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[Da copia dattiloscritta, - vi sono aggiunte di D. Orione]



Copia conforme inviata per raccomandata


 D. Orione


Tortona, il 18 Aprile 1928 dell’Era Fascista Anno VI°


Gentilissima Signora

Gemma De – Bernardi

Genova

Via Assarotti, N. 38 int. 7


La pace e benedizione dell’Altissimo siano con la Sig.ria Vostra e Suoi Cari!

Ricevo il Suo gradito espresso che porta la data di ieri, 17, e che accenna ad altra lettera che Ella mi avrebbe spedito il 16 corr. Per Sua norma non ho ricevuto altra lettera fuori di quella di oggi, ne altro scritto. Né risulta sia giunta a Tortona,e tutta la corrispondenza viene a me.

Premetto che sono e sarò sempre gratissimo a quanti mi aiuteranno a mantenere i poveri raccolto al Piccolo Cottolengo Genovese.

E all’ottima Sua sorella, Sgr. Ida Rossi, ho detto sin da circa un mese fa che sarei restano particolarmente grato al Sgr. Viglienzone di quanto nella Sua generosità avrebbe fatto per il Piccolo Cottolengo.

Ma alla stessa ho pure dovuto dire che avevo bisogno di conoscere per iscritto che cosa è che il Sgr. Viglienzone era pronto a dare, e se mi metteva obblighi, e quali.

E poiché mi avevano accennato che il compianto Defunto, che si vuol ricordare, e il Sgr. Viglienzone sono benemeriti del Governo Nazionale, ho subito detto che mi avrebbero fatto piacere, e se nel Camerone avessero messo il Littorio col nome dell’insigne Benefattore.
















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Però ho anche detto e dico che non è possibile accettare né somme di danaro né letti, se prima non so precisamente quali condizioni mettono, e che impegni mi verrei ad assumere.

Questo è agire da galantuomo, per bacco! - e non è offendere nessuno.

Desidero dunque che il Signor Viglienzone mi usi questo favore di dichiararmi tutto il suo desiderio ben chiaro e definito, e per iscritto, perché le parole volano; io poi domani potrei chiedere gli occhi o trovarmi a visitare i miei Istituti in America, e gli impegni si devono mantenere ci sia io o non ci sia.

Io sono rettilineo: anche se mi volessero dare dei milioni, li rifiuterei, se non ho piena conoscenza del perché del fine, e se potrò addossarmi e mantenere gli obblighi inerenti.

Creda Distinta Signora, e La prego di volere pure far leggere questa mia al benefico Signor Viglienzone: ho tutta la migliore buona volontà di intendermi per fare del bene, ma, quanto posso, il bene voglio farlo bene.

Anche a me spiace questo ritardo, ma la Sig.ria Vostra vorrà lealmente riconoscere che il ritardo non è dipeso da me, poiché è un mese che ho chiesto che mi dessero conoscenza degli obblighi che venivo ad assumermi, e non si è fatto. Pensi che sino alla Sua lettera di oggi io neanche sapevo ben chiaro se era danaro che donavano o puramente delle lettiere; a principio mi si parlò di una somma di L. 8000: mi si disse poi che erano letti.

Non è dunque far torto a nessuno pregare di voler mettere per iscritto ciò che si desidera, sento anzi che andrò meritando sempre più la Loro stima e fiducia quanto più vedranno che non sono affatto corrivo a mettere le mani su danaro o roba, ma che intendo camminare diritto, e prendermi solo quegli impegni che so di poter poi mantenere.























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Voglio porgere, Gentilissima Signora, ogni mio ossequio all’ottimo Signor Viglienzone; Gli esprima pure tutto il mio animo; Gli dica pure che del bene che farà ai miei cari poveri, ne sarò sempre memore e profondamente grato.

Ogni mio rispetto anche alla benemerita Signora Rossi, Sorella a Vostra Signoria.

Che Iddio ascolti la preghiera mia e de’ miei poverelli, e dia a Vostra Signoria ogni consolazione e le più elette benedizioni.

Di Vostra Signoria Gent.ma

Dev.mo Servo


Sac. Luigi Orione

della Divina Provvidenza