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         [Tortona], 17 febbrajo 1928


 Gentilissimo Sig.r Avv.to [Littardi]


 Sono giunto stanotte da Roma, di dove, appresa dai giornali la morte

dell’indimenticabile Senatore, ho telegrafato le più sentite condoglianze e ne ho suffragato

la grande anima.

 E, alla impossibilità di intervenire personalmente ai funerali, ho telegrafato qui,

e mandai don Gatti a rappresentarmi e con lui venne anche don Gemelli, Direttore

della Casa di Cafarnao; il don Gemelli era giunto da alcune settimane, chiamato

dal compianto Senatore, col quale doveva intendersi per dare a quella Casa uno sviluppo

più confortante.

 Ora egli è qui, in attesa di ordini.

 Come prevedevo, e fin dal Natale ne avevo scritto al Senatore, don Gatti dice che

non può andare a Tangeri. Gliene parlai pure stassera, ma è inutile più sperare.

 Ne io posso imporglielo, perché, è vero che egli sta con me, ma non è mio religioso,

ne dipende da me.

 Io prevedevo questa negativa, e avevo proposto, da prima Natale, al Senatore

Schiaparelli, il sac.te Dott.r Cav.re Luigi Mietta. Egli mi rispose che conosceva

e apprezzava il don Mietta, ma sperava ancora in don Gatti.

 Se la mia proposta, circa il don Mietta, fosse ora accolta, penso che egli assolverebbe

bene al suo compito.

 Ora potrebbero scrivergliene direttamente, è Direttore del Convitto S. Romolo

in S. Remo, Corso Garibaldi, 8, è un mio Istituto.

 Per me sarebbe, certo, un vero sacrificio cederlo, come già ebbi a scriverne

al Senatore, ma lo farei volentieri per rendere un servizio alla Associazione e, ora anche

per la santa memoria del venerando uomo.

 Il don Mietta fu già all’Estero con la Bonomelliana, conosce lingue e costumi;

è sacerdote di buono spirito, integro, prudente, non attaccato al danaro, bene viso

al fascismo, ritengo anche personalmente conosciuto e in buoni rapporti

con l’On. Ministro Bastianini.

 In caso, mi voglia far sapere qualche cosa.

 Gradisca, gentil.mo Sig.r Avv.to, i sensi della mia più alta stima.

 Dev.mo suo servitore.


          Don Orione