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[Da copia dattiloscritta.]


A Sua Eccell.za Rev.ma Don Duarte

Leopoldo e Silva Arcivescovo di San Paolo


Patronato de Menores


Casa de Preservacao

Rua Francisco Eugenio 228



Anime e Anime!

Rio de Janeiro de 27 maggio del 1922

sabato


Eccellenza Rev.ma;


Presento a V. Eccell. Rev.ma i miei umili ossequi: Le chiedo scusa di non averLe più scritto mentre ero in Argentina e con cuore di figlio Le prego da Dio ogni grazia e consolazione. Dopo d’essermi, per più mesi, raccomandato a Nostro Signore, di ritorno da Buenos Aires sono passato a S. Paolo, e sarei venuto da Vostra Eccell. Rev.ma, se Mons. Vicario Gen.le non mi avesse detto che Ella stava per partire per Santos, onde prendersi un po’ di riposo. Valendomi di quelle facoltà che V. Eccellenza mi aveva benignamente dato, e viste le lettere che Mgr. Capra ha scritto a Madre Cherubina, ho riunite due volte in Cappella le Suore della Casa della Divina Provvidenza, ed ho parlato loro in Domino, il che non avevo creduto ancora di poter fare, anche perché‚ non mi pareva di avere pregato abbastanza. Ma, come dissi a Madre Cherubina a parte, dopo parecchi mesi che ci penso e ci prego,e pur con ogni miglior disposizione da ogni parte, penso che una vera unione non si farà se non si osservino le stesse Regole e Costituzioni. E confesso che non saprei come io potessi riuscire, n‚ potrei in coscienza cooperare alla istituzione di un  Noviziato di Religiose - fatto secondo lo spirito e i Canoni della Chiesa, - quando si volesse escluderne la Madre Provinciale. Mi pare che, allora, sarebbe non solo un perpetuare, ma anzi un aggravare il doloroso distacco che tutti desideriamo abbia a scomparire, per dare luogo alla














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pace, nel consenso perfetto degli animi, onde tutte le Piccole Suore della Divina Provvidenza abbiano a formare con Nostro Signore e tra di esse la più bella e santa unione - cor unum et anima una! Dove sarà la perfezione, se mancasse l’unione  e la carità? La carità e l’unione forte, ho letto in Sant’Agostino, fu la madre delle Comunità religiose; quindi ogni volta che ho parlato alle Suore della Div. Provvidenza qui a Rio, al Minas e anche a S. Paolo, non ho raccomandato altro che la concordia e l’unione degli animi, finché verrà il Paradiso dove saremo, per la divina misericordia, consummati in unum. Benché io avessi prima delle prevenzioni su questa Provinciale mandata dall’Italia, che io non conoscevo, devo, per la verità, confessare che l’ho trovata diversa da quella che si tentò di farmela comparire, o che forse anche altri riteneva che fosse. Essa è una buona religiosa, un po’ timida, se si vuole, ma sincera e di virtù. Si capisce che i suoi difetti li avrà anch’essa, poveretta! Ma le persone vanno prese nel loro complesso, e mi permetto di dire che mi pare ancora il migliore elemento che potessero mandare, e che noi si potesse desiderare per arrivare all’unione tanto sospirata. Veda, Eccellenza, questo povero peccatore forse si prende troppa libertà nel parlarLe con tanta franchezza, ma Ella metta di avermi davanti in ginocchio, e così mi legga nel fondo del cuore, perché sa di aver a fare con un suo servo e con un figlio, povero e ben miserabile davanti a Dio, ma leale e sincero.

