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[Minuta]



La pia fanciulla


Appena cominciò a camminare da sé, sua madre durò fatica per a poterla tenere in casa. Dio l’aveva prevenuta sin d’allora di tante grazie, che ciascuno godeva assai in vederla e udirla.

Quindi era una gara tra i vicini ed i parenti a chi potesse condurla seco. Essa Ma Rita sin dai primi anni schivava i puerili trastulli e solo pigliava gran diletto nella solitudine e della preghiera, e cresceva in età, candida come un giglio, e pareva che in lei nulla in Lei sentisse dell’infanzia, ma che lo Spirito Santo la conducesse.

Presa da vivo desiderio di imitare i solitarî dell’Egitto, Ella cercava sempre i luoghi appartati, e ottenne di trasformare in una specie di eremo una cameretta di casa. E può ripetersi anche di Lei ciò che S. Girolamo scriveva di una grande matrona (In vita Asellae) che chiusa nelle angustie di una celletta godeva come fosse negli immensi spazî del Paradiso.

E la nuda terra avea per luogo di orazione e di riposo, e il digiuno per ricreazione. E così Iddio la andava preparando per le prove dolorose che la attendevano.

Aveva essa stabilito di consacrare a Dio la sua verginità, e ardea dal desiderio di farsi monaca.

Ma prima ne fu trattenuta dalla necessità di assistere i vecchi genitori e poi ne fu impedita dalle apposizioni dal reciso loro diniego. Che anzi la vollero sposare ad un giovane del paese di nome Ferdinando di carattere impetuoso e feroce. Ed ecco la nostra Santa tra le più dolorose contraddizioni e fatta olocausto all’obbedienza di un’obbedienza a cui non era tenuta.

La vocazione religiosa è il più gran beneficio di Dio, dopo il santo battesimo, dice il Rosmini (Epist. III. p. 698), e la chiamata del Signore bisogna seguirla senza indugio. In fatto di vocazione ricordiamoci che bisogna obbedire a Dio prima e poi agli uomini e riteniamo che gli impedimenti e i riflessi secondarî sono macchine del demonio per deviarci dalla divina chiamata e dalla retta diritta strada del Signore.