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[Da foglio a stampa: Sant’Alberto Abate Pellegrinaggio a Sant’Alberto di Butrio XXXII Anniversario commemorativo del ritrovamento del Santo]



 Tortona, Settembre 1932 - A. X.



L’Eremo di S. Alberto di Butrio è una veneranda solitudine di pace e di bellezze meravigliose.

Sant’Alberto, abbandonato il mondo, si ritirò a fare penitenza, imitando perfettamente la vita degli anacoreti d’Oriente. Ma venne scoperto da un Malaspina, Signore del castello di Casalasco in Val di Nizza, il quale, in segno di benemerenza verso del Santo, che aveva donata la favella ad un suo ragazzo nato muto, gli edificò la chiesa di Santa Madre, che tuttora esiste. La fama del Santo si diffuse; Egli venne illustrato da Dio col dono di molti miracoli, ond’è che cominciarono ad accorrere a Lui numerosi discepoli.

E così sorse l’Eremo di Butrio, che poi fu Badia celebre e potente.

Sant’Alberto evangelizzò con vita e parola apostolica la Val di Nizza, la Val Staffora, la Val Trebbia. In tempo di generale siccità, a Val Verde, in quel di Bobbio, batté col bastone la roccia e ne sgorgò una sorgente viva di acque che, pur attraverso i secoli e nei tempi di maggiore siccità, non inaridì mai, ed ancora è chiamata la fontana di Sant’Alberto.

Accusato da invidiosi di avere detto Messa non digiuno, fu chiamato a Roma, dove si difese da Santo: tacque cioè de’ suoi nemici, ma con un semplice segno di croce cambio l’acqua in vino, alla presenza del Papa e dei Cardinali. E bastò.

Sant’Alberto Abate moriva nella solitudine di Butrio il 5 settembre del 1073, e ivi, alla sua tomba, si rinnovano le grazie e i miracoli che Egli operava in vita a conforto delle anime e dei corpi e a guarigione specialmente dei fanciulli. Il suo sepolcro, affidato dalla bontà di Sua Ecc. Rev.ma il nostro Vescovo alla custodia degli Eremiti della Divina Provvidenza, è vegliato da questi poveri Religiosi, alcuni dei quali, giovani di poco più che vent’anni, sono ciechi, ma pure sereni e felici della loro cecità.

















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Tanto può l’amore di Dio benedetto!

Anche S. Pier Damiani e Gregorio VII, l’Ildebrando, ebbero per Sant’Alberto somma venerazione.

L’Eremo è meta di continui, devoti pellegrinaggi.

Il Corpo del Santo rimase nascosto; e per lungo periodo di tempo non si era ben certi del punto ove fosse stato sepolto, benché la tradizione de’ più vecchi concordasse che dovesse trovarsi dietro l’altare della Chiesa di Sant’Alberto, ove fino a trent’un anno fa sorgeva un tumulo di pietre a forma di sarcofago, e dove tutti erano sempre andati ad inginocchiarsi.

Venne nascosto forse per timore che venisse trafugato.

Ma nel 1900, dopo profondi scavi, è stato rinvenuto dal Rev. Monsignor Legé entrò un’urna di vivo sasso, che ancora si conserva infondo alla stessa chiesa. Sua Ecc. Mons. Bandi, di venerata memoria, ne fece con gioia ineffabile la ricognizione canonica tra grande solennità e concorso di popolo.

Dato il Giubileo e i pellegrinaggi a Roma, non si poté commemorare il XXV° Anniversario dell’invenzione di Sant’Alberto, com’era nei comuni desideri.

Ond’è che la Giunta Diocesana dell’Azione Cattolica, con felice pensiero, indisse pel 5 settembre del 1926 un Pellegrinaggio, da tutti i punti della nostra Diocesi, alla Tomba del Santo, auspice Mons. Nostro Vescovo, che pubblicò in proposito una splendida Pastorale e vi partecipò personalmente.

Il Corpo del Santo fu composto in un’urna lavorata dai Figli della Divina Provvidenza; essa è di castagno tratto dal bosco stesso dove il Santo fece penitenza.

Sant’Alberto è gloria nostra, e quel Pellegrinaggio Diocesana fu veramente una grandiosa manifestazione della fede di nostra gente.























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Quei festeggiamenti lasciarono un ricordo non perituro nell’anima delle nostre popolazioni profondamente cristiane.

Sulle vette di Sant’Alberto splende nella notte una grande croce, e trofei di bandiere nazionali sventolano al vento.

Prelati e personaggi illustri, anche di lontano, furono con noi a ritemprare le energie fisiche e spirituali nella pace mistica di questa verde conca prealpina.

Trovate e Sant’Alberto affreschi interessantissimi del 400, e un’antica campana che la tradizione vuole abbia suonato sul Carroccio la libertà dei Comuni.

L’Eremo guarda la Val Staffora, tra Godiasco e Varzi (prov. di Pavia), ed è monumento di fede, di arte e di storia degno d’essere visitato.


 Don Orione



[Minuta]


1) Sig.ra Gambaro

2) Sig. A. M. Migone Franco

3) Sigr. Delle Piane

4) MinettiArcivescovo

5) Amico di M.

6) Bruzzo – Marassi

7) Sciaccaluga - Alberti – Caorsi


Ragazzo Alberelli Giov. restituire i documenti


Ditta Andrea Bevilacqua Via XX Settembre, 21 Genova con 3 e 8

Una Messa

Una Messa 15 - Piccardo Antonio di Pietro a Borzoli (Genova)



1) Maria Simplicia è a Quezzi

2) Suor Maria Fausta

chiedere a Suor Maria Provvidenza - chi è Maria Fausta

1) Codice Sarezzano

2) P. Amelli,

3) Mgr. Iasoni

4) Delfino Parodi Leopoldo

Corso Umberto, 267 (?)



Il Noviziato della Congregazione della Div.na Provv.za in Argentina a Claypole (Buenos Aires)