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Istituto
Divin Salvatore
Via delle Sette Sale n. 22
Roma (2)
Riservatissima
Roma, il 10 Giugno 1930
Caro Piccinini,
Grazia e pace da N. Signore!
1) Ci siamo battuti col Ministro sino a jeri sera: se ne interessarono pure Federzoni, Sua Eccell. Gasperini, Presidente Corte dei Conti, fratel Alessandrini e altri. La difficoltà addotta sta che non avete il quadriennio. Però anche Ferruzzi è esasperato: il Collegio di Mondragone dei Gesuiti, senza quadriennio, ebbe la parificazione sin dall’anno scorso, - sotto lo stesso Ministro.
L’essere noi non gesuiti e più poveri, e il lavorare non per giovani che pagano migliaia di lire al mese, non deve essere motivo per trattarci con diversità di bilancia; dal Collegio di Mondragone la Compagnia trae di netto guadagno alcune centinaia di migliaja di lire l’anno, - noi ce ne rimettiamo, e tu lo sai. Certi criteri di disparità col fascismo devono essere superati.
II Mi risulta che tra due mesi al più, si metterà un catenaccio, cioè uscirà un decreto che di parificazioni non se ne concederanno più; e l’Istituto quindi di Novi resterà come è, con il danno e le beffe; - quindi è inutile che io ti mandi un telegramma (come desidereresti col tuo espresso di stamattina), quasi illudendo i giovani su una parificazione pel prossimo anno. No, non posso, in coscienza. La parificazione o viene ora, o non si avrà più.
III La relazione degli Ispettori fu soddisfacentissima; evidentemente c’è l’intervento di forze avverse e occulte, che non si vuole dire, e che solo Mussolini può capire.
IV Se era per la mancanza del quadriennio non dovevano autorizzare, nel primo tempo, la ispezione; - essi sapevano bene che il quadriennio non c’era; ciò lo conoscevano prima; allora dovevano dire “non avete le condizioni per ammettervi”; ma, dal momento che hanno approvato altri, senza tenere conto del quadriennio, se si vuole essere giusti, non si può addurre quel motivo per negare la parificazione a Novi: qui ci sono due sette.
V Il dire come fanno: “di due ve ne abbiamo parificato uno, dovete accontentarvi” non è giusto. Se meritiamo, devono parificarci; se non meritiamo, e non ci parifichino!
VI Nessuno ha fatto e fa i sacrifici che ho fatto io: ho acquistato gli stabili, - che in parte devo ancora pagare, - e ho aperto due Istituti per secondare la Riforma Gentile; - e li ho aperti a maschi e a fanciulle, e li ho dati a due città le quali perdevano le Tecniche, e alle quali furono tolte le Sotto - prefetture, i Tribunali etc.
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Anche per ragione politica dovrebbero non trattarmi così. Non ho mai chiesto nulla al Governo, e sono andato incontro al bisogno di due Città che, per la plaga in cui sono, non bisognava trascurare. Avrebbe dovuto aprirlo il Governo codesto Istituto Tecnico di Novi e pagare lui, - lo abbiamo sollevato, e ci tratta peggio dei liberali e demo-massoni. No, non è fascismo.
VI Io non mi sento di chiedere più nulla. So che Mussolini disse: “Non se ne parifichino più di 38” e hanno data la parificazione solo a 31: parificando Novi non si passa il numero voluto dal Duce.
VII Sanno che sarà sospesa la parificazione, e non sanno fare almeno un gesto ed essere almeno onesti?
VIII Qui non c’è che andare da Mussolini, e vedere di tentare di aver giustizia da lui. Perché due pesi e due misure? Perché siamo stracci? Perché ammettiamo anche le fanciulle? Perché non siamo i signori di Mondragone?
IX Mi hai scritto che Don Brizio sarebbe forse disposto a venire. Sta vero? Io devo essere delicatissimo, ma penso che, se egli liberamente venisse, e magari tu con lui, (senza però nulla dire ad alcuno), e andasse direttamente da Mussolini, ho fede che giustizia, un po’ di giustizia ci sarebbe finalmente anche per noi.
Però bisognerebbe che vi gettaste sul primo treno, e veniste subito.
X Non ho scritto mai perché ho sempre sperato, ho sempre agonizzato, e sino a jeri sera, anche quando l’Ispettore centrale Margaritori (che ebbe in pugno e decise tutto) già dall’altro jeri mi [ha] risposto al telefono che già era stato spedito il telegr. negativo, - pure ho sempre sperato che, in ultimo, il Ministro avrebbe riconosciuto il grave torto che ci fa, che fa a se stesso e al Regime. Ma il Ministro è un debole!
XI Né vale che già fosse risposto no, - so che l’anno scorso, si rispose poi sì a chi già era stato telegr. no.
XII Io prego e confido ancora. Desidero e devi essere delicatissimo con Don Brizio, ma non c’è che il Duce. Se è lui che ti ha spontaneamente detto che sarebbe disposto a venire, bisogna che sappia prima che bisognerà andare da Mussolini, che non c’è più altri che possa fare. Io non posso andare da Mussolini, perché non ebbi mai alcun incontro né rapporti con lui. Ti conforto molto molto: ti abbraccio in osculo sancto e ti benedico in Gesù Cr. e nella Madonna. Saluto tutti.
Tuo
D. Orione d. D. P.