoratori del Santuario? Ti sembrano garzoni
muratori e sono Leviti di Dio! Sono vestiti di stacci e di calce, più
poveramente che Francesco d’Assisi, calzano scarpe grosse e rotte O
vanno a piedi nudi. Ma un dì li vedrai, o Tortona, li vedrai... Quei
giovani, cresciuti alla disciplina dello spirito, alla orazione, allo
studio, alla santa fatica, Dio li trasformerà in Apostoli!
Oggi hanno edificato il Santuario, domani da quel Santuario usciranno ad edificare Cristo nei popoli. E partiranno da te, o Tortona, città del mio amore e del mio pianto, e andranno, con magnanimo petto, levando alta la Croce e i Vangeli: Araldi di Cristo, banditori di civiltà e si divideranno il mondo “in funiculo fraternitatis”.
Questi sentimenti vivi sgorgati dal cuore dell’amatissimo Padre Don Orione, sette anni fa, inaugurandosi il nostro Santuario della guardia, hanno oggi il loro più spedito avveramento.
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Parrebbe un sogno, mentre invece, è viva realtà, realtà palpitante che ci inonda il cuore di gioia santa, ineffabile. “Heac dies quam fecit Dominus: exultemus et laetemur in ea!” Stretti ai Superiori amatissimi, insieme con tutta la piccola Opera della Divina Provvidenza, esultiamo ed effondiamo oggi i sentimenti più fervidi della nostra letizia! Qui, all’ombra della Madonna della Guardia, oh! quanto ci torna caro e consolante rivolgere agli undici, che hanno oggi la prima volta l’altare, la espressione fraterna, dolcissima delle nostre felicitazioni, del nostro augurio, della nostra esultanza!
Esultanza,
felicitazioni, augurî
tanto più legittimi in quanto siamo orgogliosi di dichiarare che
essi, cresciuti con noi e tra noi nei Seminari della Piccola Opera
della Divina Provvidenza di Tortona e di Voghera, essi, che hanno
alzato il Santuario, sono i primi più
copiosi
frutti Sacerdotali di quest’ultimo decennio della nostra umile
Congregazione,decennio così intenso e memorabile per vitalità ed
espansione di carità.
Oggi
tutti i cuori della piccola Congregazione
Opera sono
qui a Tortona: tutti, ai quali i Novelli Sacerdoti furon compagni o
guida ed esempi, si associano alla nostra esultanza, levando a Dio
l’inno del ringraziamento, per questa insigne grazia e benedizione.
Il
Signore
e la Madonna guardano, evidentemente, con occhio di predilezione
all’umile
Opera
Congregazione che
è Loro; e da tempo, specialmente attraverso la paterna bontà del
nostro Veneratissimo Visitatore Apostolico, Abate Emanuele Caronti,
Iddio
e Maria SS.
ci vanno prodigando favori e conforti grandissimi. È così grande il
dono che non ci par vero: pel Suo Natale il Celeste Bambino ha
voluto donare
alla Congregazione undici
novelli Sacerdoti!
È il primo nucleo di Sacerdoti così consolantemente numeroso, il
primo anello d’una catena d’oro che, speriamo, sarà lunga, lunga
et
sine fine.
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E noi, prostrati innanzi alla culla del Santo Bambino, Lo ringrazieremo e Lo benediremo, E, come ora, così sempre.
Dopo Dio e Maria SS., vada tutta la gratitudine nostra al Rev.mo Padre Visitatore e ai Superiori amatissimi, che il Signore conservi.
Ma
oggi noi non possiamo trattenerci dal significare effusamente a Voi,
Novelli Sacerdoti,
quali
sono
i
sentimenti che ci albergano in cuore.
Sì. non possiamo e non vogliamo tacere, sicuri d’interpretare anche il pensiero di tutti i Figli della Divina Provvidenza, sparsi per l’Italia e all’Estero, i quali, certo, invidiano la nostra sorte e vorrebbero esser qui con noi, all’ombra del Santuario, in circostanza sì gradita, sì desiderata, si fausta, per partecipare, “cor unum et anima una”, a tanta gioia fraterna, a tanto convito di grazia, quale mai si ebbe da noi. Ecco, adunque, che ci rivolgiamo a Voi, carissimi Confratelli, oggi nuovi Sacerdoti.
Vorremmo
poterVi dire la emozione santa che abbiamo provato
jeri nel
vedervi prostesi innanzi all’altare di Dio: il gaudio celeste che
pur inondava le nostre anime, mentre un’alta luce traspariva dai
vostri volti e irradiava le vostre fronti allorché, per la prima
volta, avete immolato l’Agnellino di Dio. Con i vostri Cari, coi
Superiori venerati, col pensiero ai Confratelli, tutti vi eravamo
vicini
a lato:
la vostra gioia era ed è gioia nostra: nessuno a Voi più vicino di
noi, compagni e fratelli Vostri! Ora qui, all’ombra del Santuario,
sotto lo sguardo materno della Vergine Celeste, che vi mirò,
probandi e chierici, lavorare per Lei ad edificare la Sua Casa, qui,
pensando alle parole del Signor Direttore e a Voi, abbiamo pianto il
pianto più
soave, le
lacrime più sante,
di
una consolazione di Paradiso.
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Vedete
come dal volto della Santa Madonna traspare e di effonda oggi un
sorriso tutto nuovo:
i
Suoi
come quegli sguardi
benedetti
dolcissimi si
posino con compiacenza singolare su di Voi, Suoi Sacerdoti, e su noi
tutti!
