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[di terzi


Roma 15/11/[1]939 XVIII


Rev.mo Sig. Don Orione,


Domenica sera (12 corr.) il nostro Rev. Direttore D. Piccinini mi chiamava nel suo studio per dirmi che “dato che in Segreteria non occorro più essendosi fermato il Ch.co Ciacci, e che per le mie condizioni di salute, non so fare altro che qualche ora di portinerias, mentre a lui occorrono uomini di piena attività e gratuiti, mi consigliava di lasciare questo istituto, con tempo a procurarmi quanto prima un altro posto”.

È un licenziamento benigno, per quanto malignamente tutto predisposto dal Rev. Prof. Don Del Rosso che da tre mesi in qua mi odia e mi tormenta in ogni modo.

Qui non esiste più carità cristiana e Provvidenza di Dio ma solo la mania di accumular danaro per sprecarlo in tanti altri modi. Così è la verità; e se ci fosse anche qui il cambio della guardia, e qualche rigorosa inchiesta, si scoprirebbero tante cose che fanno a pugni colle sante istituzioni di questa venerata Congregazione che tanto bene fa in mezzo alle anime.

Fu per me un fulmine a ciel sereno; ma che però non mi dispera affatto, perché nella vita ne ho provati tanti di dispiaceri; e questo pure non sarà l’ultimo.

Dio volle però che proprio ieri fossi chiamato a visita di controllo per la pensione di invalidità e vecchiaia.

Mi hanno trovato estremamente bisognoso di cura in un Santuario che in questi giorni mi destineranno. Qui mi fermerò fino quasi alla fine del mese, intanto che finiscono le pratiche per il ricovero. Ho pensato d’inviare alla famiglia i miei due bauli ritenendomi lo strettamente necessario per me; (così quel po’ di roba che ho la godranno almeno i miei).

Qualunque sia la destinazione, io intendo rimanere sempre sotto la Sua tutela e protezione. Se avrò grazia di guarire; mi segnerà altro posto, se di morire, morirò almeno contento di essermi messo sulla retta via e di aver fatto un po’ di meritata penitenza. La prego però che per partire inviti i Superiori di qui a non lasciarmi propri senza danaro pel viaggio e qualche piccolo bisogno.

Preghi per me. Dovrei a Lei e Rev.mo D. Sterpi; mentre chiedendo la sua paterna benedizione mi professo


Dev.mo in G. C.

Francesco Vecchiati

Ist. S. Filippo Neri Roma