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( da copia dattiloscritta - vedere pure vol. 20 / 193 e segg.  -

  vi sono aggiunte di pugno di Don Orione, qui riportate IN

  MAIUSCOLO )  -

                                                                     

           +                  Anime e Anime!

                              Tortona, 24 Giugno 1927.

                                                                     

       Caro Don Pensa,

   Fede, grazia, misericordia e pace da N. S. G. Cristo!

   Ho ricevuto, caro Don Pensa, le tue lettere e gli auguri tuoi,

come di codeste Case del Veneto; ringrazio di cuore te e tutti,  

specialmente delle vostre preghiere, e Vi prego da N. S., per la

intercessione del' Angelo della gioventù, ogni spirituale aiuto,

ogni bene.

   Il giorno di S. Luigi l' ho voluto, quest' anno,passare, con

Don Sterpi a Cuneo, e ben mi pareva dovere per me, dolce e fra-

terno dovere!

Il 20 c. m. ero al Piccolo Cottolengo di Quarto dei Mille a ri-

cevere Sua Ecc.za Mgr. Arcivescovo di Genova, ( che ) IL QUALE,

in quel giorno, si degnava far visita ai nostri cari  poveri e

malati. E, a far atto di omaggio all' Arcivescovo e ad onorarlo,

siccome al Rappresentante di G. Cristo stesso, erano, insieme

con me, i Sacerdoti nostri Don Giov. Grossi, Don Giuseppe Monta-

gna, Don Pietro Parodi e Don Luigi Mietta, venuto questi la do-

menica 19 ad accompagnare da S. Remo a Livellato il nostro no-

vello Sacerdote Don Severo Ghiglione, alla cui Prima  Messa, al

paese natio, ho avuto la gioia di assistere quel giorno anch'io.

Lo avevo preso, tanti anni fa, dai piedi della Madonna della

Guardia, e ai piedi della Guardia l' ho voluto ricondurre ed

assistere, novello Sacerdote di Cristo.

   Ma con i Figli della Divina Provvidenza e le nostre Suore

"Missionarie della Carità", le quali tanto bene fanno anche nel-

le tre Case del Piccolo Cottolengo di Genova, vi erano pure a

far corona a Mgr. Minoretti, Arcivescovo di Genova, i tre Parro-

ci nella cui giurisdizione sono le Case del Cottolengo Genovese

e altro Clero, nonché ( una corona ) UNO STUOLO di Benefattori

e Benefattrici di quella industre e cristiana "Città  di Maria

SS.:" cuori genovesi,  cuori generosi, siccome quelli che, se-

condo dice l' Apostolo S. Paolo, nella sua lettera a  Timoteo:

"non pongono la loro speranza nelle instabili ricchezze, ma in

Dio";  cuori aperti " a  far del bene,  ricchi di opere

buone, pronti a dare,  a far parte dei loro averi, in modo da

mettere cos in serbo, per l' avvenire, un bel tesoro e ben fon-

dato;  per conseguire la vera vita.  ( Tim. I - VI )

   Essi sono, dopo Dio, la mia borsa  per GLI ISTITUTI DI CA-

RITA' CHE LA DIV. PROVV.ZA HA IN Genova;  sono quelli che ama-

no, servono G. Cristo nei nostri cari poveri e malati, ed ele-

vano e glorificano i poveri e malati in G. Cristo. Da Genova

                                                                       

                                                                       

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sono partito  a mezza notte vivamente desideroso di fare una

improvvisata a Don Sterpi.  E giunsi a Cuneo, alla Colonia Agri-

cola di Sant' Antonio, verso le otto. La chiesa DELL' ISTI-

TUTO era aperta; sono entrato piano, non visto: Sant' Antonio

era tutto illuminato! Don Sterpi stava in chiesa, là seduto su

di un banco presso l' Altare: diceva il Breviario. In chiesa

non c' era che una donna. I nostri di quella Casa erano chi al-

la Cascina, dove hanno i bachi nel forte, chi a lavorare nei

campi: le elementari erano a scuola.

   Ho detto una preghiera al caro Santo dei Poveri,e  poi, na-

turalmente, ho levato lo sguardo a quella testa ORAMAI calva di

Don Sterpi, che non s' era avveduto di me, e continuava a dirsi

il Breviario. Io riflettevo a quella sua vecchiaia precoce, e

andavo tra me E me col pensiero e col cuore a tanti anni  e A

tanti affanni! Ogni ( tanto ) poi Don Sterpi tossiva, tossiva;

quei colpi  d' una tosse brutta, d' una tosse che dura da trop-

po tempo; mi colpivano  il cuore come pugni secchi, ed erano

per me un vero strazio.  Mi sono poi fatto avanti, e l' ho toc-

cato su d' una spalla, come è solito fare lui ( tante  ) CERTE

volte col nostro Don Curetti e con altri di noi.

