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[Al Ven.do chierico Nicodemo Gonzales

Istituto Barao de S. Geraldo in Brazil

Mar de Hespana]


Casa de Nuestra Senora de la Guardia

Iglesia de Victoria

Prov. Buenos Aires


+        Anime e Anime!

XXV Aprile 1922


Mio caro figliuolo in Gesù Cristo,


Ho ricevuto la tua lettera, e poi ho letto anche quel post scritto nel foglietto unitovi.

Ho sempre pregato per te, caro Nicodemo, e per la tua perseveranza nella vocazione, e ti ho sempre portato nel cuore. Ricordo di aver letto io stesso una lettera che il Ven.le Don Bosco scriveva ad uno dei suoi cari figliuoli in Gesù Cristo, al quale venivano, come ora a te, dei dubbi che Don Bosco non gli volesse più bene. Era il demonio che cercava, anche con quel mezzo, di strappargli la vocazione e di allontanarlo dal padre della sua anima. Ebbene Don Bosco gli scriveva dunque così: “tu sei sempre il padrone del cuore di Don Bosco.” Se si pensa quanto quel Santo era delicato, bisogna pur dire che ben deve aver fatto il suo sforzo supremo per usare una simile frase; ma si trattava di un’anima e d’un suo figlio in X.sto. Ebbene, mio carissimo figliuolo nel Signore, io vengo a cofortarti con affetto più che di padre, benché non ti potrò scrivere lunghe cose: sii divoto della SS. Vergine - frequenta la S. Confessione e fa la Comunione ogni giorno - mortificati negli occhi, nella gola, nella fantasia, nei sensi: lascia ogni lettura morbosa, pericolosa o semplicemente vana e fuggi l’oziosità. Prega di più e apri il tuo cuore con la semplicità d’un bambino a Don Mario: e fa bene ogni pratica di vita religiosa, vincendoti e tenendo caldo il tuo cuore di pietà. Quanto a questo povero peccatore, che ora ti scrive, prega per lui e non dubitare MAI di tutto il suo affetto per te. Se la dilezione e predilezione per te fosse umano amore, potrebbe raffreddarsi, e vaporizzare e poi finire, così come finiscono tutti gli umani amori, tutte le cose di questo mondo, (che è posto nel maligno), e che non sono che “immagini false di bene” come dice anche Dante, ma in realtà, null’altro che vanitas vanitatum, che lasciano vuoto il cuore, e poi il rimorso e la vergogna! E, peggio, la perdizione, bene spesso insieme col più amaro disinganno. Ma tu sai che questo, per divina grazia, non è, - e che Dio, e Dio solo, è ciò che ci unisce: Deus, qui charitas est! Dio, che il mare del più alto, del più santo, del più puro e dolce amore!










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È un bene e un amore che non è terreno, che non è menzogna, e che ci fa veri e grandi amanti di Dio e degli uomini: che non ha limite, che ci eleva da ogni bassezza e oltre ogni limite: che è stabile, perché si basa su Dio: che non svanisce perché è amore sovrannaturale, è carità! È carita di Dio e carità grande verso le anime, e così divina cosa che reputa ut stercora le vane cose di questo mondo fugace e ingannatore, e soggioga le passioni umane per non vivere che di Dio, e per vendersi e sacrificarsi silenziosamente,  come una vittima con Cristo, nel compatire, nell’amare e nel salvare. È una carità che vince amando sempre di più! Cadono e passano le persone e le cose, ma essa resta, per dire agli uomini chi è Dio e l’amore di Dio resta nelle mani della Santa Chiesa di Gesù Cristo come la più alta face del cielo ad illuminare i passi delle umane generazioni. È la fiamma di Dio che crea i santi, e fa della Chiesa nostra, come disse il Manzoni nella Pentecoste, la “Madre dei Santi”: essa è che conforta i cuori ed edifica Gesù Cristo nelle anime, e fa e crea i veri cristiani: essa è che ci unifica in Xsto e ci fa araldi di Dio e apostoli di pace, di fede, di consolazioni celesti, e dà alle nostre parole lo splendore del Cielo, e trasforma l’uomo in Dio, e dà all’uomo un’elevazione sublime di angelo e la più alta missione di pace, e le più sante parole di vita eterna. Ora Iddio, o figlio mio, ha chiamato anche te a questo sublime apostolato della carità, e vuole dare anche a te una paternità spirituale, e non di materia n‚ di libidine: non di passioni n‚ di fango ma di divina luce e di Cristo stesso. Venderai tu la primogenitura per un piatto di lenticchie? Toglierai dalle mani della Vergine e di Dio la tua anima, che a Dio hai ripetute volte offerta e consacrata per la salvazione e la santificazione tua e di molti? e per fare di te un olocausto a Dio per la salute eterna di un Altro, e per riparare con la vita tua la vita sua, e con la tua virtù, con la tua illibatezza il suo peccato? Ah! caro Nicodemo, a questo Dio ti ha chiamato, e ad essere luce e non tenebra, angelo e non fango, - e questo padre tuo e dello spirito e del cuore, che Dio stesso ti ha dato per le mani del suo Vicario in terra, e che Iddio solo sa quanto ti ami, - questo padre della tua vera vita non ha mai dubitato che tu non ti vorrai render nelle mani del Signore e della Chiesa un degno strumento della salvazione di molti, un ministro della sua gloria, anzi, e più, (oserei dire) della sua Misericordia e Provvidenza. La persona, di cui tante volte abbiamo dovuto parlare, e che ci sta tanto a cuore, è viva, e sta in America.

