V116T081 V116P086
[31 8 1917]
Io quando ho veduto che si sono lasciati scadere i termini legali per impugnare
(dietro la pur doverosa insistenza di don Ravazzano) il giudicato che mi riguardava, non
potevo più accettare un nuovo giudizio in cui si cercava di trascinarmi, non più per favorire
il don Ravazzano, nei rapporti col Lamendola, ma per fare condannare me, quale debitore
di don Ravazzano. Tanto vero che la citazione è diretta a me nei rapporti Ravazzano-Orione,
e non nei rapporti Lamendola-Orione.
Ora io a don Ravazzano non devo nulla. Perché andare a farmi condannare nei rapporti
suoi? E a Lamendola so di non dovere nulla, perché andarmi a far condannare a dare
a Lamendola L. 20.000?
Hanno lasciato passare il periodo per cui si poteva impugnare una sentenza che mi
riguardava.
Lo
sbaglio
L’errore fu dei suoi avvocati che nel fare l’appello dovevano
impugnare il primo giudicato del tribunale di Tortona, che dichiarava falsa la mia
deposizione, e allora in appello, sentito io di nuovo, avrei potuto in contraddittorio colla
monaca Gay dimostrare la falsità (involontaria supponiamo) della deposizione di lei,
basata su ipotetici sentito dire da una Butteri che era già stata al manicomio etc. e del
Can.co Ferlosio che senza saperlo parlava d’altro danaro avuto dalla Zurletti.
Io potevo allora anche invocare in contradditorio l’intervento di coloro che a detta
della suora Gay avevano ad essa riferito quanto servì a demolire la mia deposizione.
Se
il R. non voleva che
impugnare lui il giudicato di Tortona perché non mi fece
comunicare la sentenza, indicandomene la ragione?
La cosa doveva interessare Ravazzano, unico chiamato in causa, e unico a cui poteva
giovare l’impugnazione del giudicato riguardante la mia deposizione; giudicato nel quale
io non ero un convenuto; ma un semplice teste.
Questo non era più un giudizio, qui si trattava di una liquidazione, di un conto che
doveva rendere lui, presente un giudice incaricato di liquidare i conti.
Quindi qui non poteva più invocare il mio intervento perché si trattava di cosa
giudicata, e di semplice liquidazione portata da una sentenza passata in giudicato.
E quindi non formante più la causa principale per cui è lecito invocare l’intervento
dei terzi. Lui mi ha citato su una cosa giuridica e confermata alla Cassazione, su cui io
non potevo entrare in merito.
Exceptio juridico.
Si venne da me, all’ultimo momento, con la carta da bollo che io dovevo firmare.
Stendendo
una
Il Br. tiene copia in carta libera della comparsa in nome di D.
Orione
quale cliente Barberis in cui si dichiara d’intervenire nella causa contro don Ravazzano
e di assumerne il rilievo.
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