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[Da copia stampata; Il Vangelo Domenica IV.a di Quaresima (Giov. VI, 1 - 15) La prima moltiplicazione dei Pani (Matt. XIV. - Marco VI. Luca IX.) Qui si riportano solo i periodi che hanno sottolineature di D. Orione. Vedere anche volume 111 a pag. 159 e segg.]
………Vide Dio con un palpito di gioia la felicità che avremmo provata e ci creò, e ci infuse la grazia, che ci unisce a Dio e fece suoi figli, consorti della divina natura (S. Pietr.). Ma l’amore di Dio non è sazio: l’unione fra Dio e l’uomo sarà sorpassata da un’altra unione più intima: il figlio di Dio si unisce colla natura umana in unità di persona. Non basta.
Questa unione Dio la vuole come estendere a tutti gli uomini Più che si unisce il cibo con chi lo mangia. È l’amore di Dio! - Deus charitas est, e la carità spinse Gesù Cristo nostro Dio a non abbandonare i orfani su la terra, ma a donare se stesso all’umanità. E istituì l’Eucarestia...
Così Gesù Cristo istituì il Sacramento dell’Eucarestia, che è un mondo di prodigi e di amore, e il focolare della pietà cristiana.
“Perciò, dirà San Paolo, chi mangerà il pane e berrà il calice del Signore indegnamente, sarà colpevole contro il Corpo e il Sangue del Signore... egli mangia e beve la sua condanna.” (I. Cor.)
Del resto Gesù stesso, commentando il senso intimo e profondo della moltiplicazione dei pani aveva detto: “Io sono il pane di vita. Il pane che io vi darò è la mia carne per la salute del mondo. La mia carne è veramente cibo e il mio sangue è veramente bevanda. Chi mangia di questo pane vivrà eternamente. E poi aggiunge: “Se non mangerete la carne del Figliuol dell’uomo e non berrete il suo Sangue, non avrete la vita in voi.” (S. Giov. cap. VI)
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Dunque il pane consacrato non è più pane, il calice consacrato non è più vino, ma è il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo.
Questa fu sempre la fede cattolica.
S. Ignazio Martire, (1° secolo), immediato successore di San Pietro nella sede di Antiochia, nutrito alla culla della nostra fede, e che aveva seguite le orme del Redentore, parlando dei Gnostici, setta di eretici, dice: “Essi si astengono dall’Eucarestia, perché non confessano che l’Eucarestia è la carne del nostro Salvatore Gesù Cristo”. (Ep. Smyr. VII).
E scrivendo ai Romani, VII, 4 “Io non desidero i cibi corruttibili, ma voglio il pane di Dio, ch’è la carne del Cristo della stirpe di David, E, per bevanda, il suo sangue, ch’è carità incorruttibile”.
La Didaché, la Dottrina degli Apostoli, pubblicata solo nel 1883, documento collettivo e principe, anteriore certamente alla metà del II secolo, ma che potrebbe essere anche prima del Vangelo di San Giovanni, ha alcuni capitoli sul dogma e sulla pratica dell’Eucarestia alla fine del I° o alla metà del secondo secolo dopo Cristo.
Essa ci prova che allora si aveva la fede nell’Eucarestia che abbiamo oggi...... Sono questi i primi campioni della Chiesa, quelli che udiranno risuonare la predicazione degli Apostoli.
Il grande Vescovo Ireneo ebbe a Maestro il Beato Policarpo, per 70 anni “Angelo della Chiesa di Smirne”, alunno e conterraneo di San Giovanni Evangelista: il Vescovo e Martire, che, in catene, benediceva a Dio “di prender parte nel Calice del tuo Cristo per la resurrezione della vita eterna dell’anima e del Corpo nella incorruttibilità dello Spirito Santo”. Sant’Ignazio poi era pure stato discepolo di colui” che ha scritto tali cose.”
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Egli aveva senza dubbio appreso dalla bocca del Santo Evangelista Giovanni il vero senso e lo spirito di quelle parole sacramentali e vedere nell’Eucarestia il pegno della immortalità, il pignus futurae gloriae di cui canta la chiesa....
I dotti si accordano nel datar l’iscrizione dalla fine del II° secolo dell’e. v.
Come il Signore aveva ordinato ai suoi discepoli, così essi fecero: gli Apostoli portarono l’Eucarestia per il mondo, la distribuirono in cibo ai fedeli, e il Sangue di Gesù venne offerto nelle Catacombe e sulle tombe dei Martiri - ai Missionari.
Ove avete voi attinto, o deboli donzelle, o teneri fanciulli, o vecchi cadenti, la forza per sostenere tanti e sì atroci tormenti? Dall’Eucarestia, ci rispondono i Martiri. L’Ostia santa segretamente entrava nelle oscure ed umidi prigioni ed era il cibo dei forti; era il Sangue di Cristo che inebriava quelle anime ardenti di carità.
La Chiesa, che è “del Sangue incorruttibile conservatrice eterna”, rinnova ogni giorno il divino sacrificio sui nostri altari.
Essa ha sempre insegnato ad intendere la parole della consacrazione in senso proprio e reale, e che l’Eucarestia “nutre la nostra carne del Corpo e del Sangue del Signore” (Sant’Ireneo), secondo la parola di Paolo agli Efesini V, 30, “Noi siamo le membra del suo Corpo, della sua Carne, delle sue ossa.”
….. “Tutte le più antiche e venerande liturgie greche, latine, arabe, siriache ed altre sciolgono al Sacramento del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo, inni di fede, di amore dolcissimo e di adorazione”. Così scrisse Grozio, protestante, nel suo “Votum pro pace”….
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Così nelle Catacombe di San Callisto vi sono pitture di stile pompeiano del principio del II secolo col gruppo del pesce (Christus) col cesto del pane e del vino bellissimi simboli del corpo e sangue di Cristo. E altro affresco del III° secolo, che rappresenta l’Eucarestia.
Nel Cimitero di Priscilla, che è il più insigne e più antico dei cimiteri cristiani di Roma, nella Cappella detta dei fossori “Cripta Greca”, è l’affresco prezioso (II secolo) della Comunione eucaristica o Fractio panis.
È poi celebre il sarcofago cristiano de’ primi secoli, scoperto in Arles, che in due gruppi distinti rappresenta il Sacrificio eucaristico.
Sacrum convivium.
È “comunione”.
“Il calice di benedizione che benediciamo non è la comunione del sangue di Cristo? e il pane che spezziamo non è la comunione del corpo di Cristo? (San Paolo I. Cor. XI.)
Gesù in reale, benché spiritualissimo modo, si comunica alle nostre anime.
È “Ringraziamento”. L’etimologia propria del vocabolo greco Eucharistia significa appunto “ringraziamento”. Questo stesso nome le dà S. Ignazio M.
La Chiesa considerò sempre l’Eucarestia anche come un rito di ringraziamento.
È “Commemorazione”. “Ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete questo calice annunciate la morte del Signore”. (San Paolo I. Cor. XI)
Betlem Casa del Pane.