V115T004 V115P004
[Minuta]
G. P. A. M.
+ Anime e Anime!
Spedita da Montevideo
il 12 Nov. [1]921
Se il Ch.co Piccinini non fosse più alla Moffa,
leggila ai Chierici e poi mandagliela,
caro D. Cremaschi. –
Ti abbraccio nel Signore,
scrivimi. Caro Cremaschi
tuo aff.mo in G. Cr.
Sac. Orione
Dall’oceano mentre sul “Deseado” (vapore inglese),
vado dal Brasile in Argentina, il dì 11 di Novembre 1921, festa di S. Martino, Vescovo e Confessore.
Mio carissimo Piccinini, diletto figliuolo in Gesù Cristo,
La tua buona lettera mi ha recato una gioia molto profondamente sentita e, mentre non ricevo che rare, troppo rare notizie, mi ha commosso quella tua filiale espressione “torni presto, poiché‚ la sua dipartita ha trascinato con sé‚ gran parte delle nostre anime”. E così tu parlavi non solo per te, ma anche per gli altri, almeno per i Chierici fratelli tuoi; ed io quindi scrivo a te, ma non a te solo, bensì a tutti i Chierici e probandi, avendo, nelle tue parole ravvisato i sentimenti di voi tutti. Non potrò quindi scendere molto al particolare, né troppo intimamente alla gradita tua - (sospendo di scrivere, si ferma il piroscafo, e tutti ci alziamo per un quarto d’ora di silenziosa meditazione, poiché sono le 8, l’ora dell’armistizio). - Spero scriverti ancora o dall’Argentina, di ritorno al Brasile, ed allora discenderò più al particolare delle cose tue.
Ora mi par un secolo di non essermi trattenuto con voi, o miei carissimi e piccoli figliuoli in Cristo, e quindi in te, o mio Piccinini, lascia che io parli a tutti. A te dirò che mi spiace siano andate perdute le parole che ti rivolsi da Genova, all’atto della partenza. Esse dovevano giungerti per S. Gaetano e ti avrebbero recato con la benedizione pel tuo onomastico, parole che dovevano confortarti l’anima e renderti sempre più robusto nella Fede e nella vocazione. Possa questa mia compensartene almeno in parte e dare al tuo cuore un grande e spirituale sollievo come al cuore degli altri nostri fratelli ancora bisognosi di essere rinfrancati nella via di Dio. È quindi mio desiderio che la presente sia passata ai Chierici e probandi, di Casa in Casa, non essendomi possibile scrivere a tutti singolarmente, onde tutti sappiano che il cuore del loro padre in Cristo è con essi, e quanto più lontano per distanza di luoghi, tanto più è loro da presso con l’anima, e più prega per
V115P005
loro, a tutti e a ciascuno, grazia e pace dal Signor Nostro Gesù Cristo.
Ho appreso con molto piacere, come avrai sentito nella mia risposta a Sparpaglione dal Minas, che insieme siete stati inviati alla Moffa ad ajutare il carissimo nostro Don Cremaschi, ed ho saputo che con voi ci fu anche, almeno per qualche tempo, il vostro condiscepolo Piccardo Attilio.
