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[Minuta; il testo si presenta cancellato in senso verticale]



In Nomine Jesu! - Vengo a Voi, o miei Cari, nel Nome di Gesù. Ho terminato di leggere il cap. II del Vangelo di S. Luca che si chiude mostrandoci Gesù dodicenne il quale - ritrovato nel tempio da Maria SS. e da S. Giuseppe, dopo tre giorni di angosce, scese con essi da Gerusalemme, andò a Nazaret, e, dice l’Evangelo: “erat subditus illis: era sottomesso a loro”.

L’Israelita, a dodici anni, diventava un “figlio della legge” ed era obbligato ad osservare tutti i doveri della religione. - Così volle fare Gesù. Egli, manco a dirlo, non vi era obbligato, perché, quale Dio, superiore ad ogni prescrizione rituale. Ma ci volle dare l’esempio della fedeltà e obbedienza alle osservanze del culto e farci comprendere che nel tempio, nella Casa di Dio, che si attingono a piene mani le grazie.

E nel dare a Sua Madre alla dolce osservazione di sua Madre una risposta giustificazione così alta e recisa volle Gesù insegnarci che “nel contrasto tra i vincoli della terra e quelli del Cielo, tra le voci lusinghevoli della carne e del sangue e quelle della vocazione superiore a vita religiosa di perfezione, i seguaci di Cristo non possono né discutere né dubitare: “quia his, quae Patris mei sunt, oportet me esse”, rispose Gesù a sua Madre: “bisogna che io sia nelle cose che s’appartengono al Padre mio: Prima Dio, poi gli uomini, oportet, bisogna: la vocazione religiosa è un dovere che sovrasta al tornaconto, delle famiglie all’interesse delle famiglie e alle lagrime, al sentimento, alla vita e alla morte.

























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Ma questo passo di Vangelo parla - e come! - della obbedienza di Gesù: Gesù coepit fecere et docere. Gesù, prima fece Lui, diede Lui l’esempio, poi ci insegnò disse quello che dovevamo fare noi. E tutta la vita Gesù ci insegnò ad ubbidire coi suoi è esempio di piena obbedienza, o miei Cari, e quando è fanciullo e nella vita privata, e nella pubblica sempre dice chiaro che Egli è venuto compie la volontà ...