Jeri
e oggi vi abbiamo raccomandato ad uno ad uno alla Madonna: Le abbiamo
detto: “Sono
i lavoratori del vostro Santuario, sono quei vostri cari
facchini
che
Voi sapete:
sono
i nostri fratelli
I
Sacerdoti vostri prediletti, quelli là “dalle scarpe grosse e
rotte, dai vestiti di stracci e di calce, dalle mani gonfie di
calli”, ma dal cuore pieno d’amore di Dio E di Voi,
Vergine
Benedetta, ardenti d’amore al Papa e alle anime: confortateLi, o
Madre nostra,
benediteli
sin dai primi passi del nuovo cammino, proteggeteli
sempre questi Vostri Sacerdoti, I manuali, I facchini del vostro
Santuario!”
E
la Santa Madonna
risponde
osservatela, vedete come dal
Suo trono
di
Regina e di Madre
vi sorride d’un sorriso di inesprimibile bontà.
Ai
piedi e sul cuore della nostra Celeste Madre e Fondatrice,
oggi
oh come più
che mai
oggi ci
sentiamo suoi figli! e
come si vive viviamo
quello
spirito profondo,
inscindibile
di unione fraterna,
quella
di divina
carità
che è l’anima, la vita della Piccola Opera della Divina
Provvidenza,
e
ne è grazia di Dio
E
il più grande
e
fulgente
ornamento!
Sì,
noi sentiamo di vivere veramente tutta la dolcezza dello spirito
della
Famiglia religiosa
religioso: attorno,
a noi
e in voi spira
la fragranza di quella virtù che, sola, rinnoverà in Cristo la
terra, quella divina carità che trionferà di tutto e di tutti,
e che
già stringe
noi caramente
insieme in un cuor solo ed in un’anima sola “quam
bonum et quam jucundum habitare fratres in unum!”
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Ora
vogliamo
dire
lasciate che ancora diciamo a
tutti
Voi
e
ad ognuno
di voi in
particolare l’augurio giocondo e soave del nostro amore fraterno in
Cristo. Noi, vostri fratelli minori, Vi desideriamo da Dio e dalla
Santa Madonna tutto quel bene, tutte quelle grazie che Voi stessi
potete desiderare per il bene delle anime vostre, Vi auguriamo una
vita santa, giorni pieni, fecondi di buone opere nell’attività e
apostolato del ministero Sacerdotale.
“Anime e Anime!” Voi ben conoscete questo grido.
Ebbene, il Signore nella sua infinita misericordia Vi conceda di salvarne tante, tante Anime, quante ne desidera il vostro zelo, di Sacerdoti novelli. Augurio migliore non sapremmo né possiamo farVi.
La Santa Chiesa e la povera nostra Congregazione siano per Voi la mistica vigna dell’Evangelo, possiate recare al Signore sulle vostre braccia molti e molti manipoli carichi di mistiche spighe.
In
italia e
nelle
missioni
all’Estero, dovunque la Provvidenza
Divina Vi
chiamerà
porterà, sparsi
forse per
l’universo mondo, ovunque
sia, levate alto e
sventoli il bianco, crociato Vessillo della Divina Provvidenza: negli
Orfanotrofi, nelle
Colonie
agricole, nei piccoli Cottolengo, nelle scuole, nelle officine, ma
sempre e solo per il popolo umile e negletto e ovunque possiate
essere sempre
per i figli del popolo qui e nelle lontane Missioni possiate Voi
essere
“il
sale della terra e la luce del mondo”
Instauratori
di ogni cosa in Cristo / Instaurare omnia in Christo!
La Chiesa, nostra Madre, il Sommo Pontefice, i Vescovi, ai cui umili servigi sta la Piccola Opera, possano annoverarvi tra le Guardie giurate della Fede di Roma, Vi assegni alle schiere fedelissime, ai battaglioni sacri e fulgenti degli Araldi arditissimi di Dio, del Santo Vangelo, degli eroi di Cristo, votati al martirio per il Regno di Cristo. Sorretti da Dio, per la vostra vita e per la vostra morte dilatentur spatia charitatis.
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Un’ultima
parola, ed è parola di richiesta: in una di queste prime
Vostre Sante
Messe, vogliate parlare al Signore di noi e per noi, vostri fratelli
più piccoli: pregate che tutti abbiamo a perseverare, tutti
raggiungere
la
sospirata meta,
dopo aver sognato l’Agnello e l’Altare: accorrere
in vostro aiuto nei vasti campi delle
fede e della carità che
la Divina Provvidenza ci va allargando
davanti sempre
più.
Così,
nella
vita di fede e di carità
di
Cristo
ognor
più uniti e stretti ai piedi della Sede Apostolica, che tutti
possiamo un giorno, sempre più e sempre meglio
lavorare per
la
nostra santificazione,
a Gloria di Dio,
per la Chiesa, per l’umile Congregazione, e per
la salvezza delle anime:
Anime!
Anime!
- E sempre avanti,
sempre più
in alto, sino al raggiungimento della Patria celeste.
Fratelli
nella Fede,
nei santi ideali,
nella celeste chiamata
a fare della vita un olocausto per
portare a Dio i piccoli e gli umili: per diffondere tra le
moltitudini dei lavoratori l’amore al “Dolce
Cristo in terra”;
noi
chiamati
vocati dalla
bontà del Signore a servire in santa letizia
e
in pieno olocausto di noi
Gesù Cristo
nei
poveri più reietti, più infelici, cammineremo ai piedi della
Chiesa, cantando le vittorie e i trionfi della carità di
Cristo.
E sulle fronti nostre risplenda in eterno il Nome dell’Agnello!
Maran Atha! - Deo Gratias!