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[… Mancano le prime sette pagine]
…umiliarsi e domandarne scusa a chi si è disobbedito.
Questo
atto di umiltà gioverà immensamente ad avere il perdono della
mancanza fatta
commessa
ad ottenere la grazia del Signore per l’avvenire e a mantenerci in
guardia perché non ripetiamo più quel fallo.
E,
come bisogna sforzarci di pregare, così bisogna sforzarci di
acquistare lo spirito di obbedienza, elemento
essenziale della vita religiosa, la quale vuol essere vita di
perfezione o non è più affatto
vita religiosa né di vere virtù.
Ricordiamo
ciò che scrisse Sant'Agostino: L’obbedienza
è la madre e guardiana di tutte le virtù
(Trat. XI). E
S. Girolamo: Nella
obbedienza
sta il complesso
di ogni virtù.
S. Gregorio Magno: L’obbedienza conduce al possesso di tutte le altre virtù e tutte le conserva. (Moral. 1-35).
S. Bonaventura: “Tutta la perfezione religiosa consiste nella soppressione della propria volontà, vale e dire nella pratica dell’ubbidienza”.
Così che, se noi praticheremo con perfezione l’ubbidienza, possiamo essere sicuri di praticare, o miei cari tutte le altre virtù.
Ond’è
che S. Ignazio di Loiola, nella
mirabile lettera ai suoi sull’obbedienza,
non dubita di affermare che se in una casa religiosa fiorisce
l'ubbidienza. anche tutte le altre virtù fioriscono. e produrranno
gran frutto; e invero. obbedendosi esercitano
la mortificazione, la pazienza, l’umiltà, etc.
Anche
nelle cose più Indifferenti. Riponiamo sempre
nostra felicità nell’ubbidire: viviamo il vivo e fervido desiderio
dell’ubbidienza.
Il
superiore sia considerato quale padre amorevole ubbidendogli
ubbidiamogli nel Signore con
animo lieto e in umiltà,
con
animo ilare.
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E dico con animo ilare, perché l'obbedienza ci deve rallegrare sempre, qualunque sacrificio essa importi: se l'obbedienza non ci rallegra, ma ci rattrista siamo ben lontani dalla perfezione.
Così
S. Basilio Magno dice che fecero gli Apostoli: ricevuto da Cristo il
comando di predicare il Vangalo per l'universo mondo, tutti allegri
se
n’andarono,
pur sapendo che avrebbero incontrato contumelie, lapidazioni,
ignominie,
carcere e martirio.
L'obbedienza, per essere grata al Signore, debb’essere eseguita con prontezza, in semplicità e perfetta letizia.
Il
vero obbediente, dice S. Bernardo, non procrastina, ma subito che
ascolta, già è pronto ad eseguire, corre
a compiere
nel comando, la volontà di Dio. Così fece Zaccheo (luca XIX).
S.
Paolo insegna (Eph,VI-5): "obbedite ... nella semplicità del
vostro cuore, come a Cristo". Così obbedirono Pietro e Andrea
(Mat. VI, 20). E aggiunge: “non perché
siete osservati
per
l’occhio della gente, come fa chi vuol piacere agli uomini,
eseguiscono
la volontà di Dio cordialmente e di buona volontà.
Quindi non in qualunque modo, ma con tutta attenzione e diligenza obbedite, o miei cari, nel modo migliore possibile; e non solo in alcune cose, ma in tutte. Non cerchiamo né la ragione, né il motivo o il fine del comando: spetta al Superiore esaminare l'opportunità del comando, è proprio, invece, dei suaditi obbedire: “discernere superioris est, subditorum oboedire”, dice S. Bernardo.
E S. Filippo Neri, maestro di spirito e di criteri tutt'altro che angusti, diceva che “per essere ubbidiente non basta far quello che l’ubbidienza comanda ma bisogna farlo senza discorso né dentro né fuori, e tenere per certo che ciò che viene comandato è la più perfetta cosa che si possa fare, ancorché sembri e sia veramente il contrario”.
Nulla vieta che in certi casi, si possa sottomettere al Superiore, rispettosamente, qualche riflessione, le proprie difficoltà e ripugnanze, ma, la cosa migliore e più perfetta è ubbidire per l’amor di Dio, con piena fiducia che la nostra buona volontà sarà largamente benedetta.
