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         Anime e Anime!

         Tortona, il 12 dicembre 1927


 Onor.le Sig.r Senatore


 [I] - Ho ricevuto la sua generosa offerta, e ho desiderato venire a Torino, nei passati

giorni, anche per questo, per ringraziarla.

 Tutte le consolazioni di Dio piovano sopra di lei: non dimenticherò mai la sua carità!

 II - Il don Bruno temo sia venuto a lei con spirito troppo forte, e le ne chiedo scusa,

è però un bravo ragazzo, un po’ troppo ruvido, ma retto e animato da buona volontà.

 Egli le vuole sinceramente bene in Domino; e, quando tornò, si rammaricava

di avere visto la Sig.ria vostra come afflitta, perché il don Gatti, in via riservatissima,

sentì doveroso farle conoscere che mi pare non abbia molta intenzione di partire;

ne io gli posso parlare e insistere pel timore che creda lo desideri lontano di qui.

 È uno spirito sensibilissimo, e che, avendo sofferto molto, va toccato con estrema

delicatezza. Se egli ancora non le avesse scritto, veda un po’ se, scrivendogli, potesse

deciderlo o pel sì o pel no.

 La questione che ha tra le mani potrebbe ora essere risolta bene anche da terzi;

ma la soluzione potrebbe andare tra due o tre mesi, e anche tra sette od otto. E allora?

 Mi parrebbe male lasciare che la Signoria vostra si illuda di poter avere il don Gatti,

e che poi, dopo aver tirate le cose in lungo, non venisse. Ed ella finisse di trovarsi

in imbarazzo, dopo tanto aspettare.

 Io non so se un sacerdote, del quale ora scrivo, accetterebbe; ma qualora il don Gatti

non venisse proprio, mi parrebbe assai indicato certo don Luigi Mietta.

 Egli non è della mia Congregazione, ma mi è sempre rimasto affezionato, perché

lo ebbi ragazzo e lo avviai al Santuario. Fino a un po’ più d’un anno fa, egli fece

parte della Bonomelliana, è dottore in Scienze sociali e Cav.re, e per un periodo di anni

diresse «La Patria degli italiani» della Bonomelli.

 Mi cercò lavoro, e da più d’un anno dirige il mio Istituto di San Remo,

(Convitto San Romolo, a Corso Garibaldi, 8), dove fa bene.

 Dico sinceramente che se non facesse bene, non glie lo proporrei.

 E, se venisse, mi troverei in imbarazzo per sostituirlo; ma ho capito che ella

ha un impegno pressante di togliere quel sacerdote che è ora a Tangeri, e vorrei offrirle

modo di provvedere bene a Tangeri. È il migliore soggetto che avrei: di carattere buono,

non urtante, va fin dove si può. È buon sacerdote, intelligente, colto; sa bene il francese,

il tedesco e, credo, un po’ d’inglese. Scrive bene la nostra lingua, ed è buon italiano.

 A Tangeri non si troverebbe sperduto, fu all’estero parecchi anni, e tenne bene

il suo posto; combinava molto con le autorità italiane. Non è attaccato al danaro,

ed ha cuore.





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 P. Semeria gli fece buone profferte; non accettò, e se ne sta con me, che gli do niente.

 Non so se egli accetterebbe per Tangeri, e assolutamente non vorrei che pensasse

che io volessi liberarmi di lui, mentre Dio sa che solo lo propongo perché mi fa pena

di sapere la Sig.ria vostra in pensiero e per un alto scopo.

 In caso, bisognerebbe che lei parlasse personalmente col don Mietta, e gli facesse

sentire il bene che colà può fare e sotto l’aspetto del nome italiano. E finirò.

 Il Signor nostro Gesù la conforti di molte grazie, e le dia lunga vita.

 Coraggio nel Signore! Con la più alta stima mi abbia per suo obb.mo e devoto

servitore in Gesù Cr. e Maria SS.


         Sac. Luigi Orione

         dei figli della Div. Provv.

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