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[Lettera]



Convitto Paterno

Tortona

Copia

D. Orione

 Anime e Anime

 3 Gennaio 1925

Rev.mo Mg.re Vicario,

Vedo con piacere i suoi graditi caratteri nella lettera che Mg.re Agostino mi ha scritto a nome di Sua Eccell. Rev.ma, e vengo a ricambiarLe toto corde ogni migliore Augurio di molte grazie e benedizioni in questo anno santo.

La ringrazio di quanto Ella mi scrive di aver detto al D. Saroli, e non ne voglio dubitare. Egli mi si presentò (come cosa fatta con codesta Ven.da Curia) già Parroco eletto di Prunella, e ciò, in verità, mi aveva stupito. Ma a Lui neanche ho lasciato intendere quello che ho sentito in me. Mi sono limitato a fare la parte che dovevo fare, ricordandogli la sua vocazione e i vincoli sacri che egli, - volente e sciente, - ha contratto con la Congregazione; la quale, solo dopo i voti e il giuramento di permanenza, lo ha fatto ordinare. Che la Congregazione non fosse approvata ancora dalla S. Sede, egli ben lo sapeva; ma la Congregazione, anche non ancora approvata, fu pur buona per dargli il pane quando era un povero ragazzo, per educarlo; e poi fu pur buona per farlo Sacerdote! E’ proprio stata, nelle vie della Provvidenza, questa povera e umile Congregazione che gli ha dato la certezza del suo stato e del suo avvenire, promovendolo al Sacerdozio?

Ma Iddio è coi semplici di cuore, et cum simplicibus sermocinatio eius, - non con quelli che per dare una parvenza di giustificazione al loro operare, vanno non con la semplicità del cuore, ma con i pretesti e con la doppiezza...

E così si fino alla diserzione religiosa, e Dio non voglia che si vada alla perdizione. Al D. Saroli ho parlato chiarissimo in Domino, e come un padre doveva parlare. Poi gli ho detto che da noi tutto si fa per amore di buona volontà, e niente per forza. Se intendeva compiere la sua vocazione e perseverare, sa come fare; se voleva disertare, non mascherasse le sue macchinazioni, ché non volevo equivoci, ma facesse pure. Non pretendesse però approvazioni da me né benedizioni sui suoi passi: non benedico i passi di chi sono convinto che va fuori di strada, per la conoscenza che ho di lui e delle sue cose. E su questo, occorrendo, mi riserbo di parlare.













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Mi ha quindi meravigliato che Sua Eccell. Mg.re Arcivescovo m’abbia ora fatto scrivere dei ringraziamenti “per il permesso accordato”.

No; il Saroli vuole abbandonare la Congregazione? faccia pure, ma io sento in coscienza di dovergli dire che fa male, e non gli dirò mai che fa bene.

Chi è ingrato è ingrato: chi è transfuga, è transfuga: chi lascia la vocazione religiosa e rompe voti e giuramenti, S. Alfonso lo chiamava un disertore. E tale è per me. Non mascheriamo le cose: quello che è, è.

Perdoni, caro Mg.re Vicario, questo franco parlare mio. Ella ben comprende che io mi riferisco puramente al D. Saroli, e che solo miro a chiarire bene la portata di poche certe mie righe, le quali altro non volevano dire che il Saroli, per questo tempo che è qui, si è diportato bene. Non altro.

Gradisca, Rev.mo Mg.re, ogni più devoto ossequio; e la espressione di tutta la più alta stima.

Suo in G. Cristo e nella Santa Madonna dev.mo

 f.to Sac. Luigi Orione


[Da foglio dattiloscritto]



R. 27/9 - 927

Copia conf.

 D. Or.


 Tortona, il 27 Settembre 1927

Rev.mo Signore,

In riferimento a gradita lettera di V. Signoria diretta al nostro Superiore D. Orione il 25 corr. m., ho incarico di assicurarLa che Egli al suo passaggio per Roma sosterà a Perugia, preavvisando.

Il Sig.r Don Orione non ha ancora potuto né potrà così presto muoversi da Tortona; dovrebbe andare a Roma domani, ma manda il Procuratore.

Ringrazia delle preghiere e voti tanto Sua Eccell. Rev.ma Mgr. Arcivescovo, che la Signoria Vostra.

Mi prega de’ suoi ossequi all’Eccell.mo Mgr. Arcivescovo Rosa e a Vostra Signoria Rev.ma.

Con alta stima dev.mo servitore

 firmato G. De Santis.