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[Calligrafia di Don Marabotto, la firma è di Don Orione. Lettera inviata a Don Piana per raccomandata il 26 Agosto 1913.]
Per copia conforme
Sac. Orione
Tortona 26 Agosto 1913.
Mio caro D. Piana,
Sono tornato ieri sera da una predicazione, e perciò rispondo solo adesso alla tua lettera. Il 28 e 29 c. vado con un Pellegrinaggio alla Guardia presso Genova, e il 30 sarò libero. Se puoi, vieni in quel giorno perché il 31 dovrò andare per un discorso alle Società Cattoliche della diocesi che si riuniscono a Pontecurone col Vescovo Ausiliare.
Dopo non saprei; ma se tu sabato non puoi, fino a lunedì sera credo di fermarmi a Tortona. Quanto ad aiutarti, vieni, fa la tua procura come ho fatto io, come hanno fatto tutti, e ti aiuterò. Andare avanti così capirai anche tu che può sembrare quasi un ricatto, e non va bene. Del resto tu sai già quello che ti ho mandato; data la nostra povertà, non fu poco. Ma di tutto sia benedetto il Signore! Quando ti ho mandato Don Sterpi per pagarti tutti i debiti, mi ha profondamente addolorato il tuo rifiuto a far la procura. Se si trattasse di roba mia: se fosse solo questo tuo contegno con me un modo che Dio mi dà per espiare le mie gravi ingratitudini verso di Lui, e per amarlo di più, sento con la Sua grazia che tacerei tutta la vita - ma per dovere di coscienza parlo a te, o caro mio figliuolo D. Piana, come tu ed io fossimo sul punto di morte. E ti dico e protesto avanti a Dio che ci dovrà giudicare che non ti ho chiesto nulla che come Superiore e Padre non ti dovessi chiedere in punto di morte per morire in pace, o di cui in morte mi abbia a rimordere. E che tu in punto di tua morte non avrai desiderato di aver fatto ora, per non allontanare da te la benedizione di Dio in vita, e per non metterti in gravissimo pericolo di dannarti. Poiché tu lo sai che quella roba non è tua, e che devi fare di essa ciò che il Superiore ti dice, e che potresti mancare, e creare grave danno alla Congregazione e che mi affliggi profondamente continuando così. Poiché anche ti servi di un atto di paterno affetto e di fiducia, o mio caro figlio in Gesù Cristo, per non mostrarti più figlio, mentre pure nelle tue lettere vedo che mi continui a chiamare Padre.
Io sento di averti molto e molto amato nel Signore e molto e molto compatito nell’amore di Gesù; ma per il bene dell’anima tua ti supplico nella carità
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del Signore, di provvedere davvero da figlio e di essere sincero. Io pure desidero di vederti, e mi inginocchierò ai tuoi piedi, perché tu capisca che non parlo per passione, ma ti farò toccare con mano che tu non vai e non sei andato anche a Roma con sincerità. È necessario che ti metta bene a posto; a servire e amare Dio non agli occhi degli uomini, ma a camminare per la diritta via del Signore agli occhi del Signore. Io ti parlo con l’anima piena di dolore e di santo amore di padre: non ti offendere ma credimi che ti parlo proprio da padre in Gesù Cristo e Maria SS. Io non sono cambiato nulla verso di te e tutti ti aspettiamo. A Bra non ho detto nulla della tua falsa posizione in cui ti sei messo: ho pregato la Madonna SS. per te. Ti benedico di cuore e sono tuo
Aff.mo in G. C.
Sac. Orione Luigi
Della Div. Provv.za
[Minuta]
Ti
sei servito di un atto di sommo affetto e di fiducia, o mio caro
figlio in G. C., quale quello che ti ho dato di intestarti la roba
che il S. Padre mi ha donato per quello che tu sai e per mostrare la
sua compiacenza per il lavoro fatto a Messina per addolorarmi
profondamente: - Dio te lo perdoni. Vieni, caro Don Piana, fa la tua
procura come hanno fatto tutti gli altri, come ho fatto io,
trattandosi
di te
e il Signore mi aiuterà a toglierti dai debiti. Io sento di averti
molto compatito e amato, e di amarti in Gesù Cristo e di averti
trattarti da padre. Ma
per dovere
Se si trattasse di roba mia: se fosse solo per poter meglio espiare i
miei peccati ed amare un po’ di più il Signore tacerei tutta la
vita. Ma per dovere parlo a te, caro Don Piana, come tu ed io
fossimo in punto di morte. Ti dico e protesto davanti a Dio che ci
vorrà giudicare che non ti ho chiesto nulla che come Superiore e
come Padre non ti dovessi chiedere in punto di mia morte per morire
in pace, e che tu in punto di morte non
so
per
non dannarti
non avrai a desiderare di aver fatto ora. Bada, o mio carissimo
figlio, che quella roba non è tua: tu
lo sai:
essa grida contro di te, e se non ti metti a posto, tu non avrai bene
in vita, e farai una mala morte. Tu non vai con semplicità. Mi
chiami padre, e da Padre ti ho fatto col divino ajuto;
ma figlio qui non ti sei dimostrato e mi hai profondamente
addolorato. Io sono felice di patire per Gesù Cristo per la grazia
che Egli misericordiosamente mi dà: ma per l’anima tua ti supplico
di provvedere da figlio davvero con animo pieno