V116T079 V116P084
Tortona, lì 12 sett. 1916
Eccell.za Rev.ma, [Msg.r Del Rio]
Non ho scritto finora a V. Eccell.za Rev.ma proprio perché non sapevo come indurmi
a farlo, e anche perché, sino a ieri, ho avuto una tal quale speranza che avrei potuto ottenere
che il don Contardi-il Superiore di S. Prospero-avesse potuto essere militarizzato e lasciato
a Reggio. Infatti egli è già militarizzato da una quindicina di giorni; prende i suoi due soldi
al giorno, e se ne sta a S. Prospero, vestendo tuttora da sacerdote. Ma non poté ottenere
il passaggio alla 3ª categoria e purtroppo mi scrivono che non potrà continuare a stare
a Reggio Cal., e che potrebbero levarlo da un’ora all’altra, come lasciarlo per qualche tempo. Per S. Prospero avevo già provvisto altrimenti con don Quadrotta, ma egli ebbe
ripetuti sbocchi di sangue pel troppo lavoro, e sarà una grazia salvarlo, tenendolo
quest’inverno a San Remo, e in assoluto riposo. Siamo tutti sfiniti per il sovraccarico di
lavoro. Ho sotto le armi 29 chierici, dei più validi, proprio quelli che erano le braccia della
Congregazione nascente; ho parecchi Eremiti e coadiutori, e n. 10 sacerdoti, e uno in
Sardegna, perché polacco, dipendente dall’Austria. E la nostra Tipografia, che lavora pel
Governo, già ha stampato i moduli per richiamare quelli dal 76 al 1881, che furono
informati. E così anche don Risi, che è a Roma, a S. Anna, e il maestro stesso dei novizi e
altri dovranno passare sotto le armi. Davanti a questa situazione, mi trovo nella dolorosa
necessità di doverle partecipare che non mi è possibile, per quest’anno, mandare il don
Ferretti a Gerace. Nulla di più spiacevole per me, Ecc.za Rev.ma, che di doverle scrivere
questa lettera: io ho misurato bene tutti i sacrifici da lei fatti: ma Iddio la aiuterà altrimenti,
come umilmente lo prego. Non lasci cadere il Convitto! San Giuseppe la aiuterà!
Vostra Ecc.za voglia peraltro investirsi della mia situazione e compatirmi: io vedo
tutti i miei figli, o portati via o cadermi sfiniti dal lavoro.
Le chiedo scusa, se durante il tempo che furono a Gerace, i miei confratelli non
corrisposero sempre o non sempre furono accesi di carità di Gesù Cristo nel compiere
il loro dovere. E di tutte le mancanze mie e loro, come già, per me e per essi, ho chiesto
perdono al Signore, così chiedo umile e sincera scusa a V. Ecc. Rev.ma.
Si degni l’Ecc.za V. continuarci la sua benevolenza e pregare il Cuore SS. di Gesù
e la Madonna SS.ma per noi, come, da poveracci, noi faremo per lei e per la sua diocesi
e pel Convitto di Gerace.
Mi valgo dell’occasione per inviare anche al suo degnissimo vicario, al suo segretario,
al Can.co Cancelliere e ai Rev.di parroci di Gerace Marina e a tutti, che ci confortarono
in Gesù Cristo, i miei devoti ossequi e umili e sinceri ringraziamenti di tutta la loro carità.
Iddio li benedica tutti, li ricompensi tutti largamente, e in terra e in Paradiso.
Mi permetta, Ecc.za Rev.ma, quando passerò davanti a Gerace, di venire su a farle
ancora qualche visita. Le bacio, per me e per tutti i miei figli della Divina Provvidenza,
il sacro anello con profonda venerazione, e la prego di degnarsi dare la sua benedizione
a me e a tutti i figli della Divina Provvidenza, che le restano devoti, con affetto come di figli
in Gesù Cristo. Suo umile servitore
Sac. Orione della Div. Provv.za