V111T086 V111P078
[Minuta]
I Vangeli delle Domeniche tra Pasqua e Pentecoste sono tutti di S. Giovanni. Tutti poi hanno il doppio fine di confortare gli Apostoli, di raffermarli nella fede; prepararli alle lotte che dovevano sostenere assicurarli della prossima venuta dello Spirito Santo, e che Questi avrebbe compiuta l’opera di Gesù Cristo.
I Vangeli poi della III, IV, V, Domenica dopo Pasqua, e di oggi sono tratti dal mirabile discorso tenuto da Cristo dopo l’ultima cena.
Gesù dice: “Vi manderò lo Spirito Santo verrà lo Spirito Santo, che vi ho promesso: Egli terrà il mio luogo e continuerà la mia missione: colla sua luce rischiarerà le vostre menti e vi farà conoscere il senso della verità da me udite, perché Egli “è lo Spirito della verità”.
Intendiamo bene in che modo lo Spirito Santo ha dipendenza da Gesù Cristo come Dio.
Il Padre celeste perché non ha origine da nessun’altra Persona divina, non si dice Mai, neppure una sola volta mandato.
Il Figlio, Gesù Cristo, che è generato ab eterno dal Padre, si dice costantemente mandato dal solo Padre, e Mai, neppure una sola volta, dallo Spirito Santo, perché non ha origine da Lui.
Lo Spirito Santo poi si dice mandato ora dal Padre ora dal Figlio perché procede ugualmente dall’uno e dall’altro.
È dunque verità di fede che lo Spirito Santo procede non solo dal Padre, come credono i fratelli nostri erranti, Greci e Russi, ma anche dal Figlio, come crediamo noi cattolici, figli della Chiesa Madre di Roma, mentre essi lo negano, male, molto male interpretando le sante Scritture.
Lo Spirito Santo impreziosisce le pene che ci “purificano nella virtù com’è purificato l’oro” (I Petr. V.) e, “vengano per colpa o senza colpa, le raddolciscono e le rende utili per una vita migliore” (Prom. Sp. XXXVIII).
Gesù Cristo ha chiamato lo Spirito Santo “Spirito della verità” Dio come il Padre, come Cristo, lo Spirito Santo è quindi l’autore di ogni verità celeste. Egli la diffuse così copiosa sugli Apostoli che essi la sparsero per tutta la terra.
Egli coronò la loro predicazione con quel sorprendente successo che fu l’ammirazione di tutti i secoli
E lo Spirito Santo è ancora tra di noi lo Spirito di verità.
Egli è che assiste la Chiesa, e a Lei e al suo capo visibile il Papa, comunica l’infallibilità della dottrina.
Egli che dispone i fedeli a secondare la parola di eterna verità: colla sua effusione ammollisce i cuori più induriti e li trasforma in vasi di elezione.
Ricordate l’Innominato tra le braccia del Cardinal Federigo.
Vinto da quell’impeto di carità, mentre le lacrime ardenti di lui cadevano sulla porpora incontaminata che....
V111P079
Gesù chiama lo Sp. S. Paracleto che vale Consolatore e Spirito di verità.
Consolatore
perché dovea sostenere e sostituire Gesù Cristo nella sua essenza e
consolare gli Apostoli
in mezzo alle fatiche, alle contraddizioni, del loro ministero,
consolarli colla sua unzione: rianimarli co’ suoi doni
meravigliosi.
E similmente dovea fare verso le anime giuste in tutte le tribolazioni che esse provano.
Egli non toglie il sentimento dei loro mali, ma ne addolcisce l’amarezza e le lacrime.
O voi che gemete nell’angustia alzatevi a questo onnipotente Consolatore.
Tutte le consolazioni umane si riducono ad una parola: fatti coraggio o ad esortare alla pazienza per la necessità di soffrirne.
Ma che è il coraggio senza la luce della fede? Ma perché soffrire, se non ci fosse un premio, se non c’è Dio?
