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[Minuta]
Tentazione del senso
Il demonio vuol sapere se Gesù è veramente il Figliuolo di Dio.
Se sei il Figlio di Dio - gli dice - dì che codeste pietre divengan pani.
Come
Gesù seppe convertire l’acqua in vino, così gli era facile
convertire i sassi in pane. Ma Dio non fa miracoli per accontentare i
sensi o la curiosità del
demonio,
ma per edificare nella fede e consolare la pietà.
Quindi risponde: “Sta scritto: L’uomo non vive di solo pane, ma d’ogni parola che esce dalla bocca di Dio”.
Qui Gesù scopre a noi verità profonde, nascoste ai sapienti di Atene e di Roma.
L’uomo è il composto di due sostanze, di corpo e di spirito: - vive la vita naturale, che sta nell’unione del corpo coll’anima, e vive un’altra vita, la vita soprannaturale e divina, che sta nell’unione dell’Anima con Dio.
Come il corpo, divino dall’anima, muore, - così l’anima, divisa da Dio, spiritualmente è morta davanti a Lui.
Che giova dunque, o miei fratelli, vivere senza essere illuminati, santificati uniti a Dio? Che giova la vita dei sensi e la sola vita naturale, quando uno è morto nella spirituale? Vivere alla terra, quando si è morti al cielo?
“Ogni parola che procede dalla bocca di Dio” significa ogni verità, ogni sacramento, ogni grazia, poiché tutto ciò procede dalla bocca, ossia dal cuore e dall’amore di Dio. (Eccl. XXIV)
E come il pane ristora e nutre la vita del corpo, così Gesù Cristo colla luce della sua dottrina, colle grazie de’ suoi Sacramenti, colla sua stessa Divinità e Carne nell’Eucarestia è per tutti il cibo essenziale dell’anima per la vita eterna.
Queste parole del Signore ci porgono le armi per trionfare su ogni tentazione del senso.
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La tentazione delle ricchezze e della gloria.
Finalmente il demonio porta Gesù sopra un monte, e di là gli offre tutti i regni (ricchezze) del mondo e i loro splendore (la gloria) se Gesù lo adorerà, se cioè gli venderà l’anima.
Cristo lo caccia da sé: Và, Satana! sta scritto “Adorerai il Signore Dio tuo, e a Lui solo servirai”.
Dunque colui che si lascia dominare dalle passioni serve le passioni e non serve a Dio: chi si lascia dominare dalla brama delle ricchezze non serve a Dio; chi cerca se stesso gli onori, la gloria, non serve a Dio ma si prostra e fa suo Dio se stesso, la sua sensualità, la sua superbia la sua vanità.
Ma non servirà a nulla l’acquisto anche di tutto il mondo, se perderemo noi stessi: se per una passione, per l’amor proprio, per un pugno d’orzo o un po’ di fumo di gloria, perderemo noi stessi.
Ma non è coi bene di quaggiù, non è
imagini di ben seguendo false
che nulla promission rendono intera
che ci riempiremo il cuore e sarem felici.
Il Vangelo di oggi grida alto: mortificazione, preghiera, umiltà, distacco dai beni della terra, e poi fiducia nella provvidenza del Padre Celeste.
Ma badate, fratelli che dice il Vangelo di oggi: la battaglia della tentazione fu combattuta dopo un digiuno di quaranta giorni.
Basterebbe questa circostanza a farci comprendere che il digiuno aperse una novella era del mondo.
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E infatti: col digiuno di quaranta giorni di Mosè sul Sinai incominciò l’era della Legge: col digiuno di quaranta giorni di Elia in una spelonca incominciò l’era dei Profeti: così col digiuno di quaranta nel deserto di Gesù Cristo comincia l’era del Vangelo, l’ora di carità che tutte le altre perfeziona e le compie.
E la fame che da ultimo Gesù sentì, se come uomo era il bisogno di cibo, come Uomo Dio era sovra tutto il desiderio accesissimo di compiere la volontà del Padre cioè la grand’opera della redenzione degli uomini. (Ioan. IV)
Le tre grandi concupiscenze per cui l’uomo pecca, sono l’amor della carne, l’amor della roba e l’amor della gloria.
