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[Tortona] 17 ottobre 1932 A.X
Rev.do Don Minozzi
Direttore Opera Nazionale
per il Mezzogiorno d’Italia
Piazza Grazioli, 5 - Roma (17)
Caro Minozzi,
Riferendomi a tuo gradito biglietto del 12 c. m., il L. Tr., quando mi hai scritto,
non era già più da me, ché avevo dovuto allontanarlo, pur con vivo dispiacere.
Egli non è tale che possa stare ove sono giovani, tutt’al più in un Ordine di penitenti.
Credo lo abbiano accolto già i Carmelitani Scalzi di Milano, dove, sino a pochi dì fa,
si trovava.
In via ordinaria, quelli che Don Orione dimette, non [.....] prenderli, perché io vado
fino all’inferno, e mi ci butto a salvare fin là entro, solo ne sto fuori con l’unghia del dito
mignolo, perché tanti filosofi dicono che l’anima è tutta in tutte le parti del corpo.
Sto bene, e tu, fratello mio? Macte animo, in Domino!
Senti: mi dicono che tieni del cor di Federico (il Duce) ambo le chiavi. Se puoi,
vorresti ottenermi che non mi si esproprii un terreno che m’è costato sangue, e su cui vorrei
allargare opere di beneficenza educativa e la casa centrale della Congregazione?
È quel sedime presso la chiesa parrocchiale d’Ognissanti in Roma, e le Opere sarebbero
pro Quartiere Apio, che è ormai una città, e dove c’è tanto da fare per quella popolazione.
Vogliono farne un giardino, mentre ora vi è piazza con giardino a 100 metri di distanza.
Che una Congregazione italiana, che già tiene Istituti pro italiani all’estero e scuole
in Brasile, Uruguay, Argentina, Polonia e in Oriente, dove fa opera di italianità, abbia suo
centro a Roma, mi pare dovrebbe far piacere anche al Duce.
Scrivimi se puoi, e ti darò un pro-memoria. Tuo
D. Orione
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