E così penso sarete stati di efficace aiuto ai più giovani de’ nostri fratelli per gli studî e di buon esempio a tutti per la vostra condotta. Grande è la speranza che ho riposta in voi, o miei Chierici che avete potuto - finalmente - compiere in modo regolare il vostro Liceo, e molto aspetto da voi con l’ajuto del Signore. Ho fiducia che vorrete essere il braccio destro della nostra Congregazione, specialmente per quanto riguarda una migliore edificazione e formazione dei nostri agli studi, a cui molte e molte volte ho pensato. Se voi, o miei figli, pregherete e persevererete, potrete fare un gran bene, e il nome della Divina Provvidenza suonerà benedetto per tutta la terra. Però, ci occorre molta virtù e che ci piantiamo ben bene in Dio e nella S. Chiesa di Gesù Cristo, perché l’attività, lo studio, l’ingegno sono superficie, ma solo la virtù è solido. Io penso a voi, o miei figli, o ancora primi figli di questa nascente Congregazione, penso ai nostri primi poveri inizi, quando guardo le prime stelle che spuntano nel cielo su questo gran mare sconfinato: penso a voi, quando vedo venire le onde poderose! Ogni andare e venire dell’onda chi sa da che primo fiato e da che primo incresparsi ebbe il suo movimento? Così voi, ajutati dalla divina grazia, ora giovate al alcuni vostri fratelli, probandi o chierici, voi giovate ad alcuni giovanetti, - e vi pare di giovare ad un’anima sola o a poche anime, ma giovate a molte. Sono le vostre prime increspature di grandi onde; come avvenga voi non sapete, ma lo sa Dio e la Sua Provvidenza, che governa il mondo. Ed è per questo, perché siate anime a me date da Dio, affinché vi porti a Lui, quasi padre che porti sulle sue braccia e nel suo cuore i più cari suoi figli, - e perché Gesù Cristo vi ha fatto partecipi del grande dono della vocazione religiosa, e con me vi ha scelti ad essere ministri e banditori della Provvidenza di Dio nel mondo, e apostoli della sua Carità -: per questo io mi struggo di vedervi degni figli della Divina Provvidenza, pieni di Fede, pieni di vita spirituale, pieni di umiltà e di fiducia nel Signore, desiderosi di patire per Lui e per la nostra Santa Chiesa, pronti a sopportare ogni cosa per la vostra vocazione, tutti consacrati, anima e corpo, alla vostra Congregazione. Che nessuno di voi, per l’amore ai parenti o a questo mondo, abbandoni Gesù Cristo e la vocazione, come fecero purtroppo quei giovanetti che Nostro Signore chiamò perché lo seguissero.
V115P006
Sarebbero
diventati Apostoli, ma essi, per l’amore ai parenti e a questo
mondo, non lo seguirono! Nessuno faccia come fece Dema, già compagno
d’opera e di prigione dell’Apostolo Paolo, che per l’amore a
questo mondo abbandonò S. Paolo in prigione e, già prossimo al
martirio, se ne tornava
tornò a Tessalonica; poteva essere Martire con l’Apostolo, e finì
apostata! Fuggite le passioni giovanili, lasciate le letture frivole,
che inaridiscono la fede e guastano il cuore, e fortificatevi nella
grazia di Gesù Cristo con la frequenza dei Santi Sacramenti, e siate
divotissimi della Madonna.
Evitate i discorsi frivoli e profani e studiatevi di essere degni d’ogni approvazione davanti agli occhi di Dio e di buon esempio a tutti.
Miei cari probandi e carissimi Chierici - (dolci nomi e più dolci anime) -, vogliate accogliere queste parole di esortazione come la voce del vostro padre lontano, che però ha sempre presenti tutti e di tutti si ricorda nelle sue preghiere. Vi dicano esse che il suo amore in Gesù Cristo per voi trabocca e nulla più desidera che nessuna erba del diavolo alligni tra voi, ma che tutti, per la grazia di Nostro Signore Gesù Cristo, siate sempre quali dovete essere: Figli della Divina Provvidenza, non solo di nome, ma di fatto; ogni cosa operando per l’amore di Gesù Crocifisso, perseveranti nella pietà, costanti nella vocazione, in una perfetta purità, temperanza e lavoro: tutti d’un cuor solo e d’un’anima sola, nella grazia e nella concordia di Dio, sotto la guida di Don Sterpi e degli altri vostri Superiori, in quelle Case ed offici ove siete stati destinati a servire Gesù Cristo nelle anime della gioventù, che la Divina Provvidenza si degnò affidarci.
