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[Da Copia stampata, bozze di stampa]



Chiediamo a Dio che ce l’infonda nell’anima la sovrannaturale virtù della fede; essa, dice l’Apostolo, è un dono di Dio. “È il principio, il fondamento di tutta la nostra giustificazione” senza di essa è impossibile piacere a Dio. Predicate il Vangelo ad ogni creatura : “lui crederà e sarà battezzato, sarà salvo, - chi poi non crederà sarà condannato.

Né con ciò intendiamo affatto sostituire il Vangelo alla Chiesa, che anzi come potremmo noi credere al Vangelo, senza la testimonianza della Chiesa?

La fede. Essa è anche la prima necessità dell’uomo; sventurato chi non crede! Ardigò senza fede si chiede disperato: “Così è la vita?” e perché non gli apparve che un abisso senza salvezza e senza conforto tentò corre al suicidio.

È la fede che spezzò le catene della schiavitù e riabilitò la donna: è la fede che con Ildebrando lottò la più pura e la più Bella lottò contro l’iniquità: sollevò i Comuni con Alessandro III nel monastero di Pontida giurò la Lega Lombarda e maturò la vittoria di Legnano contro il despota del Medio - evo Federico Barbarossa.

La fede creò le nostre Università e a Colombo e ai suoi avi repubblicani benedì le vele: cantò con Dante e Tasso, scolpì con Michelangelo, con Raffaello dipinse.

Ed è questa fede che deve mantenerci ci fa - oggi e sempre - italiani non vili.




























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(Da Copia stampata, bozze di stampa)



Che la fede ingrandisce anche a noi i nostri cuori, essa che è sostanza di cosa sperate ed argomento delle non parventi. (Par. XXII. 64)

Questa La fede del povero cieco, che, chiamando Gesù il Figliuolo di Davide, lo riconosceva pel promesso Messia! Fu la sua fede nella divinità di Gesù Cristo che operò il miracolo: “a tua fede ti ha salvato!” E la umile e perseverante preghiera di lui mosse Gesù a farselo condurre innanzi e a dargli la vita.

Ma, o fratelli, non è vero che ancor noi viviamo di frequente bene spesso da poveri ciechi, e di tal cecità ben più grave che quella del mendico di Gerico? Quante tenebre intellettuali! quante tenebre morali! quante tenebre di barbarie! quante tenebre religiose! Dio mio, quante cecità è in noi e nel “trionfante secolo dei lumi!”

E pur tutti sentiamo il bisogno di uscirne, e di dare alla vita un’alta luce di fede, e di viverla questa divina luce. Ché, non basta aver fede, bisogna viverla, - la fede senza le opere è morta.

Coraggio, dunque, o miei fratelli. Preghiamo Dio e siamo sinceramente amanti della verità, e andremo alla fede e l’anima nostra sia piena di fede. Non lasciamoci guidare da pregiudizi, da prevenzioni; rivolgiamoci con semplicità di animo a Gesù Cristo, e non potremo negare a lui e alla sua dottrina la piena adesione della mente e del cuore. Dio stesso sarà nostra luce.

Rendiamo alla fede questo doveroso ed elementare ossequio: invochiamola, viviamola, studiamola, e poi, se vi dà l’animo, respingetela magari. Ma non recate ad esse l’offesa irragionevole di negarla; peggio d’insultarla o accusarla senza conoscerla; mentre sentiamo che essa ed essa solamente, o miei fratelli, può dare una risposta a certe domande,può lenire...





















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[Minuta]



Ma gli Ebrei, a Gesù che li invita a specificare le loro accuse contro di lui, non rispondono che con declamazioni ingiuriose blasfeme.

Per poco che avessero posto mente avrebbero dovuto convincersi che chi non faceva che bene e predicava la morale più santa non poteva essere posseduto dal demonio. La l’odio non dà luogo a riflessioni

Per i Giudei poi chiamare Cristo “un samaritano” equivaleva a dirlo doppiamente nemico: i samaritani erano nemici nel senso nazionale e patriottico, e più ancora nel senso religioso, come disertori dell’antica fede.

L’astio tra i due popoli era così profondo in tutte le classi sociali che la samaritana rifiutò al Cristo un po’ d’acqua, unicamente perché era giudeo.

Era dunque una villania gravissima dare del samaritano a lui...


Note in piccolo


(2) Tommaso in lingua aramaica, significa gemello

(3) Didimo non è un nome, ma un soprannome, e vuol dire anch’esso, in greco, gemello.