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[Da copia stampata, / Per Natale 1936 e Anno Nuovo 1937]
Omaggio del “Piccolo Cottolengo Argentino” alla Collettività italiana di Buenos Aires
Buenos Aires, Carlos Pellegrini 1441
U. T. 41 – 1691
A Gesù Cristo Dio - Uomo, A Gesù Operaio A Cristo Re!
Signore Gesù, nel cominciare l’Evangelo, il libro della vostra Vita, l’Apostolo San Giovanni scrisse: “In Principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio... e il Verbo si fece Uomo, ed abitò tra noi: e abbiamo contemplata la sua gloria, gloria del Figlio unigenito del Padre”.
E noi pure, ai piedi tuoi, o Gesù nostro Dio e nostro Re, esclamiamo con l’Apostolo: “Sì, vediamo la gloria del Salvatore, e adoriamo il Figliuolo unigenito di Dio!”
A Betlemme gli Angeli cantarono: “Vi annunziamo il più grande gaudio: oggi vi è nato un Salvatore, che è il Cristo Signore, Gloria a Dio nell’altissimo dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà”.
E dall’estremo Oriente i Magi guidati dalla stella miracolosa, accorsero riverenti, ad offrirvi i loro doni.
A dodici anni stupivate i Dottori di Gerusalemme con la sapienza delle vostre domande e la sublimità delle vostre risposte.
Nato in una grotta, deposto in un presepio, siete vissuto a Nazaret, sino ai trent’anni, in una povera catapecchia, una vita interiore e nascosta agli uomini, vita di orazione e di lavoro. Il lavoro è tra le grandi leggi costitutive date da Dio alla umanità, il dì che disse all’uomo:
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“Nel sudore della tua fronte ti guadagnerai il pane!”. E Voi, o Gesù, che prima incominciaste a fare e poi ad insegnare, avete voluto essere operaio, il divino Operaio a santificare il lavoro. E nel silenzio, nella preghiera, nel lavoro avete affrettato il giorno nel quale avreste annunziata al mondo la buona novella, l’Evangelo della salute.
A trent’anni lasciata l’officina, per percorrere la Galilea e la Giudea a predicare il regno dei Cieli. Sulle rive del Giordano, al vostro battesimo, il Padre Celeste Vi proclamava suo Figlio diletto. Basterebbe il discorso del monte e il Pater Noster per riconoscervi Dio. Pregato dalla Madre vostra, vi manifestate a Cana padrone della natura, cambiando l’acqua in vino. Da quel giorno avete seminato i vostri passi di miracoli.
Su tutte le vie i popoli, presi d’ammirazione, vi acclamano il promesso Messia, il taumaturgo incomparabile, il Santo per eccellenza. “Un grande Profeta è sorto tra noi, dicevano essi meravigliati, Iddio ha visitato il suo popolo”. E Voi solennemente Vi siete annunciato Salvatore del mondo e Dio. E, in prova, guarivate i ciechi, i lebbrosi, i paralitici; moltiplicavate i pani del deserto per le turbe affamate, con una parola avete sedato le tempeste, avete risuscitato i morti ed evangelizzato i poveri. Nessun infelice è ricorso a Voi che non sia stato consolato.
A Cesarea di Filippo, in onta ai demoni e loro seguaci, dicevate a Pietro: “Io ti farò capo della mia Chiesa e le porte dell’Inferno non prevarranno giammai contro di lei”. Sul Tabor vi trasfiguraste dinanzi agli Apostoli, e il Padre Celeste vi proclamava di nuovo suo Figlio diletto, l’oggetto delle sue divine compiacenze.
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E tosto in Betania, al solo suono della vostra voce, Lazzaro, quatriduano e già fetente, risuscitava dal sepolcro; le moltitudini entusiaste vi portavano in trionfo per la città santa, cantando: “Osanna al Figlio di David!” Vi abbiamo veduto, Gesù, per interi giorni confondere nel tempio gli scribi e i farisei, e predire la distruzione della città decina.
E quando, nel corso della vostra Passione, rovesciavate con una parola la milizia venuta per catturarvi: quando dicevate a Caifa che un giorno sareste disceso dal Cielo a giudicarlo, riconoscevamo in Voi il Re dei Re.
Poi, vedendovi soffrire con la mitezza di un agnello, perdonare sulla croce ai vostri crocefissori, mandare, spirando, un grido che fece tremare cielo e terra, noi dicevamo col centurione romano: “Veramente questi è il Cristo Figlio di Dio vivo!”
Dopo tre giorni, come avevate annunziato, siete risuscitato glorioso dal sepolcro, siete apparso alle sante donne, agli Apostoli, ai discepoli e a più di cinquecento persone, poi, finalmente, sul monte degli Ulivi, siete asceso trionfante al Cielo. Di là Voi non cessate di estendere il vostro regno, e di confondere e sgominare i vostri nemici. La vostra divinità eclissa tutte le grandezze umane col suo splendore: Voi siete il Padre e il Redentore di tutti, il Re dei re e il Signore dei signori, ma il vostro regno non è come i regni della terra. La grandezza e la bellezza ineffabile del vostro regno è tutto un trionfo divino di bontà e di misericordia coi peccatori.
E quantunque i ministri di Satana, giudei, eretici, settari, apostati, precursori dell’Anticristo, non desistano dal cospirare contro la vostra Chiesa e di annunziare la prossima fine, la Chiesa intona, di secolo in secolo, il “De profundis” sulle loro tombe, di secolo in secolo, sino all’ultimo giorno, ripeterà la promessa di Cesarea:
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“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di Lei”.
