V118T076 V118P068
[Minuta di terzi con correzioni e aggiunte di Don Orione]
Mi
faccio dovere di rispettabilmente
umilmente esprimere a v. e. i più vivi ringraziamenti; giacché, non
stante che fosse tanto occupata per gli esami al seminario, pure si è
degnato, il giorno 9 corr. a di benignamente accogliere ed ascoltare
un a il sac. Ottavi Filippo dell’Istituto di Borgonovo. Seguendo il
consigli di V. E. siamo
dal seminario passati a parlare con
andati
da
mons. Mondini il quale, mesi fa prima
noi di venire, ci spiegò chiaramente lo
stato delle cose: cioè "che il sig. Rocca e la sig.ra
Liguti
Maria, intestatari dei locali dell'Istituto, hanno dichiarato, a
voce ed
in
e
per
iscritto,
davanti alla R. Prefettura che quei beni non provenivano ad essi per
da
eredità o per
compera ma unicamente dalla pubblica beneficenza; e che quindi né
essi, né il defunto P. Paolo ne erano proprietari veri e proprii.
Perciò
la R. Prefettura si
trovava
si
è trovata
nella necessità secondo legge, o di appropriarsi a ½ della
congregazione di Carità di tali beni o, per lo meno, di esercitare
sovra di essi la sua sorveglianza e tutela onde la medesima
prefettura fece tre proposte:
1°
O
di erigere l'Istituto in Ente morale;
2° O di intestare le proprietà alla locale Congregazione di Carità, e di concedere la direzione dell'Istituto a Don Orione.
3°
Oppure
di intestare la proprietà a Don Orione o chi
per esso,
però dichiarando sul contratto l'origine e lo scopo di detta
proprietà che è
proviene
dalla
pubblica beneficenza il
che esporrebbe intendendo.
In
questo terzo caso la congregazione di Carità interverrà anch'essa
all'atto al contratto e domanderà a D. Orione una dichiarazione
scritta che, in caso di chiusura dell'Istituto per qualsiasi ragione
un tanto della proprietà dovrebbe
passare
dovrà
essere
devoluta ad essa congregazione, e ciò per salvare il principio e lo
scopo della proprietà che è di beneficenza pubblica.
La 1a e la 2a proposta si sarebbero escluse per i buoni uffici di mons. Mondini, rimarrebbe la terza”.
È
ciò che
Quanto sopra mi venne detto riferito da mgr. Mondini.
Nello stesso giorno sono andato a visitare l'Istituto di Borgonovo.
Non
Nascondo
Non
devo nascondere
a V E. che ho notato in esso molta
miseria
molte
deficienze
morali e materiali. Vi
è deficienza mancanza di disciplina per quanto il D. Ottavi si
sforzi di introdurla.
Vi è urgenza di impianti di officine per dar
lavoro ai più grandi
togliere
i giovani più alti dall’ozio e crescerli ad un arte remunerativa.
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La
coabitazione delle suore nei
locali dell’istituto
così com'è non è conveniente
da
continuarsi;
il locale ha bisogno d'essere rifatto in parte e riadattata per
seguire
attenerci
alle norme dell'igiene e per
la
della disciplina. Vi è un debito ancora
di parecchie diecine di migliaia di lire; alla morte di don Paolo
erano L. 75. 000 ora
non sono meno di L. 45000.
Come
ebbi già a voce a dichiarare a V E. non è il lavoro che ci
spaventa, essendo indole
dovere della nostra Congregazione il sacrificarsi per la gioventù
povera e derelitta; ma ci
impressiona il preteso intervento della Prefettura che
nei colloqui avuti si era sempre ritenuta come estranea e la
sorveglianza che medesima intendeva esercitare.
Nei
colloqui avuti
da e pratiche intercorse tra Don Orione e il Sig.r
Rocca, il Sig.r
arciprete di Borgonovo nella relazione chiesta da Don
Orione
questi e data per iscritto, mai si è fatto cenno di vincoli
esistenti
con la Congregazione di Carità né di sorveglianza che la medesima
prefettura intende esercitare.
Poiché
Ciò nelle disposizioni di leggi presenti non ci lascia completamente
liberi, mi pare, nello svolgimento del nostro programma
metodo a bene degli orfani, di più non siamo tranquilli che in un
secondo tempo potrebbe
possa avvenire che dopo aver noi pagati i debiti e rimodernato
restaurato e ani
il locale, disciplinato e messo in efficienza l'istituto, l'autorità
locale
tutoria
si impossessi di tutto ciò che già fu dichiarato essere provenuto
di provenienza
proveniente dalla pubblica beneficenza.
Io
Esporrò tutto
questo
stato di cose
a mons. e al Consiglio della mia cong. ma
con franchezza dichiaro a v. e.,
che
tuttavia per doverosa delicatezza ho creduto di riferire, anche prima
a V. Ecc. rev.ma
tanto
più che
richiesto io
del mio voto non lo
posso dare
so
se lo potrò dare favorevole, se permangono
al1e
condizioni attuali favorevole
all'accettazione dell’istituto.
V
E., nella sua saggia considerazione comprenderà che questo sarebbe
grave per noi, né
e crederà
che coi metodi
del presente dichiarati credere che sono
in corso al presente che
i timori espressi
non siano utopie o esagerazioni
non
sono vani.
Va.
fatto
rilevato che la somma dei soli debiti, e più quella dei restauri è
assai più che le L 30.000 che si vorrebbero addossarci; oltre ciò
più per
rimangono le bocche da mantenere e le officine con relativi capi
d’arte da creare ex - novo, poiché pur mantenendo la scuola di
musica e la banda non è da pensarsi che si possa continuare andare
avanti così, sarebbe lasciare i giovani all'ozio, senza dare i
giovani
ad essi un arte che per l'avvenire della loro vita. Né l'istituto f
educherà mai vivendo
così come ora,
mandando qua e la a suonare, e lasciando che i giovani siano poi
dispersi nelle varie famiglie dove oggi possono trovare pericoli e
dove si beve, si
u
fuor di modo e
restano
restasse senza vigilanza.