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La religione, principio d’ogni bene, rende poi ai poveri tutta l’uguaglianza di cui sono suscettibili e ripara anche i vizi delle istituzioni sociali.
Il povero e il ricco vengono a incontrarsi: è Dio che opera la loro unione (Prov. XXII, 2). Ai ricchi ricorda la obbligazione verso de’ poveri loro fratelli e vuole che essi si ritengano non come proprietarî, ma come i depositarî e i dispensatori della beneficenza della beneficenza di Dio.
La
Chiesa nel nome di Dio ingiunge al povero di lavorare per la società
e al ricco di largheggiare coi poveri, e di rifondere
mettere le sue ricchezze a
pro della società.
Essa vuole ristabilire l’equilibrio: vuole che chi ha ricevuto molto, non sia in un’abbondanza eccessiva: chi nulla possiede, non sia in una miseria desolante (II Cor. VIII, 13 - 15) E perché le classi agiate non hanno ascoltato la Chiesa, Iddio manda o permette il Socialismo, che otterrà colla forza, ciò che non si e voluto dare ai poveri di Gesù Cristo per amore. Purtroppo molti ricchi soddisfano sovente assai male questa loro obbligazione: non pensano che a godersi la vita: si valgono delle ricchezze unicamente per soddisfare alimentare il lusso, le passioni e offendere Iddio.
Quanti mirano con occhio indifferente le moltitudini dei Lazzari che sospirano nella miseria, e pare loro assai se lasciano cadere qualche briciola dalla loro mensa!