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[Minuta]



E stava cacciando un demonio, che era muto. E scacciato ch’egli ebbe il demonio, il muto parlò, e le turbe si meravigliarono.

Ma alcuni di loro dissero: Egli caccia i demonî per l’ajuto che gli da Belzebub, principe de’ demonî. E altri, tentandolo, chiedevano da lui un segno dal cielo. Ma egli che conosceva i loro pensieri, disse loro:

Ogni regno diviso in se stesso andrà in perdizione e rovinerà casa sopra casa. Se dunque anche Satana è in discordia con se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Poiché voi dite ch’io caccio i demoni per l’ajuto che mi dà Belzebub.

Che se io caccio i demonî per opera di Belzebub, per virtù di chi li cacciano i vostri figli? Per questo, essi stessi saranno i vostri giudici. Ma se io caccio i demonî per l’ajuto che mi dà la mano di Dio, vuol dire che il regno di Dio è a voi giunto. Quando un potente, bene armato, custodisce la sua casa, quel ch’è possiede è al sicuro.

Ma se un altro, più forte di Lui, sopraggiungendo, lo vince, gli porterà via tutte l armi, nelle quali confidava, e ne spartirà le spoglie.

Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Quando lo spirito impuro è uscito da un uomo, va attorno per luoghi aridi in cerca di riposo; e, non trovando requie, dice: Ritornerò alla casa mia, donde sono uscito. E quando vi giunge la trova spazzata e adorna. Allora va, prende seco altri sette spiriti peggiori di lui ed entrando ad abitarvi.

E la fine di un uomo è peggiore del principio.

Or avvenne che, mentre Gesù diceva queste cose, una donna di mezzo alla moltitudine alzò la voce, e gli disse:

Beato il seno che ti portò e le mammelle che ti han dato il latte!

Ma egli disse: Beati piuttosto quelli che odono la parola di Dio e l’osservano!

La generazione alla quale Gesù parlava non era stata del tutto insensibile alla predicazione di Giovanni Battista e di Gesù stesso. Se n’era commossa, ed aveva mostrato qualche segno di pentimento. Ma, pur troppo, il suo pentimento era stato “simile ad una nuvola mattutina ed alla rugiada”(Osea 6.4)

Erano state delle impressioni momentanee, che avevan prodotto qualche mutamento esterno, ma il cuore era rimasto vuoto; e un cuor vuoto è un invito a Satana.














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Che avverrà di codesta generazione? La sua condizione ultima sarà peggiore della prima; perché, o miei fratelli, nessuno è e, spesso, si sente tanto disperatamente malvagio, quanto colui che, dopo aver provato una qualche salutare impressione religiosa, è poi deliberatamente tornato al peccato e al mondo.

Ma se io, invece, scaccio i demonî per lo spirito di Dio, è dunque segno che è giunto tra voi il Regno di Dio, e che già è in mezzo di voi il Messia, che voi aspettate.

Il ragionamento di Cristo è dimostrativo e mette i suoi nemici al muro.

Essi, confusi, non seppero che rispondergli.

Non può essere, disse Gesù, ch’io scacci i demonî per la podestà del demonio, e perché il demonio non fa miracoli, e perché il demonio non va contro se stesso.

Dunque io li scaccio per virtù divina.

Sono dunque il Messia, sono il promesso liberatore.

È lo stesso ragionamento con cui anche oggi noi riduciamo al silenzio i negatori sistematici, l’incredulità, e convinciamo e retti di cuore.

Sopra la natura non v’è che Dio, che l’ha creata; Dio solo può far i miracoli e li fa per sé e per i suoi Santi: il demonio, permettendolo Iddio, potrà far cose superiori alla intelligenza o alla forza umana, ma, miracoli, mai!

Vi sono poi delle note sicure per distinguere i veri dai falsi miracoli, onde gli uomini siano tratti in errore.

I miracoli non possono prodursi che da una virtù divina.

Ma Gesù Cristo operò miracoli, e in questo, come in tutti gli altri suoi miracoli, agì sempre in modo assoluto colla sola volontà in un lampo, senza esitare, senza applicare rimedio di sorta, e in pubblico, alla presenza delle moltitudini, spesso de’ suoi nemici e l’effetto è istantaneo, infallibile.

Gesù Cristo provò anche coi miracoli che Egli è veramente Dio, il Messia.

Se l’incredulo mi dirà: Cristo non ha fatto miracoli, gli risponderò: Vedi, anche i suoi nemici non li hanno negati.

Pieni di superbia, d’invidia, d’odio contro Cristo che smascherava la loro ipocrisia, che sconvolgeva le loro idee intorno al Messia, idee di materiale e di politica grandezza, piuttosto attribuiscono al diavolo che a Dio quei miracoli che essi stessi vedevano e non potevano negare.
















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Se li avessero negati un grido di sdegno o di derisione si sarebbe innalzato dalle turbe meravigliate e acclamanti a Cristo.

Anche i primi e più forti oppositori del cristianesimo non hanno osato negare i miracoli di Cristo: Carlo, Porfirio, Giuliano, rinnovarono la ridicola accusa di magia: opposero le profezie delle loro sibille: Esculapio, Vespasiano, Apollonio; ma non poterono negare: il più fiero di essi morì gridando: Galilee, vicisti: Galileo hai vinto!

Mi direte: ma son passati venti secoli! E con ciò?

Forseché le prove della verità invecchiano? Il tempo le rende anzi più venerande e dà loro una base granitica ed eterna.

Che se l’incredulo mi ripeterà: Cristo non ha fatto miracoli, perché i miracoli non esistono.