Ecco, o Signore, il grido di fede, di speranza, di carità, che prorompe spontaneo dall’anima nostra, leggendo l’Evangelo, il libro della vostra vita, del vostro amore e delle vostre glorie. L’Apostolo prediletto, San Giovanni, termina il suo Evangelo dicendo: “Queste cose sono state scritte perché crediate che Gesù è il Cristo Figliuolo di Dio; e perché, credendo, abbiate vita nel nome di Lui”.
Noi crediamo, o Gesù, che ogni vostra parola sia la parola di un Dio, che ciascuna delle vostre opere sia l’opera di un Dio, e, sorretti dalla vostra grazia, nulla mai farà vacillare la nostra fede cattolica in Voi e nella vostra Chiesa, “colonna e fondamento di verità”.
In questi giorni così tristi per la Spagna e per altre nazioni, noi, vediamo, con profondo dolore, che le genti si avviano verso l’apostasia, la fede va scomparendo, molti fraternizzano con l’errore, molti calpestano la verità, la giustizia e pur ogni senso di umanità. È una ora di tenebra nel mondo, in cui i persecutori di Cristo e della sua Chiesa sbramano il loro odio feroce contro i figli di Dio, e a migliaia, a migliaia si moltiplicano i Martiri.
Ma non leggiamo noi,nell’Evangelo, che il discepolo non è dappiù del Maestro, e che, perciò, coloro che hanno ucciso il Maestro, non esiteranno a uccidere i suoi discepoli? E, d’altra parte, gli Apostoli, i Pontefici, i Vescovi, padri nostri nella fede, e, dopo loro, milioni e milioni di cristiani, non hanno versato il loro sangue per Voi, o Gesù, che vi siete degnato di spargere fino all’ultima goccia di sangue vostro per amore di noi e per la redenzione dell’umanità?
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Come essi, o Cristo, divino Operaio e divino Re dei cuori, vi resteremo fedeli sino all’estremo sospiro. Noi siamo, purtroppo, poveri peccatori e miserissimi; ma abbiamo fede in Voi, che siete la Misericordia, che siete la Resurrezione e la Vita, e nell’aiuto di Maria, la Vergine benedetta, che dall’alto della croce ci avete data per Madre.
Se dunque ci attendono gravi cimenti, noi ricorderemo la vostra Vita, la Vostra Passione, la vostra Morte sul Calvario: noi guarderemo fidenti a Voi e invocheremo Maria! Voi siete, o Gesù, il nostro Re: Voi il nostro tutto, Voi il nostro Modello e il nostro Re: Voi il nostro Padre, Voi il grande e sacro nostro Amore, il palpito della nostra vita, l’anima delle anime nostre.
E chi mai potrà separarci dalla carità di Cristo? Fidati in Lui, che ci conforta, noi diremo con l’Apostolo Paolo: “Né l’angoscia, né tra tribolazioni, né la spada, né il fuoco, né la potestà della terra, né le potestà dell’Inferno, né l’amore della vita, né il timore della morte: nulla, nulla al mondo potrà spezzare i vincoli che ci stringono e ci uniscono a Gesù Dio - Uomo, a Cristo Operaio, a Cristo Re.
O Gesù, che sei ancora e sempre in mezzo a noi, senti il bisogno che c’è di Te, in questa ora del mondo. Tu sei il Padre di tutti, ma sei il vero e più grande amico degli umili: Tu sei che ahi dato al popolo i celesti conforti di quella fede, che sola, pur dei grandi dolori e nell’abbandonato, dà le alte ragioni della vita: Tu solo hai dato al popolo la sua dignità, i suoi diritti, la sua libertà.
Vieni, o Gesù, noi periamo! salvaci ancora una volta! Dà ai poveri, agli operai, alle masse proletarie e dà ai ricchi la tua carità, quella divina carità che è vita, fratellanza e salvezza: che nulla chiede e tutto dà : che solo unifica ed edifica per la vita del tempo e per la vita della eternità.
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A tutte le genti fa sentire che sopra tutti gli umani interessi, opinioni, passioni e partiti, si leva il Vangelo,e col Vangelo si leva il Papa “il dolce Cristo in terra”, col Vangelo si levano i Vescovi, che ne sono i Maestri, posti dallo Spirito Santo a reggere la Chiesa di Dio.
E il Vangelo è fede, è carità, è civiltà: è il codice della verità, della giustizia e della pace.
O Signore, fa comprendere che solo ispirandosi all’Evangelo la società non fracasserà, ma avrà ordine, pace e progresso.
E come ci stringi a Te e alla tua Chiesa, così stringici ognor più e tra di noi e alla nostra Italia, che amiamo e che vogliamo forte, onorata e gloriosa.
Fa che, lavoratori del pensiero o del braccio, su questa generosa terra argentina, noi Italiani siamo uno per tutti e tutti per uno; fa che ci rendiamo sempre più degni della cavalleresca ospitalità che ci vien data e della nostra invidiabile Patria, degni della sua fede, delle sue tradizioni, delle sue antiche e recenti grandezze.
Nel tuo Nome noi salutiamo, col più grande entusiasmo e orgoglio nazionale, il nuovo Impero Romano; noi sentiamo o gran Dio, la missione di civiltà che oggi Tu hai affidato alla nuova Italia, chiamata a spazzare tutte le catene e a camminare alla testa dei popolo, per la salvezza e i destini del mondo.
Don Orione
del Piccolo Cottolengo Argentino