A
tutti i nostri pensieri e giudizi dobbiamo
anteporre sempre
quanto prescrive l’obbedienza.
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Vi
sempre una ragione di obbedire a qualunque comando, e questa ragione
è quella di rendere noi stessi perfetti annientandoci
per l’amore di Cristo.
O miei cari, non si da più funesto inganno dell’inimico che quello di un falso zelo, che ci porta ad obbedire meno prontamente, col pretesto di qualche bene spirituale che si pretende di fare al prossimo.
Gesù Cristo non fu attaccato né a persone, né a luoghi né a tempi, né ad azioni, ma solo a fare l’obbedienza del Padre suo usque ad mortem.
Ubbidiamo
dunque con semplicità, senza pensare se il comanda è utile o
disutile: noi non siamo giudici dei nostri superiori: sappiamo che
nell’ubbidienza ai Superiori sta la volontà di Dio,
eroi bastia. Noi
dobbiamo eseguirla
eseguiamola con prontezza, con candida
semplicità, con tutto il cuore, ritenerla
e compirla ritenendola come ottima.
Eccetto
il caso che il 3uperiore comandasse cose peccaminose, il nostro
intelletto deve tenere: non dobbiamo
giudicare, non criticare, non censurare, ma obbedire interamente,
anche la cosa comandata non sia di nostro gusto, anche l’obbedienza
richieda da noi non
lievi sacrifici, dolorose rinuncie, forse delle
umiliazioni.
“Fate
tutte le vostre cose senza mormorazioni, senza esitare, perché
possiate essere figiuoli di Dio, semplici, senza lamentele ed
irreprensibili” (dice
la Fil II).
Obbedire
sempre dunque, obbedire senza artificio senza simulazioni, ma
in umiltà e in sincerità, cordialmente, lietamente,
spiritu ferventes.
Senza una assoluta e cieca obbedienza, non saremo mai morti a noi stessi.
Come l’obbedienza trae seco tutte la virtù così la disobbedienza trae tutti i difetti: per la disobbedienza entrò il peccato nel mondo e la colluvie dei mali. E un religioso che non hala rettitudine, ma con meschine furberie, nascondigli, pretesti si sottrae alla sicurissima virtù dell'obbedienza cadrà nei difetti più gravi, e perderà la vocazione; e la sua eterna salvezza sarà, per lo meno, molto incerta.
Fuori
dell’obbedienza non v’a
vi ha virtù solida, ma solo amor
proprio, superbia e inganno.
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Ed hanno animo basso quelli che ubbidiscono solamente per isfuggire ai rimproveri, o per attirarsi la benevolenza dei Superiori. Questa non è obbedienza, no, ma opportunismo, vile interesse, e, potrei ben dire, vera ipocrisia.
Costoro
non conoscono né il pregio, né il merito dell’ubbidienza :
la doppiezza sarà loro inevitabile ruina.
Nell’obbedienza, invece, è grande sapienza, la sapienza che abbraccia il tutto.
Non è il far molto all’esterno che conta davanti e Dio, ma l’avere un cuore umile, retto, obbediente. E la semplice obbedienza è virtù tanto cara 4#& agli occhi di Dio che sola basta a santificarci.
La
strada dell'obbedienza fu la strada dì Gesù Cristo, di Maria SS.,
di S. Giuseppe e dei santi: è la strada della santa immolazione con
Cristo, della pace e della felicità. Poiché
n. sig. Gesù Cristo si ama e si serve in croce e crocifissi con lui,
in amore e immolazione di obbedienza al Padre. E chi non lo ama e non
lo serve così, non lo ama e non lo serve affatto: non rinnega se
stesso, non abbraccia la sua croce, non sarà mai vero religioso, non
sarà mai santo.
L’obbedienza,
o miei cari, è la strada di andare
in Paradiso sicuramente, allegramente
e, direi, in
carrozza.
Dicono che in Paradiso in carrozza non ci si va; ma ci si va, e per
linea
retta, brevissima:
basta ubbidire.
Ubbidienza! Ubbidienza! Ubbidienza!
