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[Da copia dattiloscritta - fotocopia]


Piccolo Cottolengo Genovese

Istituto di Paverano

Genova


        Genova, 13 Agosto 1938


 Eccellenza reverendissima,

 Deo Gratias!


 Il compianto don Candido Garbarino più volte, e anche alla vigilia della sua morte, aveva manifestato al signor arciprete di Torriglia e ad altri la volontà di darci una casetta al suo paese per aprirvi un piccolo ricovero per i poveri più derelitti del paese stesso e dintorni.

 Me ne scrissero sia l’arciprete che i congiunti del don Garbarino i quali in questi ultimi giorni, misero a disposizione questa casa. L’altro ieri sono stato di corsa a vederla: sono tre stanze, una sull’altra, linde, con cucina e quanto altro può occorrere, - c’è pure una specie di soffitta, conveniente per altro, dove potrebbero stare due o tre suore. Non essendovi che un’unica scala, non si possono accogliere uomini e donne, ma solo vecchie e malate e qualche ragazza più abbandonata.

 Il signor arciprete mi parlò di una ragazza semi – deficiente di Pentema, della quale tanto si è abusato con iscandalo generale; ma quella disgraziata converrà toglierla addirittura di lassù, e portarla al piccolo Cottolengo di Genova, dove ho già parecchie ricoverate e ricoverati di Torriglia, come pure – grazie alla Divina Provvidenza – parecchi della nostra diocesi.

 Con quel piccolo ospizio si mirerebbe a togliere dai pericoli le donne accattone, che facilmente piegano al male, e si mira ad aiutarle nell’anima con le pratiche della cristiana pietà, preparandole così al grande passo.

 La casetta, per ora, non potrà accoglierne che pochissime, ma poi sarà quel che la Divina Provvidenza vorrà: chi fa tutto è la Divina Provvidenza.

Segue la lettera a Mgr. Vescovo di Tortona


La casetta sarebbe appoggiata al piccolo Cottolengo genovese, quasi succursale montana di esso, e, qualora non potesse continuare oltre l’estate, ritirerei quei poveri in Genova insieme con questi altri.









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La prima, o le prime ricoverate, ho pregato il signor arciprete che me le dia lui, - certo che egli meglio di tutti conosce i bisogni del paese; - vorrebbero poi che la prima o le prime venissero accolte nella festa dell’Assunta, ponendo tutto sotto il patrocino di Maria Santissima, - e mi parrebbe santa cosa.

Quantunque non si tratti di una casa religiosa, ma solo di un ricovero meno che minuscolo e limitato ai poveri del posto, pure con il presente intendo umiliarne rispettosa domanda alla eccellenza vostra reverendissima, e chiedo alla sua paterna bontà tutti quei permessi che fossero del caso e di dovere, insieme con la sua benedizione.

Sarei venuto di persona ma, come la eccellenza vostra saprà, in questi giorni sono sempre fuori e di corsa.

Le bacio con profonda venerazione il sacro anello e la prego di degnarsi benedire a me e ai miei cari poveri, mentre assicuro che, insieme con essi, benché povero peccatore, pregherò sempre Iddio che conforti di ogni bene vostra eccellenza.

Di vostra eccellenza reverendissima

Umile e devotissimo servitore e figlio

In Gesù Cristo e la Santa Madonna


     Sac. G. Luigi Orione

     Dei Figli della Div. Provv.