V113T186 V113P227


[Minuta]



 Venezia, il 30 Aprile 1923

Egr. Sg.r Rag. M. Beffa,

Sono spiacente di non aver potuto rispondere prima alla gradita Sua del 20 corr., poiché ero fuori Venezia.

Il telegramma di Don Orione da Reggio Calabria, che Ella gentilmente mi ha comunicato, e del quale Don Orione stesso mi fece cenno in una sua, mi pare, Sig.r Ragioniere, sia più che debba ritenersi soddisfacente, poiché egli non solleva alcuna eccezione, ma egli accetta, sic et simpliciter, quanto Ella gli ha scritto per incarico della Sig.ra Celesia. Anche prima, del resto, già aveva assicurato che non avrebbe tolto le Suore, fino a che la Signora N. D. Carlotta Celesia non avesse provvisto. Per dubitare di questo bisogna non conoscere D.

L’essergli poi giunta il telegramma la lettera con ritardo, perché attraverso la Calabria e Sicilia, per durante la visita di quelle Case, lo ha evidentemente portato a telegrafare, onde far conoscere il più sollecitamente possibile alla Signora che egli accettava di essere allontanato. Se pure non ha voluto usare quella forma spiccia, ma molto corretta, ad evitare di dover rispondere a quanto in quella lettera a me diretta poteva essere meno esatto e suonare diffidenza verso di lui, che fu invece leale e franco, sì, ma sempre delicato verso la Signora Celesia anche quando si faceva l’atto di acquisto della Casa a quel modo dopo una lettera diversamente impegnativa per una somma di qualche un centinajo di migliaia di lire, su cui egli passò. Vostra Signoria vorrà scusare questo accenno, ma questo è dire la verità, che non si cambia. Ritengo quindi bene che non si insista. Comunque, quale procuratore del Rev.do Don Orione mi rendo garante, ad ogni effetto, che le Suore saranno mantenute alla Casa Paterna del compianto e sempre benedetto Paolo Celesia, aperta in Como, sì e come Ella, Sig.r Ragioniere, ha chiesto, a nome di Donna Carlotta Celesia. Ma ritengo bene conveniente e prego che non si insista a voler richiedere di più da Don Orione e direttamente dal Rev.do D. Orione perché mi pare poiché ritengo penso che egli Lui non ami entrare dover essere obbligato a ricordare nulla più egli desideri che di evitare di dover ritornare su cose più o meno penose nei riguardi di una vecchia Signora, verso la quale egli da quanto mi scrive e per quanto lo conosca, so che sente sempre profonda reverenza, sovra tutto anche solo per i grandi e intimi dolori che la rendono tanto veneranda.

Con la più alta stima di Lei, Egr. Sig.r Ragioniere, dev.mo Servitore