E il Signore permise d’essere tentato su queste tre concupiscenze che comprendono in sé tutte le altre.
Vediamo come Gesù ha combattuto ed ha vinto le tentazioni, e impariamo da Lui il modo di superarle. Teniamo fisso lo sguardo in G. C. che ha lottato il primo per noi, e che è principio della nostra fiducia come il consumatore della nostra vittoria.
Tutta
La vita del Figliol di Dio sulla terra non fu che l’intreccio di
tutte le prove, proprie dell’uomo di cui Gesù Cristo rivestì la
natura, senza la colpa (Hebr. IV)
Or come l’uomo è travagliato anche dalle tentazioni, così Gesù volle essere tentato dal demonio per mostrarsi non solo uomo ma ancora nostro fratello.
Era giusto che Egli, che colla sua morte avrebbe vinto e dato a noi la vita, vincesse le nostre tentazioni con le sue.
Per noi digiunò, per noi soffrì la fame per noi sostenne le tentazioni: siamo noi che in Lui vinciamo: Egli o fratelli non combatte se non per noi!
Or ecco ciò che appunto accadde nel deserto.
Gesù, ricevuto appena il battesimo esce dalle acque del Giordano (Luca I) e va a sostenere la tentazione.
È Cristo, che, assunta la rappresentanza e il posto di tutti noi che siam tutti poveri peccatori, preso l’impegno di redimerci, a Spirito, dallo Spirito Santo, che in forma di colomba era visibilmente disceso sovra lui viene condotto nel deserto ad umiliare e ad abbattere la forza del demonio.
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Ecco il disegno della misericordia di Gesù Cristo! Lo Spirito che la guida è l’amore divino, è la carità infinita: fu dunque condotto ad esporsi alla tentazione dal suo amore per noi; dal desiderio di combattere per noi, di vincere per noi!
Legioni di Angeli erano invisibilmente in terra a corteggiare Gesù Cristo, per onore della sua persona e della sua dignità.
Perché il Vangelo ci dice che sconfitto il demonio, si fecero attorno al Salvatore, a prestargli l’omaggio del loro ministero?
Per due ragioni: l’una riguarda G. Cristo, l’altra noi.
I° la tentazione che Gesù ha patito lo dimostra uomo, - gli Angeli che lo servono lo provano Dio: poiché in Gesù vi hanno due nature, l’umana e la divina, ma una sola persona, il Verbo di Dio incarnato per amor di noi.
2° La ragione che si riferisce a noi è molto consolante.
Gli Angieli sono ministri del Signore, sempre pronti a compiere la sua parola (Psal CII).
Ebbene, o miei fratelli, gli Angioli assisteranno, consoleranno anche noi, se saremo riusciti vincitori dalle tentazioni col nemico delle anime nostre.
Oh
giocondo pensiero! Non solo avremo il conforto degli Angeli ma il
cristiano
il cristiano che vince, quasi
Angelus est;
diverrà bello come un Angelo.
Oh onore, oh gloria dell’anima cristiana: esule del mondo, diviene l’erede del Paradiso, trionfatrice di se stessa diviene la seguace l’amica, la sposa di Gesù Cristo!
Vincitrice del demonio, della carne, del mondo, l’anima, in fine della vita si vedrà essa pure attorniata dagli Angieli santi, che, a guisa di guardie d’onore, l’accompagneranno al cielo in festoso trionfo.
O miei poveri, o miei cari fratelli, voi che passate la vita disprezzati, tribolati afflitti da ogni genere di tentazioni: sollevate il vostro animo, accrescete il vostro coraggio!
Lottiamo da forti: raccomandiamoci a Dio alla SS. Vergine e poi lottiamo, lottiamo sempre contro le passioni, contro le vanità mondane, contro la seduzione del danaro e delle dignità con cui il demonio ci tenta.
Duro è il contrasto, penosa la pugna; ma grande sarà la ricompensa ineffabile la consolazione, immortale la gloria!