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[Discorso preparato dal chierico Venturelli e letto dal chierico Pandiani Redento a San Bernardino in occasione della festa di novelli sacerdoti Don Bonifaci, Genovese, Sordini, Olivotto, Frosi ecc. (vedi Picc. Opera del Gennaio 1939). Don Orione lo volle pubblicato, ed egli stesso lo corresse e ricorresse più volte. Questa è l’ultima correzione autografa.]



Deo gratias!

Tortona 18 - 12 – 38 - XVII


Tortona, canta a Dio un cantico nuovo! la inaugurazione del tuo Santuario è un’aurora! Quanti leveranno lo sguardo a te! Quanti, e da quante vie diverse, volgeranno al Santuario i loro passi, anelanti ad una vita alta di fede e di onesto vivere cristiano e civile, avidi di amare Dio e i fratelli e di servire a Cristo nell’orfanità e nei poveri, in umiltà, lavoro, santità di vita e in carità grande! Tortona, canta a Dio un cantico nuovo! Vedi quei piccoli, quegli umili lavoratori del Santuario? Ti sembrano garzoni muratori e sono Leviti di Dio! Sono vestiti di stracci e di calce più poveramente che Francesco d’Assisi, calzano scarpe grosse e rotte o vanno ai piedi nudi.

Ma un dì li vedrai, o Tortona, li vedrai... Quei giovani, cresciuti alla disciplina dello spirito, alla orazione, allo studio, alla santa fatica, Dio li trasformerà in Apostoli!

Oggi hanno edificato il Santuario, domani da quel Santuario usciranno ad edificare Cristo nei popoli. E partiranno da te, o Tortona, città del mio amore e del mio pianto, e andranno, con magnanimo petto, levando alta la Croce e i Vangeli: Araldi di Cristo, banditori di civiltà, e si divideranno il mondo “in funiculo fraternitatis”.

Questi sentimenti vivi, sgorgati dal cuore dell’amatissimo Padre Don Orione, sette anni fa, inaugurandosi il nostro Santuario della Guardia, hanno oggi il più splendido avveramento.





















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Parrebbe un sogno, mentre, invece, è viva realtà, realtà palpitante che ci inonda il cuore di gioia santa, ineffabile. Haec dies quam fecit Dominus: exsultemus et laetemur in ea!” Stretti ai Superiori amatissimi, insieme con tutta la Piccola Opera della Divina Provvidenza, esultiamo ed effondiamo oggi i sentimenti più fervidi della nostra letizia! Qui, all’ombra della Madonna della Guardia, oh! quanto ci torna caro e consolante rivolgere agli undici, che hanno oggi salito la prima volta l’altare, la espressione fraterna, dolcissima delle nostre felicitazioni, del nostro augurio, della nostra esultanza!

Esultanza, felicitazioni, auguri tanto più legittimi in quanto siamo orgogliosi di dichiarare che essi, cresciuti con noi e tra noi nei Seminari della Piccola Opera della Divina Provvidenza di Tortona e di Voghera, essi, che hanno alzato il Santuario, sono i primi più copiosi frutti Sacerdotali di quest’ultimo decennio della nostra umile Congregazione, decennio così intenso e memorabile per vitalità ed espansione di carità. Oggi tutti i cuori della Piccola Congregazione Opera sono qui a Tortona: tutti, ai quali i Novelli Sacerdoti furono compagni o guida ed esempio, si associano alla nostra esultanza, levando a Dio l’inno del ringraziamento, per questa insigne grazia e benedizione. Il Signore e la Madonna guardano, evidentemente, con occhio di predilezione all’umile Opera Congregazione che è Loro, e da tempo, specialmente attraverso la paterna bontà del nostro Veneratissimo Visitatore Apostolico, Abate Emanuele Caronti, Iddio e Maria SS. ci vanno prodigando favori e conforti grandissimi. È così grande il dono che non ci par vero: pel suo Natale il Celeste Bambino ha voluto donare alla Congregazione undici novelli Sacerdoti! È il primo nucleo di Sacerdoti così consolantemente numeroso, il primo anello di una catena d’oro che, speriamo, sarà lunga et sine fine. E noi, prostrati innanzi alla culla del Santo Bambino, Lo ringrazieremo e Lo benediremo, E come ora, così sempre.