Vedi, gli dirò, o fratello, il Cristianesimo esiste!

Dovrai pur ammettermi, “se hai ancora lo ben dell’intelletto”, che il Cristianesimo esiste: è tal fatto che non può negarsi.

Il Cristianesimo è il più grande fatto della storia umana. La civiltà stessa che si sviluppò presso tutti i popoli, e che ormai va conquistando l’universo, è essenzialmente cristiana.

Ebbene, ascolta Dante

se il mondo si convertì al cristianesimo,

diss’io, senza miracol, quest’uno

è tal, che gli altri son il centesimo. (Par. XXIV)

E perché?

Perché il Cristianesimo è tal ragione che l’ammettere abbia potuto diffondersi, e così rapidamente e largamente diffondersi senza miracoli, non è cosa neanche da supporsi: pensare che cos’è il cristianesimo e supporlo sarebbe sul serio da pazzo.

I fondatori i riformatori di religione hanno sempre sentito il bisogno di transigere, anche reagendo.

Cristo non così. Egli viene a completare, a perfezionare la legge, non a transigere, non a distruggere.

Distruggerà l’odio, il vizio, il formalismo, questi sì.

Il cristianesimo è guerra spietata all’egoismo, all’avarizia, alla disonesta pubblica o privata, ad ogni ipocrisia, ad ogni ingiustizia, ad ogni male.

Il Cristianesimo è una fede divina: è morale altissima: è aspirazione incessante al bene, alla virtù, a nobilitarsi: è culto di Dio spoglio di superstizione:













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è unione a Dio coll’orazione,coi Sacramenti, è amore dolcissimo, figliale di Dio: è fratellanza fra gli uomini:è tutta una religione sovrannaturale.

È tutto ciò che vi ha di più puro, di più filosofico, di più grande.

Non avvenne altra che abbia tanto influito ad avanzare l’incivilimento, ad abolire la schiavitù, a farci sentire tutti fatti a sembianza d’un solo figli tutti d’un solo riscatto. (Pellico - Doveri III).

Nessun’altra religione più madre della Chiesa di Cristo con gli umili e nessuna più sublime: nessuna più misericordiosa coi caduti e nessuna più splendida di santità: nessuna più umana e nessuna più fulgente del carattere di divina.

Tre sono oggi le religioni che si contendono il primato dell’umanità: Buddismo, Islamismo, Cristianesimo.

Si capisce la propagazione dell’Islamismo, si capisce la propagazione del Buddismo; non si capisce, senza miracoli, non si capirà mai la propagazione del cristianesimo e specialmente la vitalità e il progresso del Cattolicesimo.

Il Buddismo non è, propriamente, una religione, perché non ha fede.

Il buddismo rese schiava la volontà, ma lasciò libera l’intelligenza.

Non ha una fede, ed ha una morale monca, egoistica, mancante del senso dell’amore e della giustizia.

No, non sarà nel Gange che andrà a tuffarsi l’umanità.

L’Islamismo poi ha una fede sì, ma manca di morale.

Maometto rese schiava l’intelligenza, ma lasciò che le passioni rompessero ogni freno, e s’impose colla forza, colla scimitarra. No, finché l’uomo avrà il sentimento della sua libertà, della sua dignità, la scimitarra non trionferà della Croce: il Corano non regge a paragone del Vangelo.

Il Vangelo non lusingò le passioni, non s’impose per forza d’armi, e impose tutto ciò che è contrario alle tendenze non è persuasione di umana sapienza, ma è ai giudei scandalo e ai Greci stoltezza; il Vangelo è però amore di Dio e degli uomini; è dottrina e amore che non sacrifica, ma santifica; è umiltà che esalta e vivifica in Cristo e nei fratelli.



















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Nessuna nobiltà di sangue scorreva nelle vene dei dodici che Cristo mandò alla diffusione del Vangelo: nessuna potenza di umano ingegno posero alla grande impresa: erano figli del popolo, e nessun raggio di singolare intelligenza brillava sulla loro fronte. Erano stati chiamati dalle rive dei laghi e dal telonio, erano figli di quella Palestina che passava per un paese semi - barbaro.

Ecco gli Apostoli a cui Cristo aveva affidato la missione di andare a predicare il Vangelo a tutto il mondo; sono degli inermi, non solo davanti alla forza, ma anche davanti alla scienza.

Che se ai dodici si aggiungerà Paolo, pieno di intelligenza, e di sapere, egli, anche agli Ateniesi dall’intelletto superbo, non parlerà col genio di Socrate o di Platone ma predicherà Cristo e solo Cristo e Cristo Crocifisso, davanti al quale tutti dobbiamo cadere in ginocchio, adorare ed imitare!

Tanto che quei dotti dell’Areopago risposero: di questo povero giudeo, ti sentiremo a parlare domani.

Ma Cristo è Dio: egli è di jeri, è di oggi, e sarà di domani. Christus heri hodie et in seacula!

I semi divini indistruttibili che Cristo ha seminato nell’umanità ecco che vengono maturando malgrado la zizzania dell’uomo nemico.

Fratelli, alzate lo sguardo, e vedete dal sangue uscire l’aurora di Dio! L’avvenire appartiene a Cristo, non può essere che di Cristo.

Cristo è il verbo divino che rigenera: è la legge, è la vita di ogni grandezza morale, è l’anima di ogni libertà!

Cristo è la sorgente di amore di pace donde ogni cuore deve sperare conforto: è la sola luce da cui ogni popolo, ogni democrazia può trarre incremento.