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+ Anime e Anime!
Roma, lunedì 16 luglio 1923
M. Rev.da Madre Michel,
La grazia e la pace di Gesù Cristo siano sempre e sempre con noi! Ho ricevuto il Suo espresso.
I Sono del parere che convenga mettere nella loro Società Anonima anche la Casa qui di Roma, di Via Alba. Avverto però che Don Sterpi, il quale è procuratore di Don Adaglio, non potrebbe assentarsi da Venezia che ai primi di Agosto. Ella potrà scrivergli all’Istituto Manin a Lista di Spagna Venezia, per vedere se egli può, senza lasciare Venezia, fare, a sua volta, procura ad un terzo, come fosse al Revmo Canonico Capra.
II Io parto da Roma mercoledì, e mi porto direttamente a Venezia, dove il 20 corr. cominciano i nostri Santi Esercizî che finiranno col 31 luglio. Poi abbiamo le riunioni per 3 o 4 giorni; e dopo vado a Bra per Esercizî a Villa Moffa, ai Chierici.
Don Sterpi è in tale lavoro in questi giorni a Venezia che non potrà neanche venire a questi Esercizî, ma solo alle riunioni. Entro 15 giorni, cioè entro luglio, dovremo fare S. Martino, asportando Tipografia etc., e tutto con barche, e solo di caratteri saranno più che 250 quintali, più le macchine e i magazzini di carta per un 100 mila lire. Se non si fa entro il mese, avremo una penale di £. 12.000. Si è poi acquistato l’Orfanatrofio di S. Gerolamo Emiliani per £. 881 mila: che la Madonna SS. ci ajuti! Quanto al Brasile le notizie spiacevoli non mi fecero alcuna meraviglia, dopo quanto Mg.r Capra mi aveva già detto.
Se la Convenzione proposta non la osservano, Lei non deve cooperare alla divisione cui si va incontro, ma ritirare le Suore da quel Noviziato. Non c’è altro da fare che non prestarsi a tanta iniquità ammantata di finzione religiosa. Io, anche andando in Brasile, non me ne occuperei mai, perché non voglio andare contro coscienza.
Questo è il mio parere, poi Lei e il Direttore facciano in Domino come credono.
Ciò che si consuma e ordisce in Brasile è la scissione coll’etichetta dell’unione.
Avevo già detto e consigliato da mesi di mandare a S. Paolo la Provinciale: che si presentasse a Mg.r Arcivescovo dicendo che era venuta a fargli atto di ossequio prima di andare a visitare il Noviziato. Che se avesse trovato ostacoli o limitazione alla sua missione, si ritirasse, ma ritirasse anche le Suore. Si è fatto questo? Credo di no, perché non si sarebbe a questo punto. Pannicelli caldi ne abbiamo adoperati Mg.r Capra ed io fino ad esuberantiam! Che volete che vada ora là a farvi io?
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Leggano
quanto in quella Convenzione io ho scritto a Mg.r Arcivescovo di S.
Paolo; - di più non si poteva concedere, o andare noi stessi a
cooperare al loro tiro, e a fare i balordi, compiendo
noi stessi
la divisione, e lacerando il seno della piccola Congregazione. Io non
mando né darò mai nessun ordine: ho dato quella Convenzione perché
avevo veste, e vedo che non si osserva, e si va a
consumare
una bruttissima cosa che non saprei come ben definire: si vogliono
servire delle Sue Suore per formare davanti
alla Chiesa
un
loro
Noviziato
e poter dire che sono Suore legittime,
e ad un tempo ordiscono
la
divisione.
È ben vergognoso! Se dovessi disporre io, La assicuro che metterei
le cose a posto in
Domino
con un
telegramma
alla
Provinciale,
e non starei lì tanto a discuterci più sopra. O
la Provinciale
O il Noviziato di S. Paolo dipende dalla Provinciale, o le Suore sue
non
so,
perché Lei le lasci ancora là. A fare che? Ad ajutare
un’opera di divisione? A fare da orpello per chi è semplice, e a
legalizzare ciò che è disonesto? Prego di essere lasciato a parte e
di non essere nominato affatto. Ma perché Lei non scrive Lei stessa
una lettera, non chiusa, in modo che Suor Teresa presentandola poi
chiusa sappia
ciò
che Lei ha scritto,
- e mandarla da Suor Teresa a Don Duarte? Da consegnarsi quando Don
Duarte impedisse alla Provinciale di
essere la Provinciale
tanto della Casa di Rua Mocca che del Noviziato? Sia pure una lettera
rispettosissima,
anzi va così, ma che dica chiaro, che se non c’è questa
dipendenza, Lei deve, con
Suo dispiacere,
ritirare
le
Suore.
Si
capisce che, perché questo non sia poi impedito, dovranno le due
Suore di quel Noviziato essere avvisate verbalmente
da Suor Teresa, e anche magari ricevere da essa una lettera
di Lei
o
del Direttore.
Non ci mettano di mezzo né me né Don Casa; vuol dire che, se ci
sarà resipiscenza dopo in quelli di S. Paolo, io
sarò
potrò essere sempre
una
riserva.
Lei, Rev.da Madre, se ne stia ora in Italia, e non vada a cercare le malinconie di Suor Maria. Prego che questa mia sia fatta conoscere al Direttore, che ossequio tanto. N. Signore ci benedica tutti e ci dia un grande desiderio e santo amore di Lui, della Madonna, della Chiesa e delle Anime. Fiat!
L’udienza del S. Padre fu consolantissima. Preghi per me.
Dev.mo in G. Cr.
Sac. Orione d.D.PR.