Tra le letture spirituali che ho fatte al Brasile, mi fece molta impressione l’orazione funebre di S. Gregorio di Nazianzo a suo fratello Cesario. Parlando dei loro genitori, San Gregorio dice di essi che “una sola gioja cercavano dai figli, che dal Cristo traessero il nome e la rinomanza, ed in questo solo collocavano la felicità: che essi fossero virtuosi.” Ora questi stessi sentimenti io provo per voi, e quella lettura sentivo che mi era di doppio pascolo spirituale, e all'anima e al cuore, perché nessuna gioia è per me più alta che di sapervi tutti di Dio e solo seguaci di Cristo, e solo la mia felicità sarà al colmo, quando vi vedrò così virtuosi da essere quasi lucerne ardenti di fede purissima e di divina carità alle anime. In quel mirabile discorso, S. Gregorio, parlando di Cesario dice pure che “fuggiva la compagnia e la relazione dei malvagi” che era addetto “alla conversazione degli ottimi”, e subito aggiunge: “ben sapendo quanto le relazîoni contribuiscano alla condotta virtuosa o viziosa”.
V115P007
E così voi, o cari miei figliuoli: fuggite la compagnia di quelli che non sono buoni, e solamente fate amicizia con gli ottimi, consigliandovi, anche riguardo a questi, con i vostri Superiori. Ricordate quanto dice lo Spirito Santo: “Si cum bonis, bonus eris: cum perversis, perverteris”. Chi più fugge le amicizie particolari (che sono il morbo del cuore e degli Istituti) e più gode l’amicizia vera. E non possono essere buoni e veri amici in X.sto se non coloro che altamente e santamente si amano e si stimano, se non coloro che, in tutte le azioni, hanno un alto fine tra loro comune, - e non lo hanno se non le anime oneste e virtuose. Voi specialmente che avete studiato insieme, e che vi siete amati di più dolce amore fraterno, o per le buone qualità che a vicenda avete scoperte in voi, o perché le vostre anime si sono intese di più, perché hanno pianto di una stessa sventura, hanno faticato sullo stesso cammino, hanno combattuto le stesse prime battaglie, hanno avuto luce, forza, conforto dalla stessa Fede, nelle stesse ore di lotta, e si sono riposate poi insieme, soavemente uscite “fuor del pelago alla riva”, - voi, dico, è bene che continuate a tenervi spiritualmente uniti, e che vi scriviate e vi animiate a vicenda. La vostra è vera amicizia, è vera fratellanza, secondo lo spirito di Dio. - La lontananza dei luoghi - (ora vi troverete sparsi su diversi campi di lavoro) - la lontananza dei luoghi non vi deve dividere, perché siete o dovete essere una cosa sola in Gesù Cristo: voi vivete della stessa famiglia religiosa; avete gli stessi pensieri, gli stessi affetti, la stessa consensione di animo, la stessa volontà, lo stesso spirito, la stessa vita, lo stesso sacrificio di voi, la stessa palma! Gesù Cristo! Amatevi dunque in Dio o figli miei, e state spiritualmente uniti come i primi Cristiani, che erano cor unum et anima una; molta parte dell’avvenire della nostra Congregazione dipenderà da questo spirito di unione tra i suoi figli. Amiamoci nel Signore!,questo piace al Signore. Lo spirito del Signore è spirito di unione e di carità, e la forza di noi Religiosi sta nell’unione, il cui centro è Cristo e il cui vincolo è il Vicario di Cristo, il Papa. Se saremo tutti indivisibilmente uniti da un grande, da un inestinguibile amore di Dio in noi e fra di noi, ciascuno si sentirà forte dello spirito del Signore, si sentirà felice: formeremo un esercito formidabile ai nemici di Dio e invincibile - , e Iddio sarà con noi, benedirà e prospererà le opere nostre. E questo dico non solo a voi, o carissimi, che avete fatto il Liceo a S. Remo, ma ben comprendete ch’è esortazione rivolta a tutti.
