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[Da Bollettino Opera, Luglio 1935, pagg. 11 e 12 (rilegato) vedere anche Lett. D. Or. Vol. 18° pag. 114 e 115]



 Buenos Aires, 3 Luglio 1935


Caro Don Sterpi,


La grazia di N. Signore Gesù Cristo e la Sua pace siano sempre con noi!

È da un po’ che non vi scrivo, non ho più tempo a scrivere, eccetto che un po’ la notte; di giorno sono completamente assorbito da altro lavoro.

Sto bene, grazie a Dio, ed i nostri di qui pure tutti in buona salute; spero che anche voi e gli altri nostri d’Italia e di fuori Italia si trovino bene.

In questo frattempo ho aperto, col divino aiuto, due Case: la Casa Centrale del Piccolo Cottolengo Argentino, in Buenos Aires, di dove vi scrivo, e la nuova Casa del Piccolo Cottolengo in Avellaneda, che è una città di circa 200 abitanti, come una continuazione di Buenos Aires, e sta a questa Capitale come sta Sampierdarena a Genova.

Avellaneda è il più grande centro di industria e di commercio dell’Argentina; sono quasi tutte fabbriche, e quindi è il più grande centro di operai, la più parte socialisti e peggio. Noi ci siamo proprio in mezzo, ed ho trovato alcuni vetri delle finestre forati da tre palle di pistole; non posso dirvi quanto sono contento che la Divina Provvidenza mi abbia condotto ad aprire una Casa di Carità e di rinnovazione sociale - cristiana nel cuore del socialismo e del comunismo Argentino. Adesso capisco perché Iddio mi ha fatto fare il noviziato a S. Bernardino.

Ho già accettato ad Avellaneda i primi nostri padroni, i primi poveri.

Un ex capitano, uscito dalla galera, per un grave fatto di sangue, che ha la mia età, argentino. Un fanciullo di 10 anni, il cui padre uccise la madre e poi si suicidò.




















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Il piccolo da due anni viveva sperduto per le vie di Buenos Aires, mendicando; fu trovato dalla P. S. una notte lungo la strada mezzo morto dal freddo, (qui siamo in pieno inverno). I giornali ne hanno parlato, e fui a prenderlo verso le 11 di notte ad una Commissarìa di P. S. che è ai margini della città. È figlio di spagnoli. Fu tutto pulito e rivestito a nuovo, ora sembra un altro, povero ragazzo! Non finiva di mangiare nei primi giorni.

Abbiamo un uomo, un napoletano, con una gamba mezza aperta; tiene il letto. Una donna, protestante, francese, tanto di magrita che non pesa 35 chili, tiene il letto. Un’altra, che è calabrese, abbandonata dai figli. Oggi entra un giovane mezzo scemo; si comincia con lui la famiglia dei “buoni figli”. Deo gratias!

La Divina Provvidenza non è mai mancata: ieri avevamo bisogno di 500 pesos, e me li ha mandati. Tengo una statuetta della Madonna, a cui manca una mano, anche il Santo Bambino è mutilato, è una devotissima statuetta, trovata insieme alla roba raccolta coi rifiuti delle case e mandate al Cottolengo: mi pare di potervi dire che con questa sua statuetta, che mi tengo sul tavolo la Madonna giuochi a mandarmi quanto ho bisogno. Con questa statuetta benedico la gente e pare che la SS. Vergine consoli tutti e a molti conceda delle grazie, così dice la gente. Dio sia benedetto!

Adesso sto preparando la Cappella pel Cottolengo di Avellaneda, che non c’è ancora.

La Cappella di questa Casa centrale di Buenos Aires è stata benedetta da S. E. Rev.ma il Signor Nunzio Apostolico che ci confortò con tanta paterna bontà; e così l’Arcivescovo di Buenos Aires Mons. Capello e l’Arcivescovo di La Plata Mons. Alberti.

Questa Cappella è riuscita bella e divotissima:
























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Casa e Cappella si devono alla munifica generosità della nobile Signora Damasa Saavedra, che volle pensare a tutto, offerse cioè Casa e Cappella con tutto il mobilio e gli arredi occorrenti. Ho celebrato la prima S. Messa in questa nuova Casa il 28 Giugno, festa del S. Cuore, e su l’Altare troneggia la statua del Sacro Cuore.

Con la approvazione e benedizione dell’Autorità Ecclesiastica pubblicherò, quanto prima, un piccolo Bollettino “El Pequeño Cottolengo Argentino” che sarà diffuso gratuitamente.

Se lo credete, pubblicate sulla Piccola Opera e sui nostri foglietti che Don Orione ringrazia sentitamente quanti vollero scrivergli e ricordarlo a Dio nella festa di S. Luigi. È spiacente di dover far noto che le lettere anche raccomandate e telegrammi inviati a lui, e diretti in Victoria F. C. C. A. come pure in Calle Victoria 2084, sono giunte sì in Argentina, ma non pervennero a mani di Don Orione, poiché la borsa della corrispondenza, mentre era recata a lui, alla sua nuova residenza in Buenos Aires, Calle Carlos Pellegrini 1441, andò smarrita.

Saluto, conforto e benedico Voi e tutti, di cuore. La Vergine SS.ma sempre ci assista e benedica maternamente.

Vostro aff.mo in G. C.


Sac. Luigi Orione

dei Figli della Divina Provvidenza