Bisogna soffrire! Verità incontrastabile, ma verità desolante quando la si separa dalla religione: perché allora i patimenti non avrebbero più né principio, né fine né compenso, e l’aspettazione dell’avvenire aggraverebbe con prospettiva spaventosa la sensazione del presente. E il presente diventerebbe insopportabile, senza un’altra vita.
Che dice Shakespear nell’Amleto?
Essere o non essere. “Se non ci fosse un’altra vita, sarebbe forse più nobile per l’anima umana soffrire i colpi dell’iniqua fortuna, e non ribellarsi né opporsi al torrente di tanti mali, e non finirla una buona volta?………Chi vorrebbe sopportare tanti pesi, sudare e piangere sotto lo incubo d’una vita affannata, senza un alto conforto”? (Atto III)
A che si riducono la parola dell’uomo le consolazioni umane?
Ma c’è una vita futura che orienta tutto, che dà valore a tutto, vi è una luce che illumina e conforta tutto, e fa santo e caro anche il dolore, il grande mistero del dolore!
V111P080
Lo Spirito Santo e gli Apostoli renderanno testimonianza a Gesù Cristo: lo Spirito Santo interiormente gli Apostoli esteriormente, ma entrambi attestano le medesime verità.
Gli Apostoli parlarono e la Chiesa parla per l’ispirazione dello Spirito Santo.
Quando S. Pietro fece stupire gli Ebrei, convenuti da ogni parte del mondo in Gerusalemme, parlando colla moltiplicazione delle lingue disse loro: questo è l’adempimento della profezia di Gioele: “Io spargerò il mio Spirito sopra i miei servi, ed essi profetizzeranno. (Act. II, 16 - 18)
Quando S. Paolo confondeva i più bei geni del paganesimo dichiarava che ciò avveniva non per la persuasione delle parole dell’umana sapienza, ma per la manifestazione dello Spirito Santo e della sua virtù. (I Cor. 11;4).
Nel I Concilio di Gerusalemme (50 d. Cr.) gli Apostoli, presentarono i loro decreti ai fedeli dicendo: “È piaciuto allo Spirito Santo e a noi” (Act. XV, 28)
La Provvidenza divina volle che la fede fosse ricevuta in tutto l’universo per l’ispirazione dello Spirito S. e per la testimonianza degli Apostoli.
E
siccome nulla vi è che sia di fede se non viene dallo Spir. Santo,
così non vi ha articoli di fede se non quelli trasmessi dagli
Apostoli
dichiarati tali dalla Sede
Apostolica cioè
dal Vicario di G. Cristo.
Così la sapienza eterna fissa la nostra fede e la difende: le impedisce di essere abbandonata al senso privato, di variare e di essere distrutta.
Gli Apost. gli renderanno testimonianza perché furono con lui fin dal principio.
Essi sono i testimonî della molteplicità e continuità de’ miracoli del Signore per più di tre anni. Miracoli operati a vista di moltitudini di amici e di nemici, senza scelta, senza preparazione: sono le opere di una potenza divina.
Per questo S. Petro propose che al posto di Giuda fosse scelto un discepolo che avesse seguito G. C. dal suo battesimo sino all’Ascensione.
E tutti gli Apostoli potevano ripetere con S. Giov.: “Quello che noi abbiamo udito quello che noi abbiamo veduto coi nostri propri occhi e che le nostre mani hanno toccato, è quello che noi vi annunziamo e attestiamo. (I Io. I - 1 - 2)
I mali improvvisi son quelli che fanno più impressione.
Le tempeste subitanee son quelle che sradicano i cedri del Libano.
Per questo il Divin Maestro prepara gli Apostoli ai più dolorosi momenti, raccomanda loro di non scandalizzarsi dei mali, delle persecuzioni dei supplici, e li conforta assicurandoli e li premunisce.
L’urto delle avversità li troverà sostenuti dalla previdenza e dal soccorso dello Spirito Santo.
Avvertiti dalla profezia di Gesù Cristo gli Apostoli sostennero con costanza più che eroica le persecuzioni e la morte.
I loro mali presenti erano un pegno del gaudio futuro, in mezzo ai tormenti alza….