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[Da copia dattiloscritta, con aggiunte di D. Orione]



Istituto Artigianelli

Gerolamo Emiliani”

ai Gesuiti Zattere

Venezia


(Palestina / Per Don Sterpi)


Venezia, 29 Giugno 1927


Eccellenza Reverendissima,


l’anno scorso sono io venuto a Roma per incarico di Don Orione a parlare con V. Ecc. sulla nostra situazione in Rafat, e presentarLe tre condizioni che la nostra Congregazione riteneva indispensabili per continuare la sua opera in servizio del Patriarcato Latino di Gerusalemme.

Queste condizioni erano:

a) che nell’Istituto vi fosse la sola sezione maschile, ed assolutamente esclusa la femminile;

b) che occorrendo capi d’arte o maestri, questi fossero scelti da noi e sotto la nostra diretta dipendenza e venissero retribuiti come è in uso presso i nostri Istituti;

c) che la Convenzione stipulata tra codesto Patriarcato e la nostra Congregazione fosse approvata dalla Congregazione di Propaganda Fide.

Di tutto ciò a me in Roma V. Ecc. non ha data alcuna assicurazione per iscritto e quindi soddisfacente e definitiva. Da Gerusalemme poi V. Ecc. ha scritto di accettare la prima condizione, ma non ha fatto nessun accenno alla seconda e terza. Era naturale quindi che non avendo noi avuto una esauriente risposta, non si poteva prendere in considerazione la richiesta di altro personale, per non inviarlo in una situazione non ben definita e sicura.

Ora Don Gemelli in data 4 corr. ha inviato a Don Orione una relazione che fu passata a me perché più pratico delle persone e cose di costì. Don Gemelli parla della nuova situazione verificatisi in Rafat, che cioè, V. Ecc. ha messo in Rafat le Suore e un nuovo Direttore nella persona di Mons. Faragalli.













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Quando nel Settembre 1921, invitati da V. Ecc., siamo venuti in Palestina fu per prendere la Direzione di Rafat in nome e in rappresentanza del Patriarcato Latino. Come Direttore sono sempre stato riconosciuto io nei quattro anni di mia permanenza, e ciò tanto in Patriarcato, come presso il Governo e la popolazione; nella mia forzata assenza Don Gemelli ha preso il mio posto con tutte le mansioni e prerogative inerenti.

Qual significato può dunque avere l’impostamento di codesto nuovo Direttore, persona a noi estranea? Null’altro, debbo ritenere, che di metterci in una posizione insostenibile, o meglio è un evidente dire a Don Gemelli e per lui a tutti gli altri religiosi nostri che il loro compito in Rafat è finito, e che il Patriarcato di Gerusalemme ha creduto disporre diversamente del Rafat e delle sue terre.

Mi ricordo bene, e se ne ricorderà anche V. Ecc., che una volta a me in Gerusalemme mi disse che la nostra posizione in Rafat sarebbe stata come quella dei RR. PP. Benedettini nel Seminario Patriarcale di Beitgialla. Ma col mandato di cui V. Ecc. ha investito il Mons. Faragalli essa è ben diversa. E stando così le cose, col più vivo dolore, ma con la coscienza e col conforto di avere in questi sei anni lavorato ed esserci sacrificati a servizio della Chiesa di Gerusalemme, i nostri religiosi sono pienamente disposti ad assecondare le disposizioni di Codesto Patriarcato e silenziosamente ritirarsi da Rafat.