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[Da Copia manoscritta, di altra grafia, in lingua spagnola straniera, vi sono aggiunte di pugno di D. Orione. Su foglio a parte vi è la traduzione dattiloscritta]



Appunti


Il sordomuto è quella persona che o per non aver udito mai o per aver perso l’udito prima di imparare a parlare non parla e si esprime con segni.

Poiché la sordità sorditezza dipende in genere da gravi malattie dei genitori o degli stessi sordomuti, i sordomuti, oltrechè essere tardi nella percezione, sono deboli di costituzione.

Per la mancanza di udito non possono frequentare le scuole elementari e hanno bisogno di una scuola speciale.

Mosè che era balbuziente e sperimentò in se stesso gli effetti della difficoltà della parola inculcò al popolo eletto il rispetto al sordo.

Samuele ricevette da sua madre il precetto di erigersi a difensore del muto a cui, è negato per natura il mezzo di fare valere fra gli uomini le proprie ragioni.

Il Talmud diceva: “Non includere il sordo e muto nella categoria degli idioti e dei bambini, come persone prive di responsabilità morale, perché loro possono essere istruiti e essere intelligenti”.

Gesù Cristo fece parlare i sordomuti erigendosi come esempio luminoso di quanto fecero nei secoli seguenti i popoli cristiani con rispetto al sordomuto, che era abbandonato dai pagani.

Dalla storia appare che qualche sordomuto, non si sa come ha appreso a parlare, vari santi, miracolosamente restituirono l’udito ai sordomuti (S. Beda, S. Alfonso, il Santo Curato d’Ars, S. Giovanni Bosco): fra loro, S. Francesco di Sales, per mezzo di segni educò il sordomuto Martin e lo prese fra i suoi servi: e San Giuseppe Cottolengo, personalmente fondò due istituti per entrambi i sessi: imparò con il metodo a comunicare con loro. Voleva loro molto bene e fu da loro amato.


















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Ma la vera scuola orale incominciò con il P. Pedro Ponce benedettino spagnolo nel 1520 che diede la parola ad alcuni sordomuti insegnando loro ad usare del loro organo orale per la produzione della parola e leggerla dal labbro altrui. Questo Padre è il fondatore del metodo orale ma non lasciò niente scritto.

Il medico Aman, nato in Svizzera nel 1669 pubblicò un libro intitolato “Surdos loquens” nel quale espone il metodo per insegnare a parlare ai sordomuti.

Ma l’uomo che lasciò fama immortale, è l’abate Carlo Michele di L’Epèe (1712 - 1789) che è il fondatore della scuola francese ciò del metodo mimico. Questo Padre trovò un segno per ogni idea: il sordomuto imparava ad esprimersi con segni, ma restava isolato dalla società, non potendo così né comprendere né essere compreso. In Italia già il filosofo di Pavia Girolamo Cardone (1501 - 1584) mise il principio che si può fare sì che il sordomuto capisca leggendo e parli scrivendo e con questo ammise all’inizio la possibilità della istruzione dei sordomuti mediante la scrittura.

Il Padre degli Scolopi Ottavio Assarotti, allievo di L’Epèe fondò in Genova un istituto nel 1800, usando il metodo mimico.

In Roma il P. Silvestro allievo di L’Epèe fece scuola a qualche sordomuto, così il P. Cazzalerio nel 1807 a Napoli.

Il P. Pendola (1800 - 1883) nel 1821 fondò a (? ) l’istituto incominciando con la mimica e terminando con il metodo orale.




























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In Verona il P. Antonio Provolo, nel 1830 fondò un Istituto usando esclusivamente il metodo orale e fondando una congregazione destinata esclusivamente alla educazione dei sordomuti con il settore la sessione dei Padri, invitati per la Congregazione di Signore di San Vincenzo de’ Paoli dal 1914 hanno a loro carico l’Istituto di La Plata e le Suore dal 1924 l’Istituto di bambine.

Nella capitale nel 1870 il Signor Giuseppe Faccio, padre di un bambino sordomuto mise le fondamenta dell’attuale Istituto nazionale sovvenzionato dal governo provinciale dal ministro signor Terry (padre di 3 sordomuti).

La Repubblica Argentina conta l’approssimità di 14.000 sordomuti, numero molto elevato rappresentando l’uno per cento di questa. Così nella Capitale federale ci sono circa 2500 sordomuti.