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[Minuta]
Il Vangelo
Domenica delle palme
(Matteo XXI, 1 - 9)
L’ingresso di Gesù in Gerusalemme (Marc. XI - 1 - 10 == Luc. XIX - 29 – 44 Giov. XII - 12 - 19)
E
come si avvicinarono a Gerusalemme (I), ed erano già a Betfage, (2)
presso
al monte degli
Olivi
Oliveto, Gesù mandò due discepoli dicendo loro: Andate
nel castello che vi
sta
di rimpetto, e subito troverete legata una giumenta e un asinello con
essa: scioglieteli e menateli.
E
se alcuno vi dirà qualche cosa, dite che il Signore ne ha bisogno, e
tosto li manderà.
Or questo avvenne affinché si adempisse la parola del profeta che
dice: Dite
alla figliuola di Sion
(3): Ecco
il tuo Re viene a te, mansueto, e montato sopra un asino, sopra un
asinello, puledro d’una giumenta.
E i discepoli andarono, e fecero come Gesù aveva loro ordinato
comandato. E menarono la giumenta e il puledro, vi misero sopra i
loro mantelli, e Gesù vi si pose a sedere. E intanto una turba
grandissima distese le sue vesti sulla via; e altri tagliavano rami
dagli alberi e li spargevano per la via, (4) e la turbe che
procedevano
andavano innanzi e quelle che seguivano, gridavano: Osanna
(5) al Figliuolo di Davide! Benedetto Colui, che viene nel nome del
Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”
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[Minuta; cancellature in senso verticale]
Non ho alcuna difficoltà di accogliere il ragazzo di cui nella lettera di stamattina, ma
1)
vorrei sentire il D. Barco per non fargli un’indelicatezza. Ho
sempre tanto desiderato che tra i Seminari della Diocesi e questa
baracca della Provvidenza ci fosse non solo buona relazione, ma
quell’unione dei cuori, e da parte mia una tal quale dipendenza
come dev’essere del fratello più piccolo coi più grandi. Ci fu
sempre questa
buona armonia relazione
ma oggi, che mi dà occasione, Le dirò che ho altamente apprezzato
l’atto di Vostra Eccellenza di mandarmi in principio a far quelle
due chiacchiere ai Chierici anche perché servì ad unirci sempre di
più nella carità fraterna.
2)
amerei che detto chierico deponesse l’abito almeno
per un anno e che qui desse almeno L. 5 mensili di
più
di quanto pagava al Seminario, non per altro che per levare ogni
velleità, velleità che di là si passi qui onde affinché
non credano altri Seminaristi di potersi far preti lo stesso in barba
ai Superiori, e per un capriccio qualunque.
Deve sapersi che egli è accettato col consenso del suo Rettore, anche vesta in borghese.
3)
Non intendo affatto
di legarlo al mio Istituto, ma solo di provarlo, con l’ajuto
di Dio, aiutandolo e non alienandolo affatto dalla Diocesi. Se poi
volesse restare, Vostra Eccellenza lo proverà e deciderà.
4)
Il Can.co
Rettore Gugliada Le
potrà riferire di un caso quasi identico. Quattro anni fa certo
D. Pietro Meriggi di Stradella, già studente ...