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[Minuta]
Gesù era venuto non per la politica, ma a mostrare la via del cielo e a salvare le anime quindi si sottrasse all’insidioso tentativo d’esser fatto re.
Egli però quella sera dovette pensare melanconicamente all’umana miseria: se si fosse presentato al mondo con la fronte cinta dal diadema di gloria, tutti sarebbero corsi dietro a Lui, ma veniva invece nell’umiltà e nella virtù a predicare la carità e il sacrificio e per questo il regno di Dio non era capito.
Il giorno dopo infatti le turbe lo raggiunsero, e Gesù con accento di tristezza disse loro: Non perché avete visto dei miracoli voi mi cercate, ma perché avete mangiato di quel pane: cercate non il cibo che perisce, ma quello che dura nella vita eterna.
E il discorso volse sull’Eucarestia.
La moltiplicazione del pane del giorno innanzi era stata dunque donata ad adombrare e a rendere meno difficile la cognizione del più grande, più bello, più stupendo e amorevole mistero del Cristianesimo, e quasi per elevarci per un miracoli di cibo umano a un miracolo di cibo divino.
Questo Vangelo all’avvicinarsi della Pasqua, mi dà buona occasione di parlarvi dell’Eucarestia.
Gli ebrei erano alquanto scusabili se non compresero la espressione più sublime dell’amore di G. Cristo; ma noi, dopo 20 secoli di luce e di conferma, come potremo ancora, o fratelli, essere indifferenti a questo cibo divino? come non andremo a far Pasqua?
Nel carattere più piccolo