   Alzò il capo a guardarmi, e dal suo sguardo, dalle sue pa-

role, ho avuto l' impressione che egli doveva aspettarmi, poi-

ché  non fece il maravigliato.  In verità  gli avevo scrit-

to ripetute volte che presto sarei andato a trovarlo. Dirò la

impressine avuta. Nell' aspetto non è deperito, ma l' occhio

ed il colore sono di persona  molto stanca; è un corpo che sta

insieme e sta su, si direbbe, solo per forza di volont….

   Anche a Cuneo fu visitato da un bravo Medico; ma i Sanita-

ri  parlano quasi tutti lo stesso linguaggio. Dicono: "E'

un uomo FRUSTO E GIA' TROPPO minato,  ha bisogno di molte cure:

di molto riposo di corpo e di testa: di buona nutrizione, e di

non avere assolutamente preoccupazione alcuna".  Solo così, et

in primis, col divino aiuto, potremo salvarlo.  Per cui, o caro

Don Pensa, ti prego di far conoscere a tutti di codeste Case,

insieme con lo stato di salute DEL Don Sterpi, anche  l' ordine

che do che quanti gli scrivono si astengano dal manifestargli

cosa che lo possa menomamente addolorare o dargli pensiero, ma

solo gli si dica ciò che lo può sollevare e consolare in Do=

mino.  Un vero e proprio miglioramento, come comprendi, fino-      

ra, purtroppo, non si nota, ma  dobbiamo tener presente che

egli è a Cuneo solo da poco più di quindici giorni.  Le premu-

re poi onde è circondato, e l' affetto veramente filiale del

nostro carissimo Don Giovanni Giorgis, ma, soprattutto, le pre-

ghiere  che da ogni Casa si alzano a Dio per Lui, mi  danno

piena fiducia che egli ancora guarirà, e potrà rendere ALTRI

grandi servigi alla Congregazione.  Il Don Sterpi si trova ora,

in realtà, anche un po' sperduto a Cuneo, e quasi, direi, mor-

tificato di non poter lavorare. "SPIRITUS PROMPTUS, CARO AUTEM

INFIRMA". Ma gli ho detto che tutti noi lavoreremo anche per

                                                                 

                                                                   

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lui, e che, pur da questo suo sacrificio, Iddio caverà,

certo, un gran bene per l' anima sua, come per la Piccola

Opera della Divina Provvidenza.  Dobbiamo servire il Si-

gnore e con la salute e con la malattia: se l' amore è ugua-

le, uguale sarà anche il merito.  Questo non lo dico per

Don Sterpi, NO, ma per me e per voi.  Non dobbiamo quindi

rattristarci se nelle malattie non possiamo lavorare pel Si-

gnore; basta che ci rassegniamo alla sua volontà: con la ras-

segnazione, con la pazienza e coll' offerta a Dio dei nostri

dolori acquisteremo, forse, meriti più grandi che con la

fatica, perché i meriti guadagnati cos, sovente,  SONO più

preziosi ed anche più sicuri, perché ci mantengono nella

umiltà e nella Fede.

   Fa conoscere a codesti miei cari fratelli e figli le no-

tizie di Don Sterpi, notizie che LORO avevo promesso con la

lettera dell' 8 Giugno; e fa che conoscano anche questi

miei sentimenti.  Dì pure che mi è parso di aver lasciato

IL Don Sterpi assai confortato; certo che quella fu una gior-

nata piena di ore di santa letizia fraterna. E Deo gratias!

   Sono poi andato a Villa Moffa da Don Cremaschi e da quei

cari figliuoli, e là, un po' dopo, giunsero da Imola i no-

stri Diaconi Silvio Parodi e Giuseppe Vigo, i quali vi stan-

no ora facendo gli Esercizi Spirituali per essere ordinati

A SAN PIETRO ( Santi ) Sacerdoti.  Mi spiace che non potrò

assistere alla loro Ordinazione,  perché dovrò essere a Roma,

dove,  nella Festa di San Pietro, si benedice e inaugura, in

un Padiglione-Chiesa,  che ci venne donato dal S.  Padre.

Quella ( Chiesa ) Parrocchia  avrà cos una Succursale,tan-

to necessaria.  E' un nuovo campo di lavoro che si apre. Fa

pregare che la Madonna, Madre e Celeste Fondatrice della Pic-

cola Opera della Divina Provvidenza, ci mandi molte buone

vocazioni, molti e santi Operai!

   Il Signore sia sempre con te,  caro Don Pensa!  Conforto

e benedico a te e a tutti delle Case di Venezia e  del Vene-

to: salutatemi tutti in G. Cristo. Presto vengo a trovarti.

                                                                   

                                                                     

   P.S.  Mando copie già fatte perché pel tuo tramite siano

         dirette alla Case del Veneto e se ne dia  lettura

         a tutti.