Devo dire una parola di più? Questa Suor Teresa, che venne mandata a far da Provinciale, non aveva mai sognato di dover passare l’oceano, né di essere Provinciale, anzi l’hanno mandata qui senza dirglielo, e lo si seppe qui in Brasile. Perché l’hanno mandata? Perché spianasse la via, e per togliere di mezzo quella Suor Maria Immacolata che aveva già avuto da fare a San Paolo con Madre Cherubina. E fu tolta. Volevano far Provinciale una certa Suor Camilla, ma era più giovane di Madre Cherubina ed era anzi stata sotto di essa a San Paolo; sarebbe stata più che una mancanza di riguardo alla Superiora di San Paolo, e non l’hanno più fatta. E scelsero questa che mandarono, la quale è della prima vestizione, e anche molto più in età, onde non fare torto a Madre Cherubina. E tanto la Fondatrice come Mgr. Capra, nelle lettere di accompagnamento, mi dicevano che essa godeva tutta la loro stima e fiducia. Come e perché tagliarla fuori? Stando le cose come sono, Madre Cherubina non poteva ancora fare da Provinciale, e, se l’avessero fatta, si sarebbe trovata, (mi perdoni l’alto paragone), un po’ come si trovò Napoleone alla testa del Direttorio. Ma, in Domino, forse anche per qualche altra ragione, oggi non era ancora  tempo che fosse a quel posto.















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La Provinciale, del resto, mostrò verso di essa, come verso le altre, di voler essere più sorella che superiora, - e così spero vorrà fare pel tempo che dovrà restare ancora. Infatti dimostrò ogni buon volere. Discesa a Rio, prima ancora di far visita a Sua Eccell. Rev. D. Sebastiano Leme (Sua Eminenza il Cardinale era fuori), essa venne a mettersi ai piedi di Vostra Eccellenza Rev.ma. Aveva una Suora gravemente ammalata a Formiga, ed aveva da accompagnare a Mar de Hespanha due Suore venute con essa, e la poteva così visitare il Noviziato, che è sempre la pupilla degli occhi di una Congregazione. Ebbene, lasciò di visitare il Noviziato, e lasciò di visitare l’ammalata di Formiga per fare prima la visita a Madre Cherubina e alla Casa di San Paolo. Dico questo perché è onesto e doveroso far rilevare la parte buona delle persone e onde Vostra Eccellenza nella sua paterna e intelligente bontà si degni di compatirla se ha mancato  in qualche cosa verso di Lei nella visita che essa Le fece, e voglia prendere con  beneficio di inventario ciò che può esserLe stato riferito contro. Che anzi mi pare convenga aiutarla a compiere il suo ufficio, e confortarle nel Signore! Io l’ho trovata disposta, dispostissima a dare tutte le Suore, e quelle Suore che Vostra Eccellenza Rev.ma e Madre Cherubina chiedono e desiderano. Madre Cherubina chiese Suor Rita, quella buona religiosa della quale io avevo parlato già a Vostra Eccellenza la prima volta, e la Provinciale la concede; chiede Suor Felicita, e la Provinciale pure la concede. Sa che desidererebbe anche Suor Redenta, e, se Vostra Eccellenza lo permetterà, la Provinciale manderà anche Suor Redenta, ammonendola prima di non ripetere la velleità dimostrata quando venne, che poi partì. Eccellenza, che si vuole di più? Francamente, sa che ci vorrà?. Di più ci vorrà sempre, Eccell. Rev.ma, una grande pazienza con le monache, perché‚ anche il Ven.le Don Bosco, che se ne intendeva un po’, era solito dire (sia pure ridendo) che ci vuol più pazienza con un monastero di teste fasciate che non a governare dieci Collegi. Però le Suore rendono dei grandi servizi, specialmente nel campo della carità; ciò che preme è che abbiano sempre maggior carità fra di loro. Ed io, aiutandomi Nostro Signore, non lascierò di predicare sia alla Madre Provinciale  che a tutte queste, che loro sono povere straccione, piene di difetti, (come, del resto, lo sono io




















