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Anime e Anime

Tortona, il dì XI Ott. 1928


Caro Don Cremaschi,


La grazia di Nostro Signore sia sempre con noi!

Ti accludo due lettere: una ricevuta da Don Fiori e un’altra dal Bellucci.

Capisco che quest’ultima ti recherà dolore, ma è necessario che tu veda e sappia che cosa si pensa dagli stessi Chierici della Moffa.

Ora, fin da Natale, i Sacerdoti della Parrocchia di Ognissanti, avevano già rilevato che il Bellucci nel suo contegno non aveva né del Chierico né (meno ancora), del Religioso. Io te l’ho fatto sapere. La stessa cosa fu rilevata dai migliori nostri Sacerdoti anche durante gli Esercizi, per lui e per gli altri. Ora voglio sperare che tu poi lo avrai richiamato; ma in questa lettera egli dice cose su cui è bene che tu faccia un buon esame di coscienza, perché dove tu vedessi di dover cambiare sistema, si cambi, per il bene della Congregazione.

Il sentir dire - e il dovere constatare, che chi sta di più alla Moffa, invece di guadagnarci nello spirito, ci perde, - è cosa che fa grande pena. Ora alla Moffa si è fatto libro nuovo, appunto perché tu sia più libero di farvi sentire un soffio nuovo, una coscienza nuova, una vita nuova! Nel Noviziato si tratta di far distaccare l’anima da tutto, fin dalla vita, fin da se stessa, - non di educare nella bambagia. Non fatene dei signori.

Il fervore dei Novizi deve essere tale da doverli moderare e dirigere, - invece non c’era in parecchi neanche il concetto della disciplina e del rinnegamento proprio di un religioso. Ci vuole virtù soda e martellata, e principalmente l’obbedienza, il sacrificio nella umiltà e nel lavoro, la orazione e la generosità nella carità. E non lasciare di agire fortemente, quando è il caso, e particolarmente con quelli che hanno più età e più virtù.

I Novizi poi ti prego di esercitarli nelle cose umili e povere, - renderli sommamente amatori della povertà della santa povertà, e della santa fatica. Alla Moffa ci sono già troppe comodità, per grave storpiamento della nostra Congregazione; adesso tu e altri anche stimabilissimi Sacerdoti della Congregazione ci badate, non lo credete, ma un giorno, io non ci sarò più, ma voi piangerete d’aver messe troppe comodità, e non sarete più a tempo, poveri miei figli!















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Ti prego di controbilanciare le troppe comodità con esercizî continuati di povertà e di sacrificio. Fa che rinunzino bene e radicalmente al proprio intendimento, abituandosi al rinnegamento della loro volontà.


Dalla cartolina che oggi ti ho spedito, vedrai che già sono 17 quelli nuovi, e altri ne manderò ancora. La mia prima preghiera ogni giorno sarà sempre per te e per i Novizî, e ogni giorno il mio pensiero e il mio cuore saranno in mezzo di voi, carissimi miei figliuoli in G. Cr.

Ti conforto e benedico tanto in Gesù Cristo e Maria SS.


Aff.mo tuo

Sac. Orione D. D. P.