Dopo Dio e Maria SS., vada tutta la gratitudine nostra al Rev.mo Padre Visitatore e ai Superiori amatissimi, che il Signore conservi.






















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Ma oggi noi non possiamo trattenerci dal significare effusamente a Voi, Novelli Sacerdoti, quali sono i sentimenti che ci albergano in cuore. Si, non possiamo e non vogliamo tacere, sicuri d’interpretare anche il pensiero di tutti i Figli della Divina Provvidenza, sparsi per l’Italia e all’Estero, i quali, certo, invidiano la nostra sorte e vorrebbero esser qui con noi, all’ombra del Santuario, in circostanza sì gradita, si desiderata, sì fausta, per partecipare, “cor unum et anima una”, a tanta gioia fraterna, a tanto convito di grazia, quale mai si ebbe da noi. Ecco, adunque, che ci rivolgiamo a Voi, carissimi Confratelli, oggi Nuovi Sacerdoti.

Vorremmo potervi dire la emozione santa che abbiamo provato jeri nel vedervi jeri protesti innanzi all’altare di Dio: il gaudio celeste che pur inondava le nostre anime, mentre un’altra luce traspariva dai vostri volti e irradiava le vostre fronti allorché, per la prima volta, avete immolato l’Agnello di Dio. Con i vostri Cari, coi Superiori venerati, col pensiero ai Confratelli tutti vi eravamo vicini a lato: la vostra gioia era ed è gioia nostra: nessuno a Voi più vicino dei compagni e fratelli vostri! Ora qui, all’ombra del Santuario, sotto lo sguardo materno della Vergine Celeste, che vi mirò, probandi e chierici, lavorare per Lei ad edificare la sua Casa, qui, pensando alle parole del Signor Direttore e a Voi, abbiamo pianto il pianto più dolce soave, le lacrime più sante, di una consolazione di Paradiso.

Vedete come dal volto della Santa Madonna traspare e si effonde oggi un sorriso tutto nuovo: i Suoi come quegli sguardi benedetti dolcissimi si posino con compiacenza singolare su di Voi, Suoi Sacerdoti, e su noi tutti!

Noi Ieri e oggi vi abbiamo raccomandato ad uno ad uno alla Madonna: Le abbiamo detto: Sono i lavoratori del vostro Santuario; sono quei vostri cari facchini che Voi sapete: sono i nostri fratelli i Sacerdoti vostri prediletti, quelli là “dalle scarpe grosse e rotte, dai vestiti di stracci e di calce, dalle mani gonfie di calli”, ma dal cuore pieno d’amore di Dio e di Voi, Vergine Benedetta, ardenti di amore al Papa E alle anime: confortateLi, o Madre nostra, benediteli sin dai primi passi del nuovo cammino, proteggeteli sempre questi Vostri Sacerdoti, I manuali, I facchini del vostro Santuario!



















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E la Santa Madonna risponde osservatela, vedete come dal Suo trono di Regina e di Madre con vi sorride d’un sorriso di inesprimibile bontà.

Ai piedi e sul cuore della nostra Celeste Madre e Fondatrice, oggi oh come più che mai oggi ci sentiamo suoi figli e viviamo come si vive quello spirito profondo, inscindibile di unione fraterna di quella carità che è l’anima, la vita stessa della Piccola Opera della Divina Provvidenza! e ne è, per grazia di Dio E il più grande e fulgente ornamento! Sì, noi sentiamo di vivere veramente tutta la dolcezza dello spirito della Famiglia religiosa religioso: attorno a noi e in noi spira la fragranza di quella virtù che, sola, rinnoverà in Cristo la terra, quella divina carità che trionferà di tutto e di tutti, E che già ci stringe noi caramente insieme in un cuor solo ed in un’anima sola “quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum!”