Ed
eviteremo di sbagliare fracasseremo il
nostro
amor proprio, sfuggiremo agli inganni del demonio e alle illusioni
della nostra sregolata fantasia, la
pazza di casa
quando
non ne è la padrona.
Il fare le cose che piacciono e tornano di gradimento, è secondare la propria volontà. Ma la vera ubbidienza che ci rende cari a Dio ed ai Superiori, che edifica i fratelli e il popolo cristiano, consiste nel fare di buon animo qualunque cosa sia comandata o desiderata dalla Santa Sede, delle nostre Regole o dai Superiori. Consiste altresì nel mostrarci più che arrendevoli anche nelle cose molto difficili e contrarie al nostro amor proprio, e nel compierle coraggiosamente ancorché ci costi pena e sacrificio. È martire senza spargimento di sangue chi porta giulivo il giogo dell’obbedienza; di lui è detto: Vir oboediens loquetur victorias: l’obbediente canterà vittorie su vittorie: vincerà sempre
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Quanto
più l’ubbidienza è difficile ed eroica, tanto più sarà
meritoria, e ci condurrà al possesso del Regno dei cieli, secondo
queste parole del divin Redentore: “Il Regno dei cieli si acquista
con la forza, ed è di coloro che si fanno violenza” Così
scriveva don Bosco
Ed è chiaro: senza forza d’animo,
non c’è virtù,
“Se
voi eseguirete
l’ubbidienza nel modo suindicato
sarete
religiosi veramente obbedienti
– diceva don Bosco – io vi posso accertare nel nome del Signore
che passerete in congregazione una vita veramente tranquilla e
felice. Ma nello stesso tempo devo dirvi che del giorno in cui
vorrete fare non secondo l'ubbidienza, ma
a
vostro genio
la vostra volontà da quel giorno voi comincerete e non trovarvi più
contenti del vostro stato.
E
se si trovano in Congregazione del malcontenti e di coloro cui la
vita di Comunità riesce di peso, si osservi bene e si vedrà che ciò
proviene della mancanza di ubbidienza e
soggezione della propria volontà”.
il Superiore è l’interprete della volontà di Dio, e nessuno è più saggio e prudente di chi eseguisce i voleri di Dio.
Agli occhi di Dio l’alzare una paglia da terra per obbedienza, dice il Rodriguez, val più ed è di maggior merito che fare una predica, un digiuno, una disciplina a sangue od una lunga orazione di propria volontà.
Chiunque ascolterà queste parole, e le metterà pratica, sarà paragonato all’uomo saggio, che fondò la sua casa sulla pietra. (Matt. VII-24).
Ascoltate, o figliuoli queste parole, che sono spirito e vita.
Dice il Divino Maestro: “che cos’è mai che tu per amor di Dio ti sottoponga ad un uomo. tu che sei polvere e nulla; quand’io, Onnipotente ed Altissimo, che dal nulla ho creato ogni cosa mi sono assoggettato umilmente all’uomo per amor tuo”?
“Mi son fatto il più umile e basso di tutti, per vincere con la mia umiltà la tua superbia.
“O polvere, impara ad obbedire. O terra e fango, impara a umiliarti e ad incurvarti sotto i piedi di tutti”.
Fratelli
Figliuoli miei, amiamo
il Signore, e nulla ameremo di più, nulla
ci sarà più dolce dell’ubbidienza.
Fratelli
sia ciascuno di noi il
vinctus
Cristi
di
cui parla S. Paolo,
il vinto di Cristo che ubbidì il
vinto del Re d’amore, Gesù crocifisso, e nulla più ambiremo
fino alla morte
che di morirgli ai piedi, vittime olocausto
ancor
noi
d’obbedienza e di carità.
Hoc facite et vivetis!
Et quicumque hanc regulam sequuti fuerint, pax super illos et misericordiae. (S. Paolo, Gal. 6-16).
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Con tutta l'effusione del mio povero cuore, vi abbraccio in osculo sancto e vi stringo con me alla croce di Gesù, affinché siamo tutti sempre obbedientissimi, e vi benedico.
Pregate per me e per tutti questi vostri fratelli, che vi salutano tanto, vi pensano tanto, vi amano tanto!
Vostro
aff.mo in Gesù
Cristo Crocifisso e nella Santa Madonna
Sac. Luigi Orione della div. Provv.za