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 +        Anime e Anime!

         Tortona, il dì 11 ottobre 1925


 Onor.le Sig.r Senatore


 La grazia di N. Signore sia sempre con noi!

 Dopo gli Esercizî Sp.li sono stato questi tre giorni a Genova, e son tornato jeri sera,

per ripartire oggi. Don Gatti è giunto; sta bene, benché un po’stanco. Mi incarica

di inviarele suoi ossequi, e attende risposta alla lettera che scrisse alla Signoria vostra

da Roma, per sapere quando potrà venire a Torino per riferire su tutto.

 Qui ho trovato lettera da Cafarnao di fra Giuseppe, che le trascrivo, perché ella

possa sapere che dice; egli non ha fatto che le prime elementari, e scrive sì male

che difficilmente la Sig.ria vostra potrebbe capirlo. Eccola:

 Cafarnao, 26 9 [1]925

 Rev.do Padre nel Signore. Sono otto giorni che mi trovo a Cafarnao. Per grazia

di Dio di salute sto bene. Ho trovato una lettera del Prof.r Schiaparelli nella quale mi dice

di affittare il terreno che non coltiviamo noi direttamente.

 Per noi ho scelto tutti i terreni intorno alla Casa, che richiedono molto lavoro,

essendo pieni di gramigna; stiamo arando con un aratro moderno.

 Poi vi è un monte dietro la Casa; e questo per alberi e boschetto.

 Riguardo agli affittamenti dei terreni, si è presentato uno che l’anno scorso

ha presso in affitto la raccolta; io stesso avevo fatto l’affitto.

 L’anno scorso la raccolta è andata malissimo, di grano non hanno fatto quasi niente,

di dura niente, e non hanno di che mangiare; quindi è un problema un po’difficile per noi.

Ed è una spesa forte dover provvedere quasi tutti i semi per i villani, cioè:

grano, orzo e dura.

 L’altro jeri vennero due signori che volevano affittare tutti i terreni, fuori quelli

riserbati per noi. E mi hanno offerto L. 70. Io dissi che almeno m’avessero dato L. 100;

ma, siccome l’anno scorso hanno perduto più di 20 lire egiziane, hanno paura anche

quest’anno di rimetterci, e quindi se ne sono andati.

 Qui sono tutti beduini, e quindi si richiede molta sorveglianza, se noi darem loro

il seme a prestito.

 Riguardo al molino, cosa ne pensa? Le dico così perché quello che tiene il molino

vorrebbe fare il contratto, ed io non so come regolarmi; per ora non ho fatto nessun

contratto. Aspetto il nuovo Direttore. Si degni di rispondermi, per sapermi regolare.

 Il professore mi scrisse e mi dice d’informarlo di tutto; ma io non ho ancora scritto,

perché non ho ancora combinato niente con i villani, i quali si trovano fuori di Semachia,

essendo tutti fuori nelle montagne a pascolare il loro bestiame.

 La prego di scrivere lei al professore; io non sono buono di scrivere.

 Rev.mo Padre, mandi presto il personale e il caro don Adaglio; qui c’è molto

da lavorare nella vigna del Signore.

 Mi raccomando alle sue preghiere...


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 Mando anche l’originale della lettera. Sarà bene, a scanso anche di tempo,

che la Signoria vostra risponda direttamente.

 Sono contento di saperla meglio in salute, e prego N. Signore di concederle

molti anni di vita. Avanti nel Signore!

 La bozza di convenzione la passerò a quei due o tre anziani che mi assistono.

 Gradisca, Onor.le Sig.r Senatore, ogni devoto ossequio, e mi abbia in Gesù Cristo

e nella Madonna, aff.mo suo


        Sac. Luigi Orione


P.S. Il don Adaglio è ancora assai malandato, e si trova a Torino in cura; pare però

che vada meglio. Egli desidera tanto di ritornare laggiù. Preghiamo!

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