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 +        Anime e Anime!

         Bs. Aires, 7 nov.bre 1936


 Ai miei cari benefattori

 i Sig.ri Beaud dell’O.D.P.


 Il Signore sia sempre con noi, e ci conforti con tutta la abbondanza delle sue grazie

e consolazioni!

 Che cosa dirà il Sig.r Generale che scrivo così a poca distanza dall’ultima mia?

 Ecco, caro mio Generale, io vengo a lei con la confidenza e l’amore in Cristo

di un fratello, col cuore in mano, e la prego di perdonarmi, perché scrivo con la più pura

e santa intenzione.

 Nella sua intelligente bontà ella ha certo compreso che la posizione del Piccolo

Cottolengo in Genova è ancora molto delicata: è una disposizione del Signore, per nostro

bene, e noi tutti dobbiamo benedire il Signore. Anche per questa ragione non mi parebbe

prudente ora aprire in genova niove case, tanto più che necessita di cose, esigeranno

che si debba pensare ad avere, nel centro della città, un piede a terra, una piccola

Casa che faccia da resistenza o da direzione centrale, e sia come vincolo di collegamento

tra le varie Case già esistenti del Cottolengo genovese, troppo distanti tra di loro.

 E questo in vista del pericolo, che sempre incombe, di dover lasciare la sede di

via Bart. Bosco. Un punto centrale, dove sia anche comodo ai benefattori incontrarsi

e portare il loro obolo.

 Ora, dopo avere pregato, mi sento portato a sciverle che il rilevare attualmente,

una Casa di salute in Genova, per poi regalarla al Piccolo Cottolengo, temerei che la

portasse a spendere danaro in Case, che forse non giovano, o, almeno, potrebbero

riaccendere in Genova qualche senso di ostilità.

 Faccio male, Sig.r Generale, a parlarle così? Lei mi conosce troppo, e sa con che

cuore e semplicità le parlo, ne più ne meno che come ad un mio Religioso, vero e proprio.

 Sig.r Generale, mi permetto di dirle che, se vuole aiutare ancora, aiuti per Roma,

dove, non ostante l’intervento di Ciano, pare che ci vogliano obbligare a firmare un atto,

(entro il 15 nov.bre), che ci obbligherebbe poi a fabbricare la rimanenza sul noto nostro

terreno di via Appia Nuova, entro tre anni. E Gesù darà loro larga mercede!

 Io so che lei, Sig.r Generale e la Sig.ra Thea mi volete tanto bene nel Signore, che mi

scuserete e perdonerete questa libertà e confidenza. Posso dire che non passa giorno che

non li ricordi, e anche più volte al Signore nelle mie povere preghiere. E così, son sicuro,

faranno loro per me e per la nostra cara Congregazione.

 Stanotte parto per l’Uruguay, e mi troverò Lunedì 9 con gli Eremiti, ma torno qui

quasi subito.

 Sto bene, grazie a Dio, e così spero della Sig.ra Thea e di lei, caro Sig.r Generale.

 Dio vi benedica! Loro dev.mo in Gesù Cr. e Maria SS.


       Sac. Luigi Orione

       della Div. Provv.