Io prego Iddio ogni giorno, e Lo supplico perché intensifichi in me e in voi la vita dello spirito religioso, e ci dia un più forte amore e un più alto intendimento delle cose
V115P008
spirituali, onde viviamo in modo degno della vocazione che abbiamo ricevuta “con tutta umiltà, con mansuetudine, con loganimità, sopportandoci gli uni gli altri con amore, studiandoci di conservare l’unità dello spirito col vincolo della pace”, come scriveva S. Paolo agli Efesini (IV). E così vivete in Cristo, o miei figli, vivete in uno spirito di santo amore di Dio e di soavissima dilezione fraterna, mentre io non cesserò di ricordarvi all’altare del Signore, onde possiate conoscerlo più a fondo e illumini gli occhi del vostro cuore, affinché non dimentichiate mai, ma sempre più sappiate a quale corona vi ha chiamati, e quale sia la gloria che vi aspetta fra i Santi.
Breve è il patire, ma eterno sarà il godere, - ed anche il patire è dolce con Cristo! Ma Cristo intanto vuole che voi che studiate non vi lasciate sedurre dalla vanità e superbia del sapere umano “immagini di ben seguendo false, che nulla promission rendono intera”, direbbe Dante. Cristo vuole intanto “che noi non siamo più dei bambini sballottati qua e là e portati via da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per la furberia loro a rendere seducente l’errore; ma che, fedeli alla verità in uno spirito d’amore, noi continuiamo a crescere in ogni cosa, per arrivare a Colui che è il Capo, cioè, a Cristo”! (S. Paolo, Efesini) E non ci sia tra noi che un corpo, che uno spirito, come non c’è che una speranza: quella, o miei figli, che vi fu posta innanzi agli occhi quando riceveste la vostra chiamata. E come tutti siamo stati abbeverati al fonte di un unico spirito, e ci nutriamo del “farmaco d’immortalità”, come lo chiamò S. Ignazio Martire, che è la SS. Eucarestia, la quale è Cristo, fonte dell’unità della Chiesa, così cerchiamo con ardore d’aver la carità, che è vincolo di perfezione e di unità e dimostrazione della vita eterna. Nulla si deve anteporre all’unione alla S. Chiesa e al Papa: nulla si deve anteporre all’unione nella fede, nella disciplina ai piedi della Chiesa di Roma e della Congregazione: nulla si deve anteporre alla più salda unione tra i fratelli nella carità. Per l’amore di questo spirito di unità nella carità, Iddio mi ha dato grazia di soffrire qualche cosa al Brasile, e altri dolori forse mi aspettano, onde vi prego di glorificare Gesù Cristo insieme con me. Noi dobbiamo umilmente supplicare la divina grazia di stendersi misericordiosa su di noi, onde possiamo morire a noi per imitare la passione di Cristo; - se non è in noi questa volontà di morire con Gesù Cristo per vivere con Lui, nella carità e unità dei fratelli, non sarà in noi neppure la vita di Cristo. Queste cose vi scrivo, o miei figliuoli dell’anima, e su d’esse insisto, non perché io creda che tra voi non ci sia unione perfetta di spirito, docilità ai Superiori e pieno consentimento con essi e tra di voi, - ma perché desidero rendervi cauti, onde non restiate presi dagli ami del diavolo, che tenta talora di far apparire lecite e fin lodevoli certe cose
V115P009
