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[Messina, il 4 genn. 1912]
Eccellenza Rev.ma [Msg.r D’Arrigo]
Nello
mese
a di
Agosto del
qu venne
mi si presentò il Sig.r Tenente Giardina
da
Finmedinisi, e mi richiese l’indirizzo della Congregazione dalla
quale
da cui dipendono
gli affari delle parrocchie, poiché mi disse che aveva un ricorso da trasmettere a Roma.
Io
lo dissuasi
Gli diedi l’indirizzo, cercando però
persuaderlo di rivolgersi prima
alla
Curia. Egli, allora
dopo qualche giorno, sempre nel mese di agosto, mi portò
il
comunicò
il qui unito ricorso, con la data però del I ottobre, dicendomi che, se entro quel tempo non
fosse
stata depr
regolarizzata l’amministrazione della sua parrocchia col I di
ottobre sarebbe
mi
avrebbe ritirato
il ricorso per ricorrere a Roma
trasmesso direttamente.
Io
cercai persuaderlo di rivolgersi a V. Eccellenza Rev.ma e
di avere fiducia
e credevo
d’esserci
riuscito. che
le cose con un po’ di pazienza si sarebbero messe a posto.
Egli
in quella circostanza allora
mi confidò, dandomi anche la sua parola d’onore
sulla
verità di ciò che mi riferiva che il segretario di vostra
Eccellenza Rev.ma si
era lagnato
aveva
fatto rimostranze col P. Carbone perché aveva
veduto per
forse qualche volta prima
venire
egli, il tenente era
venutosi era fatto vedere a parlare col
perché avesse manifestato
al
Vicario e così col tenente si
erano per
di Padre le Padre Carbone facendo
esercitandosi
così
su di essi una pressione morale perché le cose della Diocesi non
pervenissero
fossero
pervenute a conoscenza del Vicario.
Allora
Per questo, cioè per
non dare motivi a pettegolezzi,
evitare a vostra Eccellenza
Rev.ma dispiaceri a ciò che poteva sembrare pettegolezzo e anche perché detto ricorso mi
è
sembrato esagerato in sé e poco rispettoso; io non
lo volevo comunicai mai a Vostra
Eccellenza
Rev.ma sperando che tutto sfumasse, che le cose di quella Parrocchia
se non
sono
a posto, se non erano da piano piano e xxx della quale V. Eccellenza
non si era già
interessata
se non erano a posto ne
feci parola a V. Eccellenza ne ad altri poiché avevo
motivi
di credere che le cose si sarebbero ugualmente messe a posto.
dato che non ci fossero
siano
con un po’ di pazienza
Ora
egli
ritornò
il Tenente tornò nel mese di novembre e in dicembre, e mi portò gli
quegli
appunti. Però, nel
mese ritor
dopo il mio ritorno, il Tenente venne più volte nel
novembre e dicembre ad insistere: mi aveva promesso di venire lui personalmente a parlarle;
ma
poscia non venne; mi consegnò
diede quegli altri appunti perché
gli
che già
le diedi
comunicai,
perché glieli
li rimettessi a vostra Eccellenza, come di fatto rimisi.
E ora, col permesso del Tenente, le consegno anche il ricorso benché a malincuore
pel dispiacere che V. Eccellenza può provarne, e unicamente perché V. Eccell. Rev.ma,
essendone venuta per combinazione a conoscenza, me lo richiese ripetutamente.
Di V. Eccell. Rev.ma dev.mo servitore
Sac. Orione
¨