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Copia esatta

D. Orione


Al Visitatore Apostolico

Abate Caronti a Subiaco


        Tortona, li 3 maggio, 1938


Eccellenza Rev.ma

Il Signore sia sempre con noi!

Scusi il ritardo di qualche giorno a rispondere alla venerata sua del 29 aprile, - ero assente fino a ieri. Ringrazio sentitamente vostra Eccell. di quanto fa per questa Piccola Opera, prego per lei, ed ho fede che il Signore le sarà largo di celesti ricompense.

Eccole, dunque, un breve esposto: La Chiesa di S. Rocco in Alessandria non era proprietà della Congr. di Carità, ma Oratorio d’una Confraternita denominata dei Santi Barnaba e Rocco. I Confratelli, = vedendosi ridotti a ben pochi, e più, udendo dire che la loro bella chiesa sarebbe stata incamerata - ne correva voce - dai socialisti i quali in Alessandria, erano molto rossi, e, allora imperavano tanto che finirono di laicizzare tutto, così che dalle scuole e Istituzioni dipendenti dal Comune avevano tolti fin i crocifissi e ogni cosa che sapesse di religione e pur le Suore essi avovano allontanate dall'Ospedale Civile, etc. Detti Confratelli vennero ripetute volte da me a far pressione perché prendessi io la loro chiesa, assicurandomi, come risultò che essi venivano con la piena approvazione di Mgr Vescovo di Alessandria e che tutta la Curia Vescovile come pure il clero della città erano favorevoli. I socialisti già avevano visitato l’oratorio di S. Rocco, e chi diceva che lo avrebbero adibito a magazzeno, altri che ne avrebbero fatto un cines. Dopo ripetute insistenze ho accondiceso, d’accordo con quella autorità ecclesiastica; e nel 1917 ho anche acquistato la casa attigua, dove aprire un Istituto per ragazzi poveri e orfani. Difficoltà, in un primo momento, ad accettare San Rocco era stata che io non inclino ad assumere Parrochie, se non astretto da forti motivi, come fu qui per San Michele - e anche perché presso San Rocco d’Alessandria, così com’era, senza l’acquisto d’uno stabile attiguo, non avrei potuto sviluppare un’istituzione a beneficio del figli del popolo, com'è nostro fine. È prassi da noi di unire sempre all'Opera di culto un'Opera di carità. Questo poi era pure vivo desiderio del Vescovo d’Alessandria di allora, il quale mi disse, che in una città rossa com’era Alessandria, il prete solo con la stola al collo non era più capito dal ceto operaio se non quale uno sfruttatore, ci voleva quindi annessa un’opera pei figli del popolo, sopra tutto per cristianizzare la classe degli umili. Onde pensai tosto all’acquisto della casa attigua a San Rocco e perché non fosse poi facilmente alienata ho desiderato che quella casa servisse come dote per la nuova Parrocchia. A tale scopo fu redatta la perizia che unisco in copia. (Alleg. A) -

Si cercò di dar vita alla chiesa e per alcuni anni il Sac.te Don Giuseppe Zanocchi (attualmcnte Superiore in Argentina) fu addetto a S. Rocco, con grande profitto delle anime. Bisogmva dar vita all'Oratorio e farlo Parrocchia, per impedire che venisse preso.

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Superate difficoltà, non dipendenti dalla Curia Vescovile, nell’ottobre del I923 ho mandato il Sac.te Don Gemelli (ora in AIbania), ad iniziare il lavoro vero e proprio parrocchiale come risulta da copia di lettera di Capra. (Alleg.  B)-

Le 28.000 lire in titoli, date da Mgr Villa, furono date a Don Orione, a fondo perduto, come suol dirsi, con l’obbligo a Don Orione, non alla parrocchia, di pagare a Mgr. Villa, sua vita natural durante, gli interessi annui in ragione del 5%.

Che poi io le abbia adoprate per le Opere di Alessandria, questo mi pare sia altra cosa.

Dalla Sig.ra Rosa Borsalino si è chiesto, ed ho potuto ottenere il prestito di L. 200.000

in titoli, dopo pratiche alquanto laboriose e assicurazioni da me date, unicamente perchè, senza quella somma, i Mgr.Villa e Capra, ecclesiastici ottimi sacerdotalmente, avrebbero perduto il loro buon nome e ne sarebbe andata in generale anche la stima del clero.

Essi avevano adoprato danaro basandosi su promesse di una loro devota, la quale poi agirata, così mi dissero, da parenti, avrebbe, cambiato parere. Prima ripetevano sempre che io stessi sicuro, né io vidi mai quella tizia.

Seppi lo stato delle cose, solo quando si videro chiamati da avvocati, e in pericolo d’andare, in galera.

Allora venni a sapere che erano accusati di aver abbruciato un testamento, penso per ingenuità, poiché. li ritenni sempre persone probe.

Ma il fatto sta che erano alla vigilia di un processo clamoroso, e si prevedevano per essi couseguenze penali ben gravi.

Tutto ciò poi sarebbe avvenuto in una citta com’era Alessandria.

Che se la Sig.ra Dott. Montanari ha accennato, nella sua lettera, all’Istituto

Artigianelli, fu perché Istituto Artigianelli San Rocco e Parrocchia di S. Rocco furono

sempre, nel concetto di tutti un quid unum, tanto che io volli che anche I'Istituto prendesse

nome San Roccco dalla Parrocchia.

Allego copia della scrittura dell’obbligazione colla Sig.ra Borsalino, che è stata da

me soddisfatta.

Del resto anche solo da quanto si legge in ciò che a tale atto è stato premesso si comprendono molte cose.

La lettera di v. Eccell. Rev.ma è stata tosto consegnata a mano al Don Saroli, ma

purtroppo, non fu ricevuta bene,- anzi con secolari avrebbe detto che, prima di lasciare San

Rocco, avrebbe dato fuoco alla Chiesa. Qui si prega per lui.

Sempre a disposizione di v. Eccellenza Rev.ma , le bacio con venerazione il S. Anello

e la prego di voler benedire a me e a tutti.

In n. signore Gesù Cristo e Maria SS.