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Acclusa aperta
+ Anime e Anime
Bs. Aires, 26 dic.bre 1936
Caro Don Adaglio,
Il signore sia sempre con noi!
Ti so ammalato, e che don Sterpi è venuto a Roma per darti conforto.
Iddio sa con quanto desiderio io e parecchi dei nostri sacerdoti di qui vorremmo trovarci anche noi e assisterti di persona: tutti stiamo pregando per la tua salute e si prega in tutte le case, pieni di fede e di fiducia, - e aspettiamo la grazia ella Madonna SS.
Tu non potrai pregare ma offri al signore le tue sofferenze, e ponile insieme a quanto Gesù ha sofferto per noi, e ne avrai grande merito: nessun miglior tempo per esercitare la pazienza che quello nel quale siamo infermi. Quando non si sta bene, non si può lavorare, ma basta rassegnarci alla volontà di Dio, e acquisteremo ugual merito, e forse anche di più che non ci è dato di raccogliere colla fatica, - un merito sovente più prezioso e anche più sicuro, poiché ci mantiene nella umiltà e nella fede.
Coraggio e rassegnazione, caro don Adaglio! Oh quanto mi rincresce di non trovarmi in Italia! Ma mi tengo sicuro che non ti mancherà l’assistenza e il conforto dei nostri. Tu continua a fare umile offerta dei tuoi dolori al Signore e vivi in pieno abbandono di te nelle sue mani.
Il tuo più grande sollievo sia il pensare ai patimenti sofferti da Gesù Cristo, e pregalo di compiere sempre la sua volontà.
Tutti questi nostri sacerdoti, chierici e suore affrettano con orazioni, sante comunioni, la notizia che tu sei fuori pericolo, e avviato alla convalescenza.
L’amore di Gesù Cristo e l’amore a Gesù Cristo siano le due vene della nostra consolazione.
Aspetto notizie e buone notizie. Fede e coraggio in Domino, coraggio, don Adaglio!
Tuo aff.mo
Don Orione.
P.S. Ho telegrafato a don Ferretti, perché non ricordo più esattamente il n. della casa di Ognissanti: scusami con don Risi: vado perdendo la memoria, e pazienza.