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[Da copia dattiloscritta; vedere: Luigi Orione, Lett. scelte ed. Paravia, pag. 62]



A un suo Chierico soldato

 Tortona, 24 - IX – 1917


Mio caro Bartoli,


sono giunto a casa ieri, e sento da Don Sterpi che sei a Firenze. Scrivo oggi al Maestro Perosi, che sta vicino a Firenze, che ti venga a trovare in vece mia. Per quanto celebre musico, egli è tanto alla buona che, se appena le condizioni di salute glielo permettono, certo verrà.

Spero che la tua malattia non sarà grave e di presto rivederti qui a Roma.

Pensa però, caro Bartoli, a ciò che c’insegna la fede: che là appunto sta nascosto il maggior bene, dove il nostro corpo peccatore esperimenta il maggior male. Il Signore infinitamente maggiore della sanità. Nessun miglior tempo, o mio caro Bartoli, per esercitare la pazienza e la umiltà, che quello nel quale siamo infermi. L’aurea indifferenza e l’abbandono alla santa volontà di Dio, è la più grande prova d’amore che si può dare al Signore. L’unico sollievo da Gesù Cristo. L’amore di Gesù Cristo e l’amore a Gesù Cristo sono, credilo, o figlio mio, le due vene della consolazione nostra in ogni pena, in ogni dolore fisico o morale della vita.

La SS.ma Vergine, che divenne nostra Madre in mezzo alle pene e alle agonie del Calvario ci conforti nel nostro patire, e santifichi ogni nostro dolore.
























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Beati quelli che si abbandonano nelle mani di Maria SS.ma. Ti raccomando tanto di essere tutto della Madonna.

Giovedì sono stato a trovare M. A. che volle essere Allievo Ufficiale e rimase ferito. Ora è all’Ospedale Militare (...) di Torino. Fu colpito alla gamba sinistra e facilmente resterà zoppo. Ve però meglio. Prega per lui. Egli ti saluta tanto. E anche noi tutti ti salutiamo fraternamente e in Gesù Cristo ed io particolarmente ti benedico con tutto l’affetto.

Tuo aff.mo come padre


 Sac. Orione della Divina Provv.