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più di esse): che non devono cercare la pagliuzza  dell’occhio di quelle di San Paolo, mentre esse hanno la trave, e le animerò ad avere sempre un grande manto di carità da coprirsi i difetti  l’una dell’altra, e a darsi la mano a  fare delle opere buone, e ad andare così verso il Paradiso che si aspettano. Per codesto Noviziato, (per ogni regolarità e onde stare ai Canoni), bisognerà chiedere a Roma qualche dispensa, come ad esempio per la stessa Suor Rita, che non avrebbe forse ancora tanti anni di professione da poter essere Maestra delle Novizie. Ma ora vado a Roma, e di queste cose di monache m’intendo qualche cosa, - quindi, se Vostra Eccellenza Rev.ma crederà, potrei anche interessarmi,  o suggerirò a Mgr. Capra la via più breve. Ma, intanto, il Noviziato si potrebbe cominciare, mi pare, essendovi grave carenza. In allegato a parte, ma accluso alla presente, umilmente sottopongo alla illuminata saggezza di Vostra Eccellenza Rev.ma e al suo paterno compatimento, alcuni brevi punti, buttati giù alla buona e con poco ordine, ma che mi pare contengano quanto basta a formare la base pratica e speditiva di una definitiva sistemazione, se non la sistemazione stessa. Veda un po’ Vostra Eccellenza. E questo faccio unicamente in forza  del mandato ricevuto dalla fiducia immeritata di Vostra Eccellenza, e per l’incarico avuto da Alessandria, specialmente in base alle ultime lettere di Mgr. Giuseppe Capra, Direttore delle Suore, lettere dirette a Madre Cherubina, dove egli, Mgr. Capra, parla anche a nome della Madre Fondatrice e Sup.ra Gen.le. Questi punti li ho scritti a qualche metro dal Santo Tabernacolo, e poi li ho deposti ai piedi di Nostro Signore, e li depongo, con venerazione e amore come di figlio, ai piedi di Vostra Eccellenza Rev.ma, come fosse ai piedi di Gesù Cristo, e, chinato con la fronte a terra, dico: se si vuole fare sinceramente l’unione, sia un’unione piena e perfetta, come piace a Dio e alla sua Chiesa, se no meglio non farla. Senza l’unione della carità e senza la carità non si edificherà Gesù Cristo né in noi né negli altri, si farà del rumore, si faranno delle opere che poi ci ruineranno addosso, ma, per l’eternità, non si edificherà nada! Questo dico a me peccatore ad ogni ora: questo ho predicato qui e a tutte le Suore, in Domino, in Domino! Da San Paolo sarei anche venuto a Santos ma, oltreché sarebbe stata almeno una indiscrezione, che potevo io portare a Vostra Eccellenza di definitivo, mentre non avevo ancora sentita la Provinciale, dopo quattro mesi? Ora, se Vostra Eccellenza crederà di approvare, e vorrà benignarsi farmi rispondere qui, spero, col divino aiuto, sistemare ancora tutto prima di partire, quantunque mi prema affrettare il mio ritorno in Italia dove fui chiamato anche telegraficamente.















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In Italia ho inviato stando a San Paolo, quella tal Suor Flora Lionessa delle Zelatrici del Sacro Cuore, dalla testa poco equilibrata, che deve aver fatto esperimentare la pazienza al Suo Mgr. Vicario Gen.le e forse anche a Vostra Eccellenza Rev.ma. L’ho indirizzata a persone sicure anche perché non avesse a trovarsi su d’una strada, e poi ora andrò io, e la Madonna mi aiuterà a trovare la sua nicchia anche per lei. Basta, a disturbare a San Paolo non c’è più, e Deo gratias! Giunto a San Paolo fui anche bloccato da quel Dottor Josè Vincenzo, che mi aveva pure scritto in Argentina tante volte, ma a cui non ho risposto mai nada. Mi teneva occupato per delle ore e delle ore, ma, in quei giorni, a Padre Marco era arrivato da Roma un pacco di immagini, e c’era anche la Madonna della pazienza, che mi volle donare, e che molto mi giovò. Ho rifiutato di nuovo una somma cospicua, non parendomi una cosa chiara. Però, seguendo la linea tracciatami, ho cercato di confortare e di aiutare quell’anima a mettersi a posto con tutte le obbligazioni che potesse avere, e mi disse anche chi è il suo confessore. Ripetutamente voleva darmi il suo testamento fatto per mano di Notaio segnandomi certe obbligazioni e opere, lasciando margine per compiere molto altro bene, - così almeno diceva lui. - Qui mi è parso di non doverlo a priori respingere, perché non era più danaro che venisse a passare nelle mie mani, danaro che mi mette sempre paura, ma era roba di cui avrei potuto, almeno in parte, disporre, sentendo  prima Vostra Eccellenza Rev.ma. Io ho capito che lui con  Vostra Eccellenza Rev.ma difficilmente si aggiusterà più, e, data anche la sua età,mi parve di doverlo aiutare onde,  purché la roba vada dove deve andare, vada per una mano vada per l'altra, basta mandare le cose silenziosamente a posto e salvare e salvare più che si può. uindi non ho chiesto e non ho rifiutato, come insegna San Francesco di Sales, parendomi che, se Dio vorrà che egli passi attraverso di me, basterà una parola al mio ritorno in Brasile, che sarà in Dicembre o forse prima (se a Nostro Signore piacerà), e quell’anima farà, spero. Anche per non avvilirlo, anzi, per tenerlo in bonis, quasi all’ultimo momento ho ritenuto di dover accettare un terreno per accogliervi dei poveri orfani e abbandonati, parendomi che  San Paolo, pel grande  sviluppo che va prendendo e per la sua popolazione di circa 700 mila abitanti, di questo manchi, cioè di Istituti maschili per salvare i derelitti, i figli della strada, maggiormente  esposti al pervertimento e alla perdita della fede. Se non sbaglio non c’è che il Cristoforo Colombo, perché i Salesiani mi pare si siano messi già per quelli che

