Ora vogliamo dire Ora lasciate che ancora diciamo a tutti Voi e ad ognuno di Voi in particolare l’augurio giocondo e soave del nostro amore fraterno in Cristo. Noi, vostri fratelli minori, Vi desideriamo da Dio e dalla Santa Madonna tutto quel bene, tutte quelle grazie che Voi stessi potete desiderare per il bene delle anime vostre. Vi auguriamo una vita santa, giorni pieni, fecondi di buone opere nell’attività e apostolato del ministero Sacerdotale. “Anime e Anime!” Voi conoscete questo grido. Ebbene, il Signore nella sua infinita misericordia vi conceda di salvarne tante, tante Anime, quante ne desidera il vostro zelo di Sacerdoti novelli. Augurio migliore non sapremmo né possiamo farvi!

La santa Chiesa e la povera nostra Congregazione siano per Voi la mistica vigna dell’Evangelo, possiate recare al Signore sulle vostre braccia molti e molti manipoli carichi di mistiche spighe.

























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In Italia e nelle Missioni all’estero dovunque la Provvidenza Divina vi chiamerà porterà, sparsi forse per l’universo mondo, ovunque sia, pianterete levate alto e sventoli il bianco, crociato Vessillo della Divina Provvidenza: negli Orfanotrofi, nelle Colonie agricole, nei Piccoli Cottolengo, nelle scuole, nelle officine, ma sempre e solo per il popolo umile e negletto e per i figli del popolo, qui e nelle lontane Missioni possiate Voi essere ovunque siate sempre il sale della terra e la luce del mondo

La Chiesa, nostra Madre, il Somma Pontefice, i Vescovi, ai cui umili servigi è sta la Piccola Opera, possano annoverarvi tra le Guardie giurate della Fede di Roma, e vi assegnino alle schiere fedelissime, ai battaglioni sacri e fulgenti degli Araldi arditissimi di Dio e del santo Evangelo, degli eroi di Cristo dei votati al Martirio per il Regno di Cristo, semper facientes veritatem in charitate. Sorretti da Dio, per la vostra vita e per la vostra morte dilatentur spatia charitatis. Un’ultima parola, ed è parola di richiesta: in una di queste prime Vostre Sante Messe, vogliate parlare al Signore di noi e per noi, vostri fratelli più piccoli: pregate che tutti abbiamo a perseverare, tutti arrivare raggiungere la sospirata meta, raggiungervi all’Altare dopo aver sognato l’Agnello e l’Altare: accorrere in vostro aiuto nei vasti campi della fede e della carità che la Divina Provvidenza ci va allargando davanti sempre più. Così, nella vita di fede e di carità di Cristo ognor più uniti e stretti ai piedi della Sede Apostolica che tutti possiamo un giorno lavorare, sempre più e sempre meglio, lavorare per la nostra santificazione, a gloria di Dio, per la Chiesa, per l’umile Congregazione, e per la salvezza delle anime: Anime! Anime! - E sempre avanti, sempre più in alto sino al raggiungimento della Patria celeste.


























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Fratelli nella Fede, nei santi ideali, nella celeste chiamata a dar la vita far della vita un olocausto per portare a Dio i piccoli e gli umili: per diffondere tra le moltitudini dei lavoratori l’amore al “dolce Cristo in terra”; noi, chiamati vocati dalla bontà del Signore a servire in santa letizia e pieno olocausto di noi Gesù Cristo nei poveri più rejetti, più infelici, cammineremo ai piedi della Chiesa, cantando le vittorie e i trionfi della carità di Cristo.

E sulle fronti nostre risplenda in eterno il Nome dell’Agnello!

Aran Atha! - Deo Gratias!