fatte in disparte e di sotterfugio, certe critiche, che sono semi di zizzania seminati dal demonio - e così il nemico ha ingannato molti, li ha accecati nel loro amor proprio, e li ha fatti correre stolidamente a perdizione. Gettiamo via il vecchio lievito, inveterato e rancido per trasformarci nel nuovo lievito, che è Gesù Cristo,e ricordiamo che buono è soltanto chi vive nella fraterna carità, e una sia la preghiera, una la domanda, uno lo spirito, una la speranza, animata da un soffio potente di divina carità in tutte le nostre parole, in tutte le nostre intenzioni, in tutte le nostre opere, e tutto guardiamo, e il prossimo e i fratelli, non con amore umano - il che facevano anche i pagani e potrebbe essere grave pericolo per lo spirito -, ma la nostra scambievole carità sia in Gesù Cristo! E ogni cosa facciamo, ogni cosa soffriamo pur di essere discepoli di Gesù Cristo e umili e fedeli figli della Sua Chiesa e del Suo Vicario in terra. E ogni cosa facciamo nella concordia di Dio, e voi siate uniti di mente, di cuore e di opere, in un indivisibile amore e obbedienza a Don Sterpi e ai Direttori e Sacerdoti della Congregazione, come già vi raccomandai nella lettera scrittavi da Genova, alcune ore prima della partenza, non perché dubitassi, ma per mettervi in guardia come figliuoli carissimi, prevenendo le insidie del demonio. Siate tutti, per la grazia di Cristo, siate sempre tutti d’un cuor solo con i Sacerdoti, e siate il loro braccio forte nel lavoro pel buon andamento delle nostre Case, e grande sarà la ricompensa che Dio vi prepara. Siate consoni ai Superiori vostri come la cetra alle corde, e come, per divina grazia, i vostri Superiori sono con la Sede Apostolica. Venerate i Vescovi, che lo Spirito Santo ha posto a reggere la Chiesa di Dio, e abbiateli in altissimo concetto: Essi sono i Pastori costituiti da Cristo, sono i Padri della Fede e delle anime nostre. Stiamo devoti ai Vescovi, facciamoci a pezzi pur di aiutarli, di secondarli, ove appena ci sia possibile, e confortiamoli, se non possiamo sempre con le opere, almeno con le preghiere, e vedrete, o miei figli, che, facendo così, la benedizione del Signore sarà sopra la nostra umile Congregazione, e su noi si avvererà ciò che Iddio ha detto: “vi riuscirà felicemente tutto quello che voi farete” (Salm. I,3) Anche al Brasile mi sono messo ai piedi dei Vescovi, come ai piedi della chiesa di Gesù Cristo, poiché per me il Vescovo è incarnazione della Chiesa cui presiede, come insegna S. Ignazîo Martire, “e conviene riguardarlo come il Signore medesimo”. E il Signore per questo ha benedette le mie povere fatiche, e le sue benedizioni discesero su di me dalle mani venerate del S. Padre, avanti che partissi, e poi dalle mani di questi Vescovi; in meno di due mesi ho avuto grazia di avvicinare ben sette Arcivescovi del Brasile, Sua Eminenza il Cardinale Albuquerque di Rio de Janeiro e Sua Eccell. Rev.ma il Nunzio Apostolico; - ebbi da tutti grandi conforti, e trovai in essi personaggi di carità ineffabile e venerandi per santità, per dottrina, per zelo delle anime.
Ma voi ben sapete, o miei Chierici, dove sia, dove è il mio cuore, - e dov’è che il
V115P010
mio cuore trabocca e va sino alla consumazione della mia vita consumazione di tutta la mia vita, e di essa è il più santo, il più grande e il supremo amore, insiememente con l’amore stesso di Gesù Cristo, Dio e Signore nostro. Ed è indicibile la gioia che sempre io sento nell’affaticarmi ad educarvi a questo dolcissimo e filiale amore, e ben vorrei poter dare ogni volta che ve ne parlo, e m’adopro, con la divina grazia, a corroborarvi in esso e in esso a darvi la vita, - ben vorrei, a testimonianza sua, dare, davanti a voi e a vostro esempio, tutto il sangue e la povera vita mia, inde meglio trasfonderlo in voi, questo filiale e vivificante amore, e tramandarlo a tutti, ed a ciascuno della Congregazione nostra, siccome il deposito più sacro, come l’eredità mia più dolce, cosicché la