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possono pagare. Ora il Cristoforo Colombo ne accoglie 180, e Padre Marco mi diceva che ebbero più di 800 richieste di ricovero quest’anno. Ebbene, se piacerà alla Provvidenza di Dio e se Vostra Eccellenza si degnerà di benedirmi, con piacere ci daremo la mano da buoni fratelli e salvare la gioventù abbandonata, e ad educarla ad onesto vivere cristiano e civile, dandole in mano un'arte e un pane e un avvenire onorato. Ho accettato, alzato gli occhi a Dio, e ricordando il permesso e la benedizione che Vostra Eccellenza fin dall'ottobre scorso mi aveva dato, di poter lavorare per i più poveri fanciulli, tanto cari a N. Signore. Però ho preso tutte le possibili precauzioni, anche in forma legale, ed ho voluto un atto per mano di Notaio, e per qualunque evenienza che noi dovessimo venir via da quel terreno, egli si è obbligato, con atto notarile, a pagarmi tutte le spese e benefattorie. Ora la Divina Provvidenza ci fabbricherà subito su per 50 Orfani, e tutto sarà pagato, e poi farà il resto. Io vado in Italia facendomi prestare parte del viaggio, ma per questi orfani Nostro Signore ha già provveduto, e Glielo dico, o mio buon Padre, a suo conforto, e perché voglia aiutarmi a ringraziare il Signore  e la Madonna.  E così vedo che si va compiendo la  parola che Vostra Eccellenza Rev.ma mi rivolse, quando venni a dirLe se non credeva che si potesse elevare sull’Ipyranga il monumento a Cristo Redentore che non si poteva innalzare sul Corcovado. Allora nella sua paterna bontà e, certo, per confortarmi a lavorare per gli Orfani, Vostra Eccellenza mi disse: il monumento lo farà lei! Non io, Eccellenza Rev.ma, potrò fare un monumento, io che sono un povero bifolco venuto dal campo e un più miserabile peccatore, ma la Divina Provvidenza sì. Essa farà un grande monumento di fede brasilera, un monumento che da San Paolo e dall’Ipyranga mi pare che spargerà una grande e divina luce di carità e di vita cristiana su tutto il Brasile. Ora vado in Italia a prendere la benedizione del nuovo Santo Padre, per me, prima di tutto, e poi per quello che Iddio ha fatto già, o vorrà fare nel Cile, in Argentina e qui. Fornirò la mia lampada di un pòd’olio con i Santi Esercizi Spir.li, mi fornirò di altro personale, e poi, se Dio vuole, ritornerò. Preghi per me! Ho già scritto al Santo Padre il bene di Vostra Eccellenza Rev.ma, che io non dimenticherò mai, e Vostra Eccellenza ritenga pure di avere in queste povero Sacerdote un servitore sincero e fedele, anzi dica pure un figlio.

Mi metto in ispirito ai suoi piedi, e mi voglia perdonare ogni mancanza e mi voglia benedire. La bacio con profonda venerazione il Sacro Anello e mi onoro essere di Vostra Eccellenza Rev.ma

dev.mo e osseq.mo Servo in Gesù Cristo e nella Santa Madonna


Sac. Luigi Orione

dei Figli della Divina Provvidenza.