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Convitto Paterno
Tortona
Anime e Anime!
Tortona, il dì 8 Luglio 1930 ore 11 ½
Caro Don Piccinini,
Grazia
e pace da N. Signore! Ricevo il tuo espresso
del 7; ero alquanto meravigliato di tanto silenzio; che era, per
altro, assai significativo, in senso, certo, non
favorevole.
Io domattina presto devo essere a Genova e riparto per Roma alle 20
del
10
dovrò fermarmi alle 5 di giovedì una ora a Tarquinia, e di là con
una macchina andare a Civitavecchia, conferire col Vescovo, e poi
partire; sarò a Roma alle 9.05 o alle 9.45 più
facilmente.
Proprio non ho tempo ad andare oggi dal Prefetto, perché ho qui un cumolo di lavoro, che devo assolutamente sbrigare; né mai poi ebbi rapporti, pure per iscritto col Prefetto da potermi la prima volta presentare per richiedergli una presentazione; sarà più facile, credo, averla a mezzo Dottr Moretti.
Quanto al Podestà di Novi, - so che domenica 6 corr. fu a pranzo a S. Andrea col Vescovo; e questi mi disse jeri sera, che il Podestà parlò molto bene del Collegio, addolorato della non avvenuta parificazione, mentre gli Ispettori lo avevano come assicurato dato il risultato favorevolissimo della visita. Ma posso io dirgli: venga addirittura a Roma? a fare? Ad andare da Mussolini? Ma e l’udienza c’è? E se non fosse accordata? Comunque, bisognerebbe chiederla per tutti e due, e sapere se e quando è concessa, - non si può tenere a Roma sulla corda il Podestà.
Egli si lagnò col Vescovo che Don Brizio abbia detto a lui, per ben due volte, che sarebbe andato da Mussolini, e poi non sia andato. Come avevo scritto in quel primo mio espresso di circa un mese fa, cioè avanti che D. Brizio venisse la I.a volta a Roma, - visto che, malgrado le vive raccomandazioni di G.ni di Fed.ni, di Galimberti, - non si era ottenuto, allora bisognava che Br. (se si sentiva) fosse andato da M., senza attendere.
Così è ne è venuta al Ministero della Ed. Naz. (e credo, ora, personalmente nel Ministro) una terribile impuntatura, che solo un miracolo potrà vincere. Tanto che, sotto certo aspetto, non so se ci convenga o no insistere.
Certo che il Collegio S. Giorgio non ebbe mai tanta celebrità presso il governo centrale, neanche ai tempi suoi più gloriosi.
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Vuol
dire che, se la udienza mi sarà concessa, si potrà interrogare se
il Podestà si sente di intervenire, e chiedere anche al Prefetto un
biglietto. Ma, se anche
Mussolini già fosse
stato lavorato
in senso contrario, anche presso il Podestà ci
si perderebbe non poco.
Andare da Mussolini per sentirsi dire un no è brutto. Non ho ancora ricevuto la lettera di Mgr. Boncompagni.
Quanto a P. T. V. ti sarà servito a conoscere le persone e la tattica; il tempo che hai passato a Roma ti gioverà per la vita. Arrivederci a posdomani, e la Madonna SS. ci assista! Preghiamo, confidiamo nel Signore e non negli uomini: lavoriamo per la buona causa più che si può, e poi affidiamo noi e ogni cosa nostra al Signore. Qui jeri sera sono cominciati gli Esercizi Sp.li al Dante, predicati da un Domenicano: sono 48, tra cui 12 Sacerdoti. Da Novi c’è Cerasani e Caon; sono stato al S. Giorgio l’altro jeri.
Saluto, conforto e benedico te e tutti in Gesù Cr. e Maria SS.
Aff.mo tuo
Sac. Orione D. P.
P. S. Avverti subito, per favore, Don Parodi che giovedì giungerà con me anche l’Ing.r Migone: tenga pronta la camera.