nascente Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza solo di esso viva, viva solo per esso, e intatto lo serbi, e purissimo lo tramandi e in tutti lo diffonda, e soavissimo e divinamente affocato lo alimenti nell’anima e nel cuore suo, come già ardeva nel petto degli Apostoli e dei Martiri, e nel petto dei Padri, dei Dottori della Chiesa e dei Santi che più soffrirono per la fede e per la verità, che più operarono per la carità. Or voi ben comprendete, o diletti figli della mia anima, che vi parlo dell’amore alla S. Chiesa di Dio e al Papa; - di questo santissimo amore vi parlo che, insieme con l’amore con Cristo, è e deve essere l’amore della nostra vita e la vita nostra stessa. Non si può disgiungere Cristo Signor Nostro dalla sua Chiesa, di cui è Capo e anima, e dal Papa, che è il suo Vicario in terra: amare la Chiesa e il Vicario di Cristo è amare Cristo! La Chiesa Cattolica è la società umano divina fondata dall’Uomo Dio, Gesù Cristo Salvator Nostro; essa è cosa sua, è la sua opera, l’opera che il Padre celeste gli ha data a fare, com’è detto in S. Giov. (XVII, 4). Anzi, al dire di Paolo Apostolo (I Cor. XII, 27), la Chiesa è un corpo, del quale Cristo è l'anima e la vita: vita che dal Verbo divino fluisce e si comunica al suo Vicario in terra, al Papa, ai Vescovi, alla Chiesa, onde può dirsi con tutta ragione una perenne, mistica e sempre nuova incarnazione, che Egli compie nell’umanità rigenerata da Lui, e da Lui in modo ineffabile unita a se stesso. Certo è cosa più che meravigliosa, ma ciò è fatto dal Signore!
(continuerà)
12 Nov. [1]921 ore 12 ½
Ecco, appare Montevideo! - Sospendo, perché ho ricevuto stanotte un telegramma da Mgr. Maurilio Silvani, della Nunziatura di Buenos Ayres, che mi dice di scendere a Montevideo, di trasbordare su d’un piroscafo locale, che giungerà più presto a Buenos Ayres, che l’attuale, il quale si ferma un giorno, per arrivare a tempo domattina al grande pellegrinaggio di parecchie decine di migliaia di italiani, che vanno al più celebre Santuario della Madonna che sia nell’Argentina.
V115P011
Dovrò predicare ai pellegrini. Ma il mio passaporto non è per l’Uruguay, ma per l’Argentina. Devo quindi sospendere per andare a compiere delle pratiche al Commissariato di bordo, e spero riuscire, La presente lettera non è finita; ma manderò presto o dall’Argentina o di ritorno al Brasile. Ora spedirò,quanto ho scritto, dalla capitale dell’Uruguay, da Montevideo, e sia quasi un ricordo di questo paese e un augurio ed un voto a venirvi a fare del bene. E Dio lo imprima nelle anime vostre quanto ho scritto.
Addio caro Piccinini, mio figliuolo in Gesù Cristo! Addio cari miei Chierici, che siete tanta parte del mio cuore e della mia vita! Addio a tutti! Saluto omnes in plenitudine gratiae et benedictionibus! Scrivetemi: dopo Dio e la Chiesa, io vivo di voi! Ricordatevi di me nelle vostre preghiere: vogliate confortarmi di questa vostra carità! Non secondo l’affetto umano vi amo e vi scrivo, ma secondo lo spirito e come padre delle anime vostre. Con l’anima e con lo spirito e con tutta la carità di Gesù Cristo Crocifisso vi abbraccio nel Signore e vi saluto tutti! Addio ancora una volta in Gesù Cristo e nella Madonna SS.ma, nostra speranza e nostra Madre Celeste! Insieme pregare, insieme lottare, insieme correre la via di Dio, insieme e con Gesù Cristo patire, insieme destarci da servi fedeli di Dio, alla corona e alla gloria con Cristo Signore! Addio ancora, caro Piccinini, addio a tutti, cari miei figliuoli! Restate col Signore sempre!
Vostro come Padre in X.sto
Sac. Orione Luigi d. D. P.