Io dovevo già essere in Italia, e forse sarei giunto ancora a tempo a ricevere l’ultimo respiro di Mincarelli = un figlio che non mi ha mai dato un dolore, ma molte consolazioni: un Chierico che ben può stare a lato di S. Luigi e di Savio Domenico. Forse non arriverò più a rivedere Don Quadrotta, che ha già ricevuto l’Olio Santo, e Dio sa il dolore che ne porto! Mi sono fermato in Argentina di più quasi unicamente per quella persona che sai.













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Ora lascio chi le sta dietro e ho messo quell’anima nel Cuore di Gesù Crocifisso e nelle mani della SS. Vergine, e preghiamo e confidiamo nel Signore! Non potevo fare di più, ma so che dove finisce la mano dell’uomo, là comincia la mano di Dio, e, se tu pregherai e se sarai quale Dio ti vuole, - Iddio farà il resto, ne sono certo. Tu non mi chiederai di più: io gli ho messo chi gli sta dietro, chi mi terrà informato anche in Italia.

Quando di più potrò dirti, te lo dirò; ora basta; - prega e sta bravo, e sî quale senti di dover essere, e sarai felice e Iddio condurrà avanti ogni cosa come solo sa fare Lui, che è il Signore. E, quando il nemico di ogni bene, quando satana tenterà il tuo cuore e vorrà gettare il tuo cuore nel fango, e vorrà perderti pur indebolendo in te anche la tua fiducia e il tuo amore di figlio, sino ad insinuarti il dubbio di essere da questo tuo povero padre non più amato ma dimenticato,  allora alza gli sguardi al Cielo e apri a Dio il tuo cuore, e pensa che tutto sulla terra, e ciò che sa di terra, passa, ma i Cieli cioè Dio e l’amore di Dio e l’amore in X.sto di Don Orione verso l’anima tua, NO, non passa, perché non è amore di sangue né di terra, ma di Dio e di cielo. Io non ti dirò che tu sei il padrone del mio cuore, e potrei ben dirtelo nel senso che lo poté dire Don Bosco, (e lo potrei dire con più ragione di Lui, e so che dico) - perché amo dirti invece - e so di farti più bene - che il mio cuore l’ho dato a Gesù Cristo e alla Sua Santa Chiesa e al Papa: - Essi, e Essi soli, sono i veri padroni di tutto il mio cuore. Però, o carissimo mio figliuolo, ti dirò che tu stai nel mio cuore e che Don Orione porta nel suo cuore di Sacerdote e di padre con più amore che una madre può portare sul suo seno il più caro dei suoi figliuoli. Non rendertene indegno, mai! Ed ora ti benedico, sempre con l’antico e con immutato affetto, se non con più grande amore in Gesù Cristo e ti stringo al cuore dolcissimamente in osculo sancto. Per la divina grazia, sono Tuo più che padre e più che madre in Nostro Signore e in Maria SS.


Sac. Luigi Orione

della Divina Provvidenza


P. S. Fammi trovare lettere a Rio, dove sarò a giorni, spero, per affrettare il ritorno in Italia. Fatemi su tutti i miei libri che, se non potessi venire a Mar de Hespanha, me li porterà a Rio Don Mario con Don Dondero. Farò di tutto per venire, almeno per una mezza giornata. Ma sia come Dio vuole! Iddio vi ricompensi delle preghiere e di ogni vostra carità verso la mia anima e la mia persona, o miei Cari. Questa nota la leggi a Don Mario, che non ebbi tempo a scrivergli di questo, dei libri. Gli dirai anche che oggi, prima di questa, inviai a lui una raccomandata, e poi ricevetti due dolorose lettere da Venezia e da S. Remo, di D. Sterpi. Quindi affretto il ritorno, ed egli mi scriva a Rio tutto, e una copia anche qui che servirà per D. Zanocchi, se io non ci fossi più, fossi già partito. Però unisco anche qui accluso un biglietto per Don Mario e per Don Dondero.