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 +        Anime e Anime!

         Tortona, giovedì, 4 febbr. 1926


 Onorevole e caro Sig.r Senatore [Schiaparelli]


 Il Signore dia grazia e conforto alle anime nostre!

 Continuo la lettera che avevo cominciato a Venezia, della quale ella, Sig.r Senatore,

troverà due foglietti qui uniti.

 Sono qui giunto l’altro jeri, e jeri fui a Genova. È inutile dirle che la mia vita

è un girare continuo, e faccio ogni scusa di non averle risposto. Dio sa come sto,

e poi lo vedremo in Paradiso.

 Vengo subito a ciò che più interessa. Non ho potuto vedere a Roma S. E. Lago,

ma pazienza! Basta che le cose a Rodi vadano bene.

 Mg.r Barlassina ci tratta come Dio permette, e Deo gratias! Dopo aver pregato,

abbiamo deciso di rispondere al Patriarca che noi ci ritiriamo dal Rafat. Però ritirare

il personale subito, e avanti che egli sappia, non lo devo fare; sono sempre andato

col Vangelo in mano, e voglio finire così.

 Potrò forse cominciare a mandare qualche ajuto a fra Giuseppe, ma togliere subito

il sacerdote dal Rafat, non è possibile. L’anima della Casa e dei lavori è don Gemelli;

come resterebbero al Rafat? È vero, ci trattano male, ma non per questo potrei agire

diversamente; anche dovessimo poi cercare la elemosina per tornarcene in Italia;

né possiamo ora lasciare così in aria quella posizione, né ci volteremo, domani, indietro

a lagnarci del Patriarca. Anzi chiedo a N. Signore e alla Sig.ria vostra scusa se mi sono

qualche altra volta lamentato di lui. Egli, Iddio, sa quello che meritiamo, e sia sempre

benedetto! E siano benedetti quelli di cui il Signore si serve per renderci più servi

della sua carità e della santa Chiesa. Il Ven.le Ludovico da Casoria (così scrive

il Capecelatro) era solito dire che «Gesù Cristo e la sua santa Chiesa si amano e si servono

in croce e crocifissi, e che chi non li ama e non li serve in croce e crocifisso, non li ama

e non li serve affatto».

 Quanto a Cafarnao, farò, caro Sig.r Senatore, tutto tutto quello che potrò. Ella però

voglia dirmi sempre tutto il suo pensiero e desiderio, e fin dove potrò andare, andrò.

 Più prego e più sento anch’io che a Cafarnao potremo fare del bene, e molto bene

si farà, caro Sig.r Senatore. E per questo la conforto in Domino: nulla andrà perduto

di quanto ella ha già fatto e farà per Cafarnao. E così anche l’Associazione Nazionale

mi pare sia destinata da Dio a svolgere un grande apostolato di fede, di civiltà cristiana

e italiana e di unione degli animi. S. Ignazio di Antiochia scriveva a S. Policarpo:

«Ti stia a cuore l’unione, il massimo dei beni». Coraggio dunque, e avanti!

 Quanto a venire a Torino, è facile che presto lo possa, e anche io vorrei tanto

vederla. Ma ho malati gravi da più parti, e un sacerdote morto da poche settimane.

Altro sacerdote di 27 anni, bella speranza sotto ogni riguardo, è a Venezia che lotta

tra la vita e la morte, gli hanno tolto un rene sabato scorso.



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L’ho potuto assistere più notti, poi pareva che la febbre diminuisse; oggi peggiora,

e chi lo sa che stanotte non debba correre a Venezia? Non ha più genitori, l’ho tolto

dalle miserie del terremoto con altri due fratelli più piccoli, sono figli di un Avvocato,

per loro sono tutto. È un gran dolore. Altro sacerdote di 34 anni è pure grave a Monte

Mario, a Roma, dove è direttore: un fratello suo, tornato stamattina mi portò brutte notizie.

Nell’analisi fatta gli si è reso manifesto il bacillo della tubercolosi, bisogna metterlo

in un sanatorio.

 Don Sterpi pure non sta bene. E ho altri dolori non pochi. Preghi un po’ per me

che in verità, mi sento quasi istupidito, e non ce la faccio più. Che almeno dove la mia

corta mano finisce, cominci la mano benedetta del Signore!

 Ho ricevuto la sua offerta di L.500. Iddio la ricompensi di questa come di ogni altra

sua carità. Pregherò nella Messa e farò pregare per lei e suoi cari, e secondo

le loro intenzioni. Finirò.

 Spero passare presto da Torino, e che a voce si possa meglio combinare anche

per Cafarnao. Lei stia tranquillo, ché quanto potrò fare, lo farò. La Sig.ria vostra voglia

aiutarmi con i suoi consigli ed esperienza, colla santa libertà propria dei figli di Dio,

e di tutto le sarò assai tenuto.

 Mi raccomandi pure alla Consolata: quanto ne ho mai bisogno!

 Stiamo forti in Gesù Cristo, e contenti sulla croce. Dio la benedica!

 Suo dev.mo e obbl.mo servitore.

         Sac. Orione della D.P.

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