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Istituto S. Filippo

Roma

Via Appia Nuova 126


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Roma, 2 Maggio 1920

Mattino

Anime e Anime!


Caro Don Pensa,


ti ringrazio della carità che mi hai usata nei giorni passati a Venezia, e con te ringrazio Don Gaetano e tutti dei due Istituti. Il Signore mantenga sempre forte in noi il vincolo della sua carità. S. Caterina da Siena, della quale abbiamo celebrata la festa pure l’altro jeri, lasciò scritta questa sublime e profonda espressione: “Con carità fraterna vivete caritativamente” Lett. CCIII, e mi pare volesse dire: che la carità degli atti esteriori e interiori e delle accoglienze fraterne Gesù Cristo dev’essere tale da in formare la carità della vita. Più di ogni altra cosa mi ha assai confortato l’aver trovata viva tra di voi la carità, e ciò che più mi è dispiaciuto nei piccoli chierici e specialmente in quello che ho condotto via con me, e anche in Frontero, fu di non aver trovata in essi la sufficienza dello spirito di Dio e della umile carità fraterna, mentre assai vivo esso mi parve nei Chierici più alti, nei quali, pure sopraffatti da molto lavoro, ho notato quello spirito di letizia nel lavoro e di sacrificio, quello spirito buono, sereno, contento, che è proprio della vera carità.

La carità divina vince tutto, “e aumenta le forze dell’anime” dice l’Imitazione di Cristo, cioè le virtù, perché‚ essa è madre di tutte, e dà vita ad ogni opera buona, che è secondo il Cuore di Dio, e ci sostiene nel lavoro e nel nostro facchinaggio per le anime.

Onde ti prego di voler leggere questa mia ai Chierici, sia dell’uno che dell’altro Istituto, a loro conforto e a loro stimolo, e perché‚ coltivino in sé ed abbiano in cima a tutti i loro pensieri e disiderî l’acquisto sempre più grande della carità del Signore. E nulla tacerai di questa lettera. Santa Caterina da Siena in uno de’ suoi inni alla carità, esce in queste parole, piene della luce di Dio: “O carità piena di letizia, tu sé quella Madre che nutrichi i figli delle virtù al petto tuo. Tu sei ricca sopra ogni ricchezza, in tanto che l’anima, che si veste di te, non può essere povera. Tu le doni la bellezza tua.” I doni della natura, dice il santo abate di Vercelli, Giov. Gersenio, al Cap.  LV del III libro dell’Imitazione di Cristo, - “sono comuni à buoni ed à malvagi, ma dono proprio degli eletti è la grazia, ossia la carità”e, più sotto, dice ancora: “tanto gran cosa ell’è questa grazia, che né sono di profezia, né far miracoli, né qualsiasi più sublime contemplazione, non valgono punto, senza di lei.









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E neppur la fede, la speranza e le altre virtù sono accette a Dio, se scompagnate dalla carità”. Non vale dono né virtù, sine Charitate et Gratia: la Grazia è il dono dei doni, la Carità è delle virtù la regina. Per questo non acquietiamoci, finché‚ non ci sarà dato di avere in noi e di vedere fiorire nei nostri fratelli e nelle nostre Case la santa carità fraterna, che, al dire di S. Paolo, “è vincolo di perfezione”. Se possederemo questa vera e perfetta carità del Signore, non cercheremo punto noi medesimi, ma solo desidereremo tutto che è gloria di Dio e della Sua Chiesa, e che tutto si faccia non a gloria nostra, ma a maggior gloria del Signore. La carità “non quaerit quae sua sunto, sed quae I. Christi” scriveva ai Corinti l’Apostolo, e l’Imitazione di Cristo, con frase non meno viva dice che chi ha carità in nulla re se ipsum quaerit. (Lib I Cap. XV) E Santa Caterina da Siena: Colui che è arso e consumato di questa carità, non vede sé.” Non ama il proprio contento, né vuole godere di sé, come fa l’egoista il quale non vede che se stesso e il comodo suo e il suo avvenire, ma invece chi ha carità desidera di vivere per gli altri e consumarsi per gli altri nell’amore dolcissimo di Gesù Crocifisso, e null’altro vuole che di beatificare tutti in Dio.

O qui scintillam haberet verae charitatis, profecto omnia terrena sentiret plena fore vanitatis! Chiediamo alla Madonna SS. che è Madre del celeste e divino Amore, che dia alle anime nostre una grande fiamma di amore di Dio, di vera carità del Signore, tale che ci stringa tra noi inseparabilmente, e nella vita e nella morte, nel divino servizio della Chiesa e delle anime. Che ci stringa tra noi e con tutti anche nel soffrire i difetti dei nostri fratelli e del prossimo, con forte e diuturno esercizio di pazienza. Carità anche con noi stessi (non tolleranza o debolezza nel male, o colpevoli accondiscendenze in noi di ciò che non è virtù, ma fosse indolenza o tiepidezza di vita religiosa) carità con noi stessi nel sopportare il disgusto dei nostri proprî difetti. Viviamo in un secolo che è pieno di gelo e di morte nella vita dello spirito: tutto chiuso in se stesso, nulla vede che piaceri, vanità e passioni, e la vita di questa terra, e non più! Chi darà vita a questa generazione morta alla vita di Dio, se non il soffio della carità di Gesù Cristo? La faccia della terra si rinnovella al calore della primavera; - ma il mondo morale solo avrà vita novella dal calore della carità.




















