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[Da copia stampata]



Charitas Christi urget nos!

(II. Cor. cap. V., 14)


Il Piccolo Cottolengo

Casa della Carità

sotto lo sguardo della Divina Provvidenza

Genova (Marassi) - Via del Camoscio, N. 2


Scopo del Piccolo Cottolengo


è di amar Dio e di farlo amare, servendo umilmente Cristo nei fratelli più disgraziati e abbandonati.

Esso, per quanto la Casa ne è capace, raccoglie sotto le grandi ali della carità di Gesù Cristo le miserie morali e materiali del nostro prossimo e, sovra tutto, dà immediato ricovero nell’amore di Dio benedetto agli infelici, - specialmente se poveri infermi derelitti, - di ogni età, di ogni condizione e di ogni religione, che non possono esser accettati in altri Istituti.

Carità! Carità! Carità! - La carità è il distintivo dei veri seguaci di Gesù Cristo.

Tutta la vita del Beato Cottolengo è stata consacrata all'esercizio della carità, che è l’amore santo di Dio e del prossimo.

Deo gratias! - Che anche la nostra vita sia animata e vivificata dallo spirito di carità verso Dio e verso i poveri.


Il Piccolo Cottolengo di Genova è come il grano di senapa del Vangelo, piccolo piccolo assai.

Però se, abbandonati intieramente alla Divina Provvidenza, pregheremo con fede: se vivremo del Tabernacolo: se staremo umili e in ginocchio ai piedi della Santa Chiesa e dei poveri di Gesù Cristo, la Provvidenza del Signore farà crescere il piccolo seme e lo dilaterà, a conforto a salvezza di un numero grande di infelici.

Ma tutto questo lo farà il Signore.














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E, dopo la dolce e Santissima Madonna, “il Piccolo Cottolengo” sarà il parafulmine della Città: sarà la salute e la prosperità di Genova e della Liguria.

Chi dà ai poveri, dà a Dio.


Chi benefica, lo faccia con semplicità.

Chi fa opere pietose, le faccia con ilarità.

(Rom, XII, 8 - 9)


E’ necessario soccorrere i poveri e ricordarsi del Signore Gesù, il quale ha detto: “C’è più felicità nel dare che nel ricevere”.

(Atti degli Apostili XX, 35)


Non dimenticate di esercitare la beneficenza e di far parte de’ vostri beni agli altri; perché di così fatti sacrifizi Iddio si compiace.

(Ebr. XII. 16)


Chi semina scarsamente, mieterà pure scarsamente; ma chi semina nelle benedizioni, nelle benedizioni mieterà (II. Cor. IX, 6)


Dio perdona tante cose, per un’opera di misericordia!


Oh Santa Madonna, fateci Santi!”


Il Cottolengo diceva ai suoi poveri: “Per me so chi devo amare dopo Dio: la mia Madre, la vostra Madre, la Madre del Signore e di tutti gli uomini” Poi alzava gli occhi al cielo e usciva in questa espressione: “Oh, Santa Madonna, fateci Santi!”


E la Madonna lo fece Santo. Le sue virtù più eccelse, la carità, l’umiltà, la sua fede senza limite Egli le aveva attinte ai piedi di Maria: tutta la vita del Cottolengo fu carità, tutta l’anima sua fu umiltà, tutta la sua opera fu opera di fede nella Provvidenza del Signore.
















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E, come suggello divino a queste e altre sue virtù, la Madonna gli concesse, in grado ugualmente sublime, quella virtù che in un Sacerdote specialmente deve risplendere e che ci fa simili agli Angeli del Signore, la purezza e santità della vita.

E fu un dono meritamente dovuto a Lui che, fin da giovinetto, aveva donato alla Vergine celeste tutto se stesso.

Nel Santuario campestre della Madonna dei Fiori, presso Bra, il Cottolengo, fanciullo ancora, aveva consacrata alla SS. Vergine la sua verginità e tutta la sua vita. E la bella e angelica virtù fin dai primi anni splendeva tanto in Lui, che tutti lo chiamavano: “l’Angelo”.

A chi entra nel Cottolengo la prima cosa che si presenta è l’immagine della Consolata. Il primo sguardo e il primo pensiero di chi va in quella grande casa dei poveri e derelitti, volle il Cottolengo che fosse per la Madre del Signore. E i ricoverati la chiamano famigliarmente col nome di Madonna Portinaia. Quella immagine, infatti, sta a custodire la porta della città della Provvidenza. Davanti ad essa il Cottolengo accettava i poveri e insieme con essi si inginocchiava a recitare un’Ave. Poi li benediceva, ed entravano così nella Casa come sudditi della Madonna. - E ancora oggi chi entra e anche chi esce deve ogni volta inginocchiarsi e ripetere l’Ave Maria.

E così si fa a Genova, perché realmente Maria è la Madre e la Regina del nostro Piccolo Cottolengo, e là dentro tutto è suo, e deve essere suo.

La Madonna ripete anche a ciascuno dei nostri poveri di Genova, suoi umili figli, la grande promessa: “Non temete: io sarò con te per soccorrerti.”

Queste parole, gettate nel cuore del Beato Cottolengo dalla Madonna, devono penetrare anche in noi come semi di fede gettati nel buon terreno della nostra anima. E anche noi, o fratelli, come già faceva il Cottolengo, sempre, ma specialmente nelle ore dolorose della tribolazione e della prova, dobbiamo confortarci levando lo sguardo fidente a Maria e dobbiam dire:





















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Andiamo avanti: la Madonna è con noi!”

Questa Casa della Carità, chiamata dal buon popoli di Genova il Piccolo Cottolengo, è “Casa della Madonna”, né poteva essere diversamente in una Città quale Genova che si onora di essere la Città di Maria.

La Vergine è la Patrona e la Madre di tutti i nostri ricoverati. Essi ogni giorno devono invocarLa per i loro Benefattori e Benefattrici e per la prosperità dei Genovesi; e cinquanta volte al giorno la supplicheranno con la giaculatoria umile e ardente: “Vergine Maria, Madre di Dio, fateci Santi!”.

Ogni giorno poi i nostri poveri del Piccolo Cottolengo, e quelli alzati e quelli che sono obbligati a stare a letto, cantano insieme,fondendo le loro voci di camera in camera, le Litanie in onore della Madonna, Madre e Regina dei Genovesi. Dal giorno di San Giuseppe di quest’anno poi vi sono anche gli uccellini coi loro gorgheggi; anch’essi danno il loro tributo, sono i cantori della Madonna.

Con quanto fervore pregano i nostri poveri davanti alla SS. Vergine! E quanta gioia serena, quanta letizia nei loro occhi, sui loro volti, nella loro preghiera, nel loro canto! Se la vita spirituale al piccolo Cottolengo è un incenso e un profumo, il turibolo ardente, il roseto mistico che li nutre è la divozione soave, dolcissima, veramente filiale verso la Madonna.

La Madonna è il parafulmine di Genova, e la carità verso i poveri è quella che lo tiene su.

Ma di tutti i poveri, il Piccolo Cottolengo è quello che accoglie i più abbandonati, i rifiutati da tutti. Per esservi accolti infatti bisogna non avere trovato provvidenza presso gli uomini, perché due provvidenze non ci devono essere. Là però dove finisce la mano dell’uomo, comincia sempre la mano di Dio, la Provvidenza di Dio.























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Oh che ciascuno dei nostri cari poveri del Piccolo Cottolengo, oggi, sempre deponga in segno della Madonna, Madre della Divina Provvidenza, questa umile, fervida e filiale preghiera:

Oh Santa Madonna, fateci Santi! O Madre di Gesù, Madre di Dio, voglio essere il vostro primo divoto, il vostro più caro figliuolo, il vostro Beniamino”. Così pregava la Madonna il Cottolengo. “Chi, o cara Madonna, Vi amerà più di me? Sono il vostro straccio, ma sono anche il vostro figlio, il vostro caro figliuolo. Deh! Maria, prendetemi sotto il vostro manto. Sono troppo peccatore, ma sono sempre il vostro figliuolo, o Madre! Oh Santa Madonna, fatevi Santi! Per me, per tutti, Ve ne prego: Oh Santa Madonna, fateci Santi!

Udite. Mentre un giorno si lavorava alle fondamenta dell’altare in onore di Maria Santissima, apparve a un tratto nel sottosuolo un vuoto che nessuno sospettava. Il Beato Cottolengo che non a caso era presente disse lietamente ad un tratto allora al suo fedele capo maestro muratore: “Quando sarò morto mi metterai qui, e il mio capo riposerà sotto i piedi della Madonna”.

Fu quello, per riguardo alla Madonna, il suo vero testamento. Ai piedi di Maria, della sua Mamma diletta, Egli volle dormire, come fanciullo in grembo alla madre, il sonno delle sue membra stanche nel lavoro e nell’apostolato della carità, per ridestarsi in grembo alla Madonna, alla sua Mamma, in Paradiso.

O Lui beato! Così avvenga di tutti noi, o miei cari!

Oh Santa Madonna, fateci Santi!”


Buona E Santa Pasqua!