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Copia inviata per espresso
Anime! Anime!
Tortona, 13 maggio 1939
Alla persona
Al mio caro amico e benefattore
Cav. Leone Castelli - Roma
Il Signore sia sempre con noi!
Prego guardare alla sostanza della presente, non alla forma perché scrivo in fretta affinché la lettera possa partire ancora oggi.
Bianchi mi ha recato il suo scritto, e la ringrazio, ma temo che, da buon pasticcione com’è, non abbia riferito bene il mio pensiero. Forse non lo poteva neanche, perché a lui non dissi, non potevo dire tutto.
Ecco dunque: la nuova area del Piccolo Cottolengo di Milano fu pagata per intero, ed ho già il permesso dall’Eminentmo Card. Schuster di cominciare i lavori.
Alcuni benefattori insigni hanno già raccolto un milione e duecento cinquanta mila lire: hanno incaricato l’arch. Baciocchi, hanno pagato il disegno e il plastico; - quando tutto fosse attuato si va sui venti milioni, compresa la chiesa, che sarà pubblica, non essendovi chiese attorno per la popolazione.
Quando si attuerà tutto? Questo lo sa solo la Divina Provvidenza! Per ora non si fa che un primo lotto, per due milioni e mezzo, di cui già si dispone di metà, dato da più benefattori: - altri benefattori sono in vista fuori di Milano.
All’Arch. Baciocchi, che dai benefattori, è stato incaricato anche dell’appalto, sono già pervenuti i preventivi di alcune ditte. Certi passi sono stati fatti quando io, per salute, non potevo occuparmene.
A Milano ora vado almeno una volta la settimana, il martedì sempre.
Lei sa quanto io desideri che i nostri lavori siano dati ai Castelli, - e, se questo l’ho sempre desiderato, - ora, dopo che il nostro Santo Padre Pio XI se n’è andato in cielo, lo desidero ancora di più: Ella, mio caro Benefattore, m’intende!
Ma, in questa faccenda di Milano, ci sono anche altri a decidere, perché hanno contribuito e contribuiranno. Per questo ho chiesto che la vostra ditta mandasse i preventivi. E, come ho detto ieri, per telefono, ad un suo nipote, così le comunico, in via privatissima, che ho fatto attendere fino a tutto martedì, 16 corr. qualsiasi decisione.
E oggi, in via pure riservatissima, le posso dire che ritengo di poter riuscire a che il lavoro venga dato a lei, caro Cavle, qualora ella fosse disposta a far pervenire due sue righe dicendo che farà un ribasso sull’offerta minima pervenuta; - o autorizzi i nipoti di Milano a dichiarare che, sull’offerta minima presentata dalle ditte concorrenti, che hanno già mandato i preventivi, la vostra ditta è disposta a concedere un ribasso: basterebbe così.
Così mi ritengo sicuro di riuscire: - lo dico riservatissimamente.
Caro mio grande benefattore, ora nella vostra intelligente bontà, permettetemi altre brevi parole.
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Don Orione è un vostro fedelissimo.
I Castelli non hanno bisogno degli stracci di Don Orione né del Piccolo Cottolengo Milanese, - ma ritengo che, in questo vostro momento di dolore e di male lingue, anche a Milano, - mentre il Cottolengo in Milano, pur sotto la sua croce, si va ogni dì più affermando e fa cammino nella via del bene, della carità verso i più abbandonati nostri fratelli, e cammina amando e benedicendo gli avversari, - ritengo che, oggi, se Leone Castelli prende questo lavoro, nel nome della Divina Provvidenza, farà buona cosa, sotto tutti i riguardi, davanti a Dio e davanti a Milano, che ama il Piccolo Cottolengo, come lo ha dimostrato. E finisco.
Mi permetta di abbracciarla, caro grande amico, e di benedire a lei e ai suoi figli e famiglia tutta. Suo
Don Orione