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Noi dobbiamo dunque chiedere a Dio non una scintilla di carità, come dice l’Imitazione di Cristo, ma una fornace di carità da infiammare noi e da rinnovellare il freddo e gelido mondo, con l’aiuto e per la grazia che ci darà il Signore. Avremo un grande rinnovamento cattolico, se avremo una grande carità. Dobbiamo però cominciare ad esercitarla oggi tra di noi: a coltivarla nel seno dei nostri Istituti, che debbono essere veri Cenacoli di carità. Nemo dat, quod non habet: non daremo alle anime fiamma di vita, foco e luce di carità, se, prima, non ne saremo accesi noi, e molto accesi. La carità deve essere il nostro slancio e il nostro ardore, la nostra vita: noi siamo i garibaldini della carità di Gesù Cristo. Niente più mi spiace che adoprare quel nome in cosa sì santa, sì pura, sì divina, ma lo fo onde più esprimermi. La causa di Dio e della Sua Chiesa non si serve che con una grande carità di vita e di opere: non penetreremo le coscienze non convertiremo la gioventù, non i popoli trarremo alla Chiesa, senza una grande carità e un vero sacrificio di noi, nella carità di Cristo. Vi è una corruzione nella società spaventosa: vi è una ignoranza di Dio spaventosa: vi è un materialismo, un odio spaventoso: sola la Carità potrà ancora condurre a Dio i cuori e le popolazioni, e salvarle. Ma ogni moto non giova, o poco giova se non ci impadroniremo della gioventù, delle scuole e della stampa: bisogna prepararci con un grande amore di Dio e riempirci il petto e le vene della carità di Gesù Cristo, diversamente faremo nulla: apriremo un solco profondo, se avremo una profonda carità.

Che avrebbe mai fatto San Paolo, senza la carità? Che avrebbe fatto S. Vincenzo De’ Paoli, senza la carità? Che avrebbe fatto S. Francesco Saverio, senza la carità? Che avrebbe fatto il Cottolengo, senza la carità? Che avrebbe fatto il Ven.le Don Bosco? Nulla, nulla, nulla, senza la carità. Senza la carità non avremmo né gli Apostoli, né i Martiri, né i Confessori, né i Santi! Senza la carità non avremmo il Sacerdozio, che è missione e frutto insieme e fiore di divina carità. Ed è lo spirito di Dio, che è spirito di celeste carità, che deve portarci a curare nei giovani le sante vocazioni religiose e i futuri Sacerdoti perché‚ tante scuole, tante rinnovazioni di anime, di popoli e di opere, non fioriscono che pel Sacerdozio, e per la vita religiosa. Che faremo noi, che veniamo vecchi e già siamo quasi logori, se non avremo dei continuatori? Io ci penso dì e notte, e non gemo tanto sulle umane miserie, quanto nel vedere la crisi che vi è nella Chiesa in fatto di vocazioni. Ah San Vincenzo De’ Paoli si è venduto per riscattare uno schiavo, noi saremo indifferenti e

















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freddi nel lavorare per dar alla Chiesa e alle anime dei buoni Sacerdoti che continuino l’apostolato di Gesù Cristo: per dare alla nostra Congregazione dei figli e dei santi, che continuino le opere da noi iniziate per l’aiuto che Dio ci ha dato: e dei lottatori della fede nella carità, a servizio della Chiesa e delle anime?.Una gran parte della nostra carità dobbiamo esercitiamola nel coltivare le vocazioni. Preghiamo Dio che ci mandi delle buone vocazioni e che susciti dei santi Samueli per il Santuario. Con la pietà si curino le vocazioni, con la preghiera, col buon esempio, con i Santi Sacramenti, con la illibatezza della nostra vita, con l’istituzione di pie Congregazioni, con la divozione tenera alla Madonna SS. Ma si dovrà da voi andare con molto tatto con molta delicatezza, con molta prudenza anche nel parlare: dobbiamo prima rinnovare e trasformare nella carità il cuore dei nostri giovani, rinnovarli e trasformarli in Gesù Cristo, e dobbiamo della carità di Gesù ardere noi, se vogliamo poi che ardano essi; tutto si ravviverà se porteremo ardente nelle mani e alta e ben alta nel cuore la lampada della carità di Gesù Cristo. Un gran numero di anime si leveranno attorno a noi a dare un fecondo e meraviglioso splendore alla Chiesa di Gesù Cristo Signor Nostro, se così pregheremo e lavoreremo. Io vi supplico in Cristo, o cari miei figli, di non venire meno a quanto Iddio vuole da me e da voi anche a riguardo della cura delle vocazioni come pure dei Chierici o aspiranti per la santificazione nostra e per la salvezza di molte anime e di molte moltitudini di anime. Il Signore non guarderà in noi secondo le nostre miserie e i peccati nostri, ma secondo la grandezza della Sua bontà e della moltitudine delle Sue Misericordie, ed esaudirà la preghiera di noi suoi poveri servi se avremo e vivremo della Sua Carità, e sotto la scorta della Sua grazia ci guiderà per la via della pace e del sacrificio di noi ai piedi di questa Sua Santa Chiesa di Roma, che è la Madre nostra e la Madre dei viventi; e benedirà il Signore e santificherà i nostri passi e i passi della Congregazione nostra, e la porterà con benedizione celeste a stendere le tende di Dio, e i confini stessi della terra diventeranno la nostra abitazione, se saremo umili e fedeli figliuoli della Chiesa di Roma, e vivremo della carità senza limite di Gesù Cristo, e solo cercando Gesù Cristo e il Suo regno, cioè le Anime e le Anime e le Anime! Chi farà vivere e prosperare la Congregazione sarà la carità, questo amore grande e dolcissimo e fortissimo insieme di Dio, della Sua Chiesa - e delle Anime.


















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Iddio sarà sopra di essa, se in essa sarà lo spirito di Dio, che è la carità. La Congregazione, e ciascuno di noi, non deve vivere per sé, ma per la carità e per la Chiesa di Roma che è il corpo mistico del Signore e la Madre delle Anime e dei Santi. Non dobbiamo vivere ciascuno per noi, ma ciascuno per tutti i fratelli, nella carità del Signore. Ci siamo uniti in Cristo per vivere ciascuno per tutti e non ciascuno per sé. Noi non viviamo che per la carità e per la Chiesa: solo così si è veri figli della Divina Provvidenza; e Dio vivrà in noi, se noi vivremo in Lui e di Lui, per la carità e l’unione alla Sua Chiesa. Ed io volevo scrivere stamattina ai quattro novelli Suddiaconi, pei quali ho pregato nella Messa celebrata alle ore 6; ed ora scrivo mentre essi riceveranno l’Ordinazione, ma invece di rivolgermi solo ad essi, mi è venuto di scrivere a tutti e per tutti, benché abbia inteso inviarvi la presente in segno di spirituale unione nella carità e di letizia per la vostra Ordinazione o Cari quattro Suddiaconi nostri fratelli, tanto più che questa è l’Ordinazione più numerosa di Suddiaconi, dopo che siamo uniti in Congregazione, per la carità  del Signore.

Però non voglio chiudere senza rivolgermi ad essi raccomandando ai quattro Suddiaconi che facciano tesori dei doni di Dio. Il Signore, o cari miei figliuoli, sia la vostra speranza e la vostra fiducia: Egli il vostro Consolatore e la fiamma inestinguibile della vostra carità! In Lui riponete tutta la vostra speranza e il vostro cuore per le mani della SS. Vergine, nel cui mese benedetto avete fatto il vostro passo entro il vestibolo sacro della Chiesa. Vi è nella Imitazione di Cristo, al Lib. III cap. LIX una preghiera di meravigliosa dolcezza, diciamola insieme, stamattina in ispirito, e poi imparatevela e ripetetevela a conforto vostro durante la vostra vita: In te ergo, Domine Deus meus, pono totam spem meam constituo, quia totum infirmum et instabile invenio quidquid extra Te conspicio. In Te dunque, o Signore Dio mio,io ripongo tutta la mia speranza e il rifugio dell’anima mia e della vita mia: in Te, o Signore Dio mio, depongo ogni mia tribolazione ed angustia, perché trovo tutto infermo ed instabile quanto veggo fuori di Te! Confortatevi e siate gagliardi nella vita. Confortatevi, o miei cari figliuoli “vi è una gioia, dice S. Agostino (Confessioni X,22) che non è conceduta a chi vive di terra e per la terra ma sì a coloro che amano e servono al Signore e alla Chiesa con disinteressato amore,” e questa gioia sei Tu, o Signore e Dio nostro! Qui sta la vita beata, nel godere di Te, in Te, per Te! Cari figli miei, viviamo della carità e in carità e vivremo di Dio, per Dio e in Dio in eterno! Vi benedico tutti, e a tutti dico: avanti sempre in carità grande, amatori di Cristo e della Chiesa et pro amore Dei.


Vostro aff.